Recensioni e Interviste

Dario Dee: il nuovo disco è un sogno eccentrico e morboso

Dario Dee, giovane cantautore pugliese, apre le porte a un mondo eccentrico, stravagante e alle volte morboso, nel suo nuovo album “Dario è uscito dalla stanza” disponibile ormai dal 5 aprile 2019.

Secondo lavoro di inediti di questo particolarissimo personaggio, l’album lascia, inizialmente, totalmente spiazzati: questa a nostro avviso è un’ottima cosa. La verità è che Dario Dee gioca, si confessa e ancora gioca, tanto che inizialmente non si riesce a capire se ci si trovi davanti a un professionista o a un bambino cresciuto.

La prima traccia, “Intro” è una presentazione di poco più di un minuto su romantiche note di Chopin (è Chopin vero?): -E ci si ritrova qua, e io che ci riprovo la seconda volta, la pelle fuori che ti inganna con i colori dei miei tattoo oggi è più dura, per proteggere le mie fragilità- dopo queste parole, introdotte da un sospiro, un ringraziamento quasi manzoniano -alle 40 anime che qualche anno fa che hanno permesso a “Sopra le righe di nascere” (il suo precedente EP). Da qui, si entra nel disco:  –e ora sogna-.

Ci si ritrova in un album dalle atmosfere sognanti, non perché serene o leggere, come si potrebbe pensare nel dire “sognante”, ma perché le musiche e i testi hanno un’atmosfera psichedelica, strana, spesso sconnessa, come è realmente un sogno.

Con la prima vera canzone, “Il mio pesce corallo rosso” abbiamo davanti un personaggio infantile, anche un po’ inquietante, che -ha vinto un pesce rosso alla fiera di paese- e ce ne parla, e ci parla di questa fiera e parla di questo pesce, metafora forse di un amore, o di un’attrazione, o forse solo di sé stesso. Il bambino sembra parlare ossessivamente tra sé e sé, chiacchera nella bolla del suo amato pesce corallo rosso, una definizione ridondante e appunto infantile. Eppure, una canzone che sembra quasi uno scherzo, risulta essere più interessante e complessa di quanto sembrava: man mano che la traccia procede l’uso dell’elettronica e di sintetizzatori evoca un vortice; sembra che questa bolla -di vetro fino fino- sia intorno al cantante e intorno all’ascoltatore, in un ritmo elettro-pop molto ballabile. Al momento questa è l’unica traccia ad essere stata accompagnata da un video, diretto da Lorenzo Zanoni, perfettamente azzeccato. Il video ha colori e atmosfere circensi: Dario dentro una bolla, accanto al suo pesce, intervallato da personaggi ambigui come un illusionista e una ballerina con la testa da elefante che danza sulle punte.

Per ora l’ascolto ha reso la complessità e l’eccentricità dell’artista. Eccentricità data anche dalla sua pronuncia particolare: una ‘s’ leggermente schiacciata, ma un po’ diversa da quella che per pigrizia hanno molti rapper, che sì, è infantile, ma è decisamente un tocco di stile. Il suo modo strano di cantare e parlare ci ha fatto divertire e forse anche un po’ inquietare, ma Dario Dee è anche un ottimo cantante e ciò lo dimostrano le tracce a seguire.

Giochi vocali più complessi si trovano già nella terza traccia, “in auto con RAF”, dove le dichiarazioni d’amore del cantante, sempre più morbose e appassionate, vogliono strizzare l’occhio proprio a quel Raf citato, dove gli urli -e ti amo, e ti voglio- acquistano, intenzionalmente, la forma dei famosissimi “Ti pretendo” del 1989.

L’album continua ed ecco una terza personalità di Dario Dee: con i brani “SeNZa GRaviTà” e “Noi2Vele” l’artista mostra il suo attaccamento al genere soul e a questo punto il talento e l’esperienza, si spiegano, appunto, come vele. Il primo brano è sicuramente uno dei più belli del disco, mentre, in “Noi2Vele”, la zeppola sussurrata e il cantare un po’ nasale del ragazzino eccentrico si aprono a gorgheggi melodiosi e corali, accompagnati da una base elettronica. Dopotutto leggere la biografia di Dario Dee aiuta a capire chi è veramente il creatore di questo progetto: un giovane uomo che per anni ha studiato pianoforte e canto, soprattutto al conservatorio di musica di Bari, che dirige cori gospel e che è in lizza per vincere il concorso 1MNext che potrebbe portarlo ad esibirsi sul palco del 1 maggio di Roma nel 2020.

