Recensioni e Interviste

Intervista a Sergio Caputo, grande artista a tutto tondo

Eccellènza: dal latino excellentia, eccellènza d’ingenio, dove eccellènza nell’arte è costituita dal grado più alto, cioè la perfezione. Umiltà : virtù attraverso la quale l’uomo riconosce i propri limiti, rifuggendo da ogni forma d’orgoglio, di superbia, di emulazione. Talento : inteso come abilità, ovvero quell’inclinazione naturale che permette di saper far bene una cosa.

È così, che, pensando a queste definizioni, mi viene in mente il grande Sergio Caputo, uno dei più straordinari ed originali artisti dei nostri tempi. Inconfondibile nel suo stile musicale e letterario, famoso (per i più) in particolare per il suo intramontabile successo, datato 1983, ed intitolato “Un sabato italiano”.

In quell’anno, destinato a segnare per sempre la sua vita, Sergio era un giovane ventinovenne cantautore romano, un Italian songwriter, il quale, con quel brano compreso in un album che ha lo stesso titolo, da lì a poco sarebbe diventato una vera rivelazione discografica. Lo swing , una musica di altri tempi, diventa così il suo marchio caratteristico, mentre i testi riescono facilmente a catapultare l’ascoltatore in una nuova dimensione di vita.

È Sergio Caputo, una persona che, e quanto pare, è un vero amante della vita notturna, che trova il modo di descrivere attraverso vere e proprie composizioni linguistiche,costituite a volte da paromini buffi,complicati ed ironici –  gli incontri, i retroscena, le perplessità, il fascino di alcune persone, le sue avventure e le immagini più belle delle notti trascorse ad osservare un altro mondo, quello della notte.

È un vero poeta moderno, un fuoriclasse, che con le sue pennellate d’autore riesce ad accompagnare la gente in una Roma “felliniana” , dove la musica che è suonata in modo impeccabile, sdrammatizza quella intima sensazione di una solitudine di fondo che comunque si percepisce come fulcro delle sue canzoni.

Il cantautore romano, non è solo un cantautore da 20 album propri pubblicati dal 1983 al 2018, ma è anche un pittore, uno scrittore (imperdibile uno dei suoi libri “Un sabato italiano – Memories” – Mondadori), e un chitarrista jazz eccezionale che può tranquillamente vantare una notorietà internazionale dal momento in cui, nella sua lunga carriera, ha affiancato sui palcoscenici del mondo alcuni artisti formidabili che cito in una delle domande che compongono l’intervista.

Sergio Caputo è un gentleman, che ha accolto con simpatia la mia idea di intervistarlo per il quotidiano Onda Musicale. La sua risposta alla mia Email è stata anch’essa particolare:“Why not!”.

Ecco l’intervista.          

 

Chitarrista, cantautore, jazzista, scrittore, poeta contemporaneo. Come si definirebbe Sergio Caputo?

“Direi che ‘Artista’ sarebbe la definizione più appropriata.  Dio o chi per Lui mi ha dotato di alcune abilità, fra le quali scegliere sarebbe stato complicato.  Per cui ho intrapreso strade parallele – ci racconta Sergio Caputo – che spesso però si incrociano ed interagiscono”.

 

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica e quali sono stati gli artisti o le band ai quali ti sei maggiormente ispirato?

“Alla musica mi sono avvicinato fin da piccolissimo, ascoltavo molta radio e ho sviluppato una memoria musicale che poi si è trasformata in creatività.  A 16 anni ho avuto una band rock, ma solo verso i 25 anni ho iniziato a scrivere cose mie. I musicisti che mi hanno ispirato maggiormente sono molti, e spaziano da Bob Dylan a Cole Porter, difficile elencarli”.

 

Nel corso della tua brillante carriera hai avuto modo di collaborare con artisti come Dizzy Gillespie,Tony Bowers (dei Simply Red), Tony Scott, Mel Collins (King Crimson), Enrico Rava, Roberto Gatto, Danilo Rea e molti altri. Che cosa hanno rappresentato per te?

“Non sono mai stato un ‘cacciatore di celebrità’, queste collaborazioni sono nate per opera del destino, che ha messo sul mio itinerario artistico le persone con cui poi è nato il desiderio di suonare insieme.  Ovviamente, – continua il cantautore romano – quando una leggenda come Dizzy Gillespie accetta di suonare su un tuo album, è come ricevere un premio che nessuna targa, premio od onorificenza può eguagliare”.

 

Cos’é la musica per Sergio Caputo?

“Anche se è la professione con cui mi guadagno da vivere, mi riesce difficile considerarla un ‘lavoro’.  Direi che è una forma darte che mi è talmente congeniale da desiderare di esprimermi con essa”.

 

Cosa ti ha ispirato la scrittura della canzone “Un sabato italiano”, quel successo indimenticabile del 1983? 

“La mia vita di quel periodo.  Ma è tutto raccontato nel mio libro ‘Un sabato italiano memories’ – si legge come un romanzo, ma è vita vissuta, e lo raccomando anche a chi non sa chi io sia”.

 

Ci puoi anticipare qualcosa della prossima pubblicazione in Francia  di un nuovo album con i testi dei tuoi brani tradotti in francese?

“Eun ‘Best’ in lingua francese, ovvero un album con i miei pezzi più popolari scritti negli ultimi 35 anni e ricantati in francese.  Sto dando gli ultimi ritocchi al canto.  Rendere i miei testi in francese non è stato facile, ma ho voluto rispettare le storie originali e alla fine ce lho fatta.  Ora sembrano pezzi nati in francese”.

 

Che progetti hai per il futuro? Nuovi concerti dopo quelli di settembre a Milano?

“Oltre a perseguire sempre le mie altre arti (pittura e scultura), sono sempre in concerto, con varie formazioni a seconda delle circostanze.  Per ora sono su questi binari e non vedo motivi per cambiare, e la famiglia e i miei bambini assorbono tutto il resto del mio tempo”.

 

 

   Carlo Zannetti – Onda Musicale 

— Onda Musicale

Tags: Mel Collins, Chitarrista, Cantautore, Intervista, Dizzy Gillespie, Cole Porter, Kink Crimson, Carlo Zannetti, Bob Dylan
Sponsorizzato
Leggi anche
Mirko Marsiglia, “il menestrello degli Iblei” si racconta in un’intervista al nostro giornale
Black Anima (Lacuna Coil): un viaggio nei meandri dell’oscurità