Recensioni e Interviste

Intervista a Marco Stella, il cantautore che cantava “Mio nonno era Pertini”

Personalmente lo considero un brano straordinario, originale, che richiama la migliore scuola melodica della canzone italiana, contrapponendola ad un testo veramente singolare, a cominciare dal titolo: “Mio nonno era Pertini”.

Era il 2007! Coautore della bella canzone, insieme a Marco Stella, il noto chitarrista e compositore Marco Cravero. Da allora sono trascorsi la bellezza di 12 anni, ed oggi qui a Ferrara, nel corso della splendida rassegna storica nuova canzone d’autore, organizzata dall’associazione “Aspettando Godot” , saranno proprio loro, insieme al musicista Roberto Izzo, ad aprire i tanto attesi concertoni di Eugenio Finardi e Alberto Camerini previsti per stasera.

Marco Stella è un cantautore italiano che ha pubblicato quattro cd a partire dal 1997. Il primo è stato “Canzoni Disperse”, a cui ha fatto seguito il secondo “Un piccolo circo italiano” del 2001, oltre al già citato album “Mio nonno era Pertini” del 2007 ed al suo ultimo lavoro di quest’anno, il singolo “Il tempo e il desiderio”.

Nel 1997, ha partecipatoal Premio Tencocon un brano di Mario Panseri, intitolato “Ci siamo lasciati così”, e pochi anni dopo, attraverso una selezione effettuata dal celebre Bruno Lauzi , ha suonato e cantato alla manifestazione romana “L'Altra Musica”.

Il suo album “Mio nonno era Pertini”  viene citato, tra l’altro, dal famoso giornalista Vincenzo Mollica  nel corso del suo programma“Do-Re-Ciak-Gulp”.

L’ho incontrato per un’intervista. Marco, è stato molto gentile e ha risposto al tutte le mie domande.

 

Cantante, artista, musicista, come si definirebbe Marco Stella?

“Io non amo tanto quelli che si autodefiniscono artisti, credo di essere un artigiano che fa, come può, delle canzoni. I miei brani non sono brani che vengono venduti all’interno dei centri commerciali, ma piuttosto lungo qualche via periferica di una città.

Oggi sono molto felice di essere qui  (Rassegna storica nuova canzone d’autore – Ferrara 2019. n.d.r) , siamo in un teatro meraviglioso (Sala Estense – n.d.r.) , ospiti dell’associazione “Aspettando Godot”, che è libera nelle scelte e quindi è svincolata da ogni tipo di ragionamento opportunistico, diciamo così.

A breve , aprirò questa serata, che vedrà sul palco due dei miei eroi degli anni ’70, due grandi della Cramps Records, che sono Eugenio Finardi e Alberto Camerini, e anche se non sono esattamente un debuttante – ci racconta Marco Stella – perché ho 53 anni, questo per me è motivo di orgoglio.

A me piacciono le canzoni suonate, non mi piacciono le canzoni chiuse dentro ai cellulari, preferisco le canzoni sul palco, magari un po’ imperfette, ma libere dai condizionamenti che impone il sistema di diffusione discografica e digitale.

Oggi per dirti, ho fatto un lungo viaggio in auto, dalla Liguria fino a Ferrara -prosegue Marco Stella – , ed avevo difficoltà a sintonizzarmi su una radio per ascoltare un po’ di musica, questo non certo per snobismo, credo di essere l’ultimo a poter essere tacciato di snobismo proprio per mia scelta. È che per me risulta proprio difficile ascoltare le nuove canzoni. Le mie canzoni sono molto sincere, derivano proprio da una mia intima esigenza di sincerità”.

 

All’inizio della tua carriera, quali sono state le band o gli artisti ai quali ti sei maggiormente interessato?

“La canzone d’autore l’ho sempre avuta sotto la pelle, l’ho sempre ascoltata fin da piccolo. La musica degli anni ’60 -’70 era di grande qualità. Dopo la metà degli anni ’70 si ascoltavano le prime radio libere ed io ricordo che rimasi folgorato da  ‘Come è profondo il mare’  di Lucio Dalla. Ero piccolino, ma intuii subito che era un capolavoro. Avevo capito anche che la musica era un grande modo di comunicare. Da lì ho cercato di ascoltare più musica possibile, anche l’Opera. Pensa che in questo teatro (Sala Estense n.d.r.), tanti anni fa, sono venuto a fare la comparsa nella Traviata di Verdi. Penso ci sia più rock in Verdi che in tanti gruppi rock che oggi si autodefiniscono i migliori gruppi del mondo.

Io mi sono dedicato alla musica d’autore– continua il cantautore ligure – perché mi riconosco di più in quella, perché mi emoziona molto. In merito, vorrei raccontarti un aneddoto! Quando nel 1997 fui invitato a cantare un brano al ‘Premio Tenco’, premetto che la canzone non era scritta da me, bensì da Mario Panseri che era ed è un mio grande amico, ebbi la faccia tosta di salire sul palco, da solo con la mia chitarra, tra il set di Francesco Guccini e quello di Fabrizio De André. Questo episodio ,secondo me, rappresenta quello che è il mio approccio nei confronti della musica, un approccio diretto che va dritto all’emozione. Il successo, che non ho , perché non sono certo un nome noto, lo sento mio quando ricevo qualche mail di qualcuno che mi scrive che si è emozionato ascoltando uno dei miei brani”.

 

Nella tua lunga carriera hai avuto modo di conoscere e di incontrare molti artisti e musicisti, vorresti ricordarne qualcuno in particolare?

“Ho piacere di ricordare sicuramente la figura di Bruno Lauzi, il quale scelse una mia canzone che avevo suonato a Bordighera sempre nella rassegna organizzata dall’associazione ‘Aspettando Godot’. Il brano s’intitola ‘Come un cane andaluso’ (compreso nell’album ‘Canzoni disperse’ del 1997 n.d.r.). Bruno Lauzi nel 2000 mi chiamò a Roma a cantarla e suonarla nel corso di uno spettacolo memorabile. Bruno Lauzi era una persona di altissima levatura, dotato di un’intelligenza molto brillante”.

 

Cosa rappresenta per te la musica?

“ Una forma espressiva senza eguali. Una forma espressiva dove non si può barare, perché se uno bara lo si capisce subito. Andare sul palco significa mettersi a nudo ed essere sinceri. Oggi viviamo in un mondo dove la comunicazione è più che altro teorica, tutto passa attraverso il web, etc, etc, mentre invece attraverso alcune forme espressive musicali tutto diventa più estremamente concreto, perché sei tu, la musica e basta”.

 

Che progetti hai per il futuro?

“Mi auguro di poter inserire i miei due brani che sono usciti da poco solo in forma digitale, in una prossima raccolta di canzoni nuove in uscita nel 2020. Si tratta di due pezzi  che sono ‘Il tempo e il desiderio’ e una nuova riedizione di ‘Mio nonno era Pertini’ , brano dedicato alla figura del Presidente Sandro Pertini, che ho rielaborato, dopo 10 anni, insieme al coautore Marco Cravero (famoso chitarrista session man e compositore – n.d.r) che questa sera sarà sul palco con me insieme al grande musicista Roberto Izzo. Per il momento ti posso anticipare il titolo dell’album che sarà : ‘Seconda visione’ “.

 

 

   Carlo Zannetti – Onda Musicale

— Onda Musicale

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