Si torna all’introspezione con il pezzo “Dario è uscito dalla stanza” -Ciao a tutti sono Dario, scrivo ancora del mondo mio e canto sempre ogni suo verso-. E’ la storia di questo bambino (di nuovo torna) che è riuscito a farsi avanti e uscire dall’introversione per raccontarsi e raccontare il rapporto con le sue passioni. Un bambino ormai cresciuto che farnetica di quello che gli va, che salta da una riflessione all’altra in modo personale e apparentemente sconnesso; sembra di aprire una pagina di un diario segreto. Questo bambino cresciuto ha lasciato un lavoro che non gli piaceva, ha imparato a apprezzare la sua erba, anche se quella del vicino è più verde -non fraintendetemi parlo di prato inglese-. Canzone ossessiva, quasi disturbante, ma il parlato che si mischia ai cori acuti ha un risultato gradevole e nel complesso il pezzo è molto ironico: -vivo sì perché respiro, respiro merda-.

Dopo un primo interludio, sognante brano elettronico che tra i vari sintetizzatori vocali ripete come un mantra la frase: –un sogno ci salverà-, il seguito dell’album tratta anche temi culturalmente importanti.

Il brano “LeONi”, molto funky, acuto in tutti i sensi, è una critica al vizio di parlare a vuoto, per dare consigli vuoti e intromettersi nelle vite delle persone tramite commenti sui social e chiacchere inutili. Contro, appunto, i leoni da tastiera.

Ma le tematiche veramente forti partono dal brano “caldo d’Estate, freddo a Natale”, sulla violenza femminile: una donna che ha visto la fine del suo amore nel modo più violento ha nella morte quasi una presa di coscienza. La guerra in Siria, invece, è nel brano “MiRiaM_Aria_” dove una bambina di 10 anni, ormai senza casa, non ha più voglia di giocare. Questi due brani, che raccontano grande dolore, sono ulteriori sfaccettature di Dario, che esprime la sua voce femminile, in una donna prima, in una bambina poi. Testi semplici ma decisamente genuini, il secondo brano in particolare ricorda un po’ quel “Mary” dei Gemelli Diversi. 

Forse però, queste due tematiche sono affrontate con parole a volte troppo risentite e così risultano paradossalmente meno schiette e comunicative rispetto a quelle che si basano su esperienze personali dell’artista. 

Un’ulteriore sfaccettatura simpatica dell’album è quella dei rimandi alla musica italiana e alle icone che  più hanno influenzato l’artista: oltre all’evocazione di Raf già citata, si sente piacevolmente l’influenza di Giorgia, tanto che certi pezzi sembrano omaggiare, volutamente o no, i suoi primi album. Espliciti invece i riferimenti a Tiziano Ferro: citati “Rosso relativo” nella traccia “Dario è uscito dalla stanza” e “L’amore è una cosa semplice” -come dice Tiziano- in “Neve cade…”. Ricordiamo poi l’introduzione sulle note di Chopin (ma quindi è Chopin?), presumibilmente suonata da Dario stesso, e la riproposizione dell’”Aria sulla quarta corda” di Bach in “MiRiaM_Aria_” (La canzone di Superquark per intenderci). Infine, molto simpatica la cover dei The Supremes di “You can’t hurry LOVE”. 

 

Tutto ciò mostra una vasta capacità di barcamenarsi in tutti generi e in più sonorità dove ogni stile musicale, personalizzato e riadattato spesso anche in chiave elettronica, rispecchia la diversa personalità e la differente voce che Dario sa dare ad ogni pezzo. Insomma, “Dario è uscito dalla stanza” nel suo essere strano, è un bel lavoro, un disco interessante di un artista da tenere d’occhio perché incontrollabile.

Un ringraziamento personale per aver dedicato finalmente una canzone ad una Miriam.

   

 

— Onda Musicale

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