Recensioni e Interviste

Pietruccio Montalbetti, storico fondatore dei Dik Dik, si racconta al nostro giornale

Pietruccio Montalbetti, è il leader dei Dik Dik, il chitarrista e il cantante di quel famoso gruppo musicale che noi tutti conosciamo, colui che insieme ai suoi “ragazzi”, come li definisce affettuosamente, ha scalato le classifiche di vendita dei dischi in Italia per molti anni, interpretando canzoni di grande successo, come Sognando la California”, “Lisola di Wight” e “Senza luce”.

I Dik Dik, proprio con il brano Sognando la Californiauscito nell’aprile del 1966, diventano famosi, pubblicando quel 45 giri che segna doppiamente la storia della musica italiana perché contiene un lato B intitolato “Dolce di giorno”  che è frutto della prima collaborazione tra Lucio Battisti e Mogol (leggi la nostra recente intervista), ovvero di due tra i più grandi autori del nostro patrimonio musicale.

Da allora i Dik Dik, firmano altri successi memorabili con canzoni come “Il mondo è con noi”, “Senza Luce” una cover del brano “A Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum con testo di Mogol , “Il primo giorno di primavera” pezzo meraviglioso con un ospite come Lucio Battisti alla chitarra, e la bellissima “Io mi fermo qui” , solo per citarne alcuni.

Conosco bene Pietruccio, lo stimo molto come musicista, e lo ammiro molto anche per la sua grande passione per i viaggi avventurosi nei luoghi più lontani dalla civiltà e per le sue belle frasi sulla vita che riescono sempre a farmi riflettere.

Lo contatto telefonicamente per un intervista e rimango piacevolmente stupito dalla sua gentilezza.

 

Pietruccio Montalbetti: chitarrista, fondatore storico del famoso gruppo dei Dik-Dik, scrittore, esploratore, quando e come hai iniziato ad avvicinarti alla musica e alla passione per i viaggi e la scrittura?

“Innanzitutto devo confessarti che non avrei, mai e poi mai, immaginato di diventare famoso con la musica. Dovete sapere che il mio sogno da bambino era quello di fare l’esploratore, sono sempre stato curioso, avevo voglia di conoscere il nostro pianeta, di studiare e di capire le varie popolazioni che lo abitano. Da ragazzino ho fatto 5 anni di collegio, e appena finito gli studi ho partecipato ad un corso aziendale alla Edison per poi essere impiegato nell’Azienda. Dopo pochi mesi di lavoro, per nulla contento di quello che mi facevano fare, fui costretto a licenziarmi. Alla fine mi trovai – ci racconta Pietruccio Montalbetti – con un bel diploma in tasca, ricevuto dopo il corso che avevo frequentato, che però non aveva nessun valore ai fini lavorativi. In pratica avevo la quinta elementare e quindi fui costretto ad affrontare alcuni lavori, per forza di cosa, diversi da quelli che mi aspettavo; feci il facchino e il muratore, e devo dire che così mi rafforzai molto nello spirito. Dopo qualche anno, – continua Montalbetti – cominciai a suonare, quasi per gioco. Andavo con gli amici a provare in Parrocchia, all’oratorio. Ci chiamavamo inizialmente “Dreamers” e poi “Squali”. Nel frattempo mio fratello Cesare lavorava alla sera alla Feltrinelli e durante il giorno all’Arcivescovado. Fu proprio lui,che in seguito, ebbe un ruolo importante nella storia dei Dik – Dik , perché per il suo tramite, riuscimmo ad avere una lettera di “raccomandazione”, per così dire, da parte dell’allora Cardinale Montini. Il Cardinale Montini , -prosegue il leader dei Dik Dik – che poi divenne Papa , scrisse su un foglio che io e i miei amici eravamo dei bravi parrocchiani e così riuscimmodopo vari tentativi falliti, ad avere finalmente un provino alla Ricordi, al quale ne seguì un secondo nel corso del quale conoscemmo l’allora sconosciuto Lucio Battisti , che poi divenne nostro amico per tutta la vita. Mio fratello Cesare, che aveva fin da piccolo manifestato una vera passione e una grande predisposizione per la fotografia, divenne poi, con lo pseudonimo di Cesare Monti, il fotografo ufficiale di Lucio BattistiCosì arrivò il successo! Il nostro primo brano famoso fu “California Dreamin’ ” dei The Mamas and the Papas che con il testo tradotto e riadattato da Mogol divenne “Sognando la California” canzone hit del 1966.Sono sempre stato io a scegliere le canzoni per il gruppo e devo ammettere di avere avuto sempre un buon intuito. Poi dopo 4 anni di successi, un bel giorno, ho detto ai miei ragazzi: "Io il mese di gennaio non ci sono". Da quell’anno io poi , ogni anno, io parto per un viaggio di un mese, e vado a vedere i luoghi più strani e più affascinanti del mondo. Mi trasformo in un esploratore”.

