Recensioni e Interviste

Black Anima (Lacuna Coil): un viaggio nei meandri dell’oscurità

I Lacuna Coil, band gothic e heavy metal formatasi a Milano nel 1994, sono tornati con quello che è il loro nono album, “Black Anima”.

Prodotto dalla loro consueta casa discografica, la compagnia tedesca Century Group, ha visto impegnati  i tre membri storici delle band, Andrea Ferro e Cristina Scabbia, alle voci e Marco Coti Zelati al basso, tastiere e chitarre.  Ad essi si sono aggiunti, alle chitarre,  Diego Cavallotti, già con la band dal 2016, e la new entry Richard Meiz alla batteria.

Registrato al BRX studio di Milano, Black Anima è stato prodotto interamente dallo stesso Zelati, autore tra l’altro delle canzoni insieme alle due voci del gruppo.

La cosa che più spicca di questo nuovo lavoro,come è possibile intuire dal titolo stesso, è il fatto che sia pervaso da una atmosfera estremamente oscura e  misteriosa. Le melodie e gli stessi testi conducono in un mondo imperscrutabile e tenebroso che contiene svariati richiami all’immaginario gotico, mondo a cui i Lacuna Coli sono particolarmente legati fin dagli esordi.

Il secondo aspetto che più si nota è il forte carattere introspettivo del lavoro che, come dichiarato dalla stessa band, è partito dall’analisi e elaborazione di eventi personali.  

Poi abbiamo realizzato che eravamo arrivati a questo punto grazie alle esperienze che abbiamo fatto, che non erano tutte felici. E’ il disco dell’accettazione che le cose non vanno sempre bene ma che va bene così, perché c’è sempre qualcosa da imparare e non devi nascondere queste cose che a un primo momento sembrano non piacevoli.” (Cristina Scabbia a Tgcom 24)

Black Anima è non solo un invito ad accettare i periodi oscuri e negativi della propria vita ma è anche un esortazione a  trovare la forza per reagire e superarli. Una forza che si può ottenere anche da quei stessi infelici momenti.

Queste due caratteristiche permeano omogeneamente il disco per la sua intera durata creando un lavoro estremamente coerente, compatto e coeso. 

Il disco se apre e si chiude con due canzoni che portano lo stesso nome Anima Nera e il suo equivalente inglese, Black Anima. I due brani, di minore lunghezza rispetto ai restanti, fungono da intro e outro del cd. Una scelta nuova per la band ma che risulta particolarmente efficace e riuscita.

L’intro, Anima Nera, si compone da una melodia elettronica dai tratti tenebrosi, accompagnata dalla voce di Cristina Scabbia per l’occasione resa quasi demoniaca attraverso l’effettistica.  Un brano che introduce l’ascoltatore perfettamente a quella che è l’atmosfera generale dell’intero album.

Black Animasembra riprendere la stessa intro, dando ampio spazio all’elettronica nella sua base strumentale. Si distingue però per un andamento più aggressivo, attraverso l’inserimento, dopo i primi 50 secondi, di un poderoso crescendo di chitarra e della voce maschile in growlUn piglio dunque, più aggressivo, che si configura come un perfetto riassunto dell’andamento generale dell’album.

Black Anima mostra, infatti, fin dalla prima canzone, Sword Of Anger, come la band sembri voler premere il piede nell’acceleratore. Fin da subito si è travolti da impetuose e aggressive chitarre e da una  martellante sezione ritmica. Tale andamento viene spezzato solo con Apocalypse nella parte centrale dell’album e verso la fine con Save mee The End Is All I Can See, brani più melodici.

E’ dunque un lavoro in cui la band si è portata verso un rock più energico, ed è forse, il disco più heavy  di tutta la loro carriera. Un atteggiamento aggressivo che si nota, non solo nella parte strumentale, ma anche nell’utilizzo della voce maschile. Ferro, infatti, dà pochissimo spazio a una linea vocale puramente cantata e si propone quasi esclusivamente cantando in growl e urlato.  

Ciò contribuisce a rendere ancora più marcato un aspetto che da sempre caratterizzato  i Lacuna Coil, ossia l’opposizione della leggiadra e pulita voce femminile al piglio più aggressivo di quella maschile. In Black Anima la band gioca magistralmente con tale contrasto dimostrandosi estremamente abile nel creare interessati armonie e opposizioni vocali.

Questa attenzione verso il metal più pesante non ha comunque impedito l’inserimento di elementi di elettronica, cosa che ha spesso caratterizzato i loro lavori. Elemento che qui ha un ruolo di spicco nelle due canzoni che fungono da intro e outro ma che si nota spesso nelle parti introduttive e conclusive e nei bridge di brani come Layers of Time,Now Or Never, Apocalypsee Black Dried Up Heart.

Interessante è anche l’uso che viene fatto dell’elettronica nell’effettistica per la voce. Spesso le parti vocali vengono distorte e rese affettate e ovattate contribuendo brillantemente alla generale atmosfera oscura e misteriosa del disco.

Se si osserva nel complesso quest’ultimo album sembra riprendere il loro precedente lavoro Delirium (2016), sia per il livello melodico sia per le tematiche dei testi.

Tuttavia, si trovano richiami anche alle sonorità che avevano caratterizzato antecedenti lavori della band milanese. Apocalypse ricorda particolarmente le melodie alternative e nu metal di Shallow life (2009) mentre Veneficium si rifà marcatamente ai loro esordi spiccatamente gothic metal di In A Riverie (1999), soprattutto nel coro lirico iniziale. I richiami al passato sono comunque rivisitati in una chiave più heavy, con un sound più aggressivo.

Black Anima è un album apprezzabile sia per la presenza di alcune ottime canzoni, sia per la cura nel suo arrangiamento e nella creazione delle sonorità al suo interno.

E’ comunque un lavoro destinato a catturare prevalentemente l’interesse presone che apprezzano il rock e il metal più pesanti.  Sembra, inoltre, come del resto tutti lavori precedenti della band, essere destinato principalmente ad un pubblico internazionale, dato il genere musicale non particolarmente seguito in Italia.

— Onda Musicale

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