Recensioni e Interviste

Marco Pancheri: tra musica e filosofia, recensione e intervista

Marco “Panck” Pancheri si autodefinisce sull’omonima pagina facebook cantautore scanzonato dal 1990. Se è vero che nessuno riesce ad avere una chiara immagine di sé, c’è però da dire che questa definizione è ottima per il personaggio.

Eppure, la definizione non basta a comprendere appieno Marco Pancheri, che è ironico, malinconico e  filosofo (nel significato letterale del termine). Per comprendere Marco e il suo essere ‘scanzonato’ basta dare un’occhiata alla sua pagina facebook, o ancora meglio, al suo attivissimo profilo Youtube, dove il cantautore intrattiene con la sua musica e il tipico spirito veneto, goliardico e contemporaneamente gentile.

Sul canale Youtube, Marco carica periodicamente pezzi inediti, estremamente simpatici a volte, un po’ più filosofici altre volte. Suona la chitarra acustica, tenendolo sul collo, suona anche il kazoo (un tipo di armonica), ha una voce potente e fa canzoni su ogni piccola cosa della vita, ma le grandi esperienze e le grandi emozioni, il signor Pancheri, ha preferito inciderle su disco.

Nel 2016 è infatti uscita la raccolta dei suoi tre cd: Immagini riflesse” del 1992, Piacere puro”, 1994 e Diventa ciò che sei”, album del 2016.

Scopriamo questo atipico e simpatico artista nella nostra intervista:

Ciao Marco, raccontaci un po’ di te di chi sei e cosa ti ha avvicinato alla musica.

“Difficile dire in breve chi sono, alla mia età. Diciamo che rappresento, ad oggi, una serie di personalità che mi hanno portato ad essere quello di ora; una persona molto attratta dal senso della realtà: quella apparente e quella ultima. Per quanto riguarda il mio avvicinamento alla musica, la musica, appunto, è il naturale risvolto che sublima queste mie caratteristiche. Muove dalla curiosità interiore di comprendere il misterioso precorso…”

Il tuo primo disco “Immagini Riflesse” è del 1992 e sul tuo canale Youtube possiamo vedere, nel video di “Diventa ciò che sei”, molte tue foto in cui ti esibisci in quelli che sembrano concorsi musicali, insomma, hai una lunga carriera alle spalle: puoi raccontarci di più?

“Si, ben volentieri. Ho iniziato a scrivere canzoni nel 1986, per la necessità di esternare le mie frustrazioni, fondamentalmente. Fino al ’90 cantavo nelle sagre del mio paese, Recoaro