 

Quali sono stati gli artisti o le band alle quali ti sei maggiormente ispirato?

“Ci siamo ispirati molto agli Shadows che erano nati come band di  Cliff Richard, a Bill Haley, poi sono arrivati i Beatles, e da quel momento in poi , tutti ci siamo innamorati di loro”.

 

Nelle tue varie interviste online ci sono interessanti riferimenti a grandi musicisti che avete incontrato o con i quali avete collaborato: Lucio Battisti, Mogol, Ornella Vanoni, Herbert Pagani solo per citarne alcuni. Che cosa hanno rappresentato per te?

“Sono sempre partito dal presupposto che siamo tutti uguali. Non mi sono mai fatto influenzare da nessuno. Per esempio, Lucio Battisti, aveva una certa soggezione di me. Io ero arrivato al successo prima di lui, e spesso e volentieri gli dicevo le cose come stavano, a volte lo criticavo pure, i veri amici ti devono dire quello che pensano”.

 

Hai scritto molti libri dedicati per la maggiore ad alcuni dei tuoi viaggi. Cosa rappresenta per te la scrittura?

“La scrittura e la musica sono due cose separate. ho scritto 6 libri e ne ho altri 8 da pubblicare. In questo momento sto scrivendo un nuovo libro intitolato “L’enigmatica bicicletta”, che sarà ispirato al famoso binario 21 della stazione centrale di Milano. Quel binario da cui, tra il 1943 e il 1945, furono trasferiti centinaia  di deportati ai campi di concentramento e di sterminio nazisti. Sto scrivendo questo romanzo ambientato nel 1938, che parla di un ragazzo antifascista che si trova a scuola il giorno in cui il preside irrompe nell’aula e ordina agli ebrei di stare in fondo alla classe.  In seguito diventerà partigiano, e quindi  racconto della guerra, e di quando sempre questo giovane entra a far parte di un gruppo di persone che vanno alla ricerca dei criminali fascisti. Ho anche scritto un libro che racconta della spedizione sull’Orinoco alla quale ho partecipato alcuni fa, partendo dal Venezuela (500 km di marcia fino al Brasile). Insomma mi piace molto scrivere, mi interesso di astrofisica, di filosofia, non  mi piace parlare di politica e sono più di tanto interessato al CalcioSpesso leggo aforismi e frasi sulla vita. È bella la frase di Dostoevskij: "Importante è vivere, ma importante è capire il significato della propria vita" “.

 

Cosa rappresenta per te la musica?

“Mi piace stare sul palco, sono il frontman del gruppo, mi piace suonare. Sono convinto però che la cosa più importante sia la vita , più importante del successo e del denaro”.

 

Che progetti hai per il futuro?

“Il futuro è un mistero. Non so cosa farò! Forse, vorrei diventare un bel vecchietto, costruire un bello spettacolo in teatro, raccontare la mia vita, quella da musicista, quella da avventuriero, vorrei cercare di trasmettere le mie esperienze ai più giovani."

 

  Carlo Zannetti – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Dik Dik, Shadows, Carlo Zannetti, Mogol, Lucio Battisti, The Beatles, Intervista
Sponsorizzato
Leggi anche
The Beatles: recensione di “Come Together/Something”
Mavis Staples: recensione di “We Get By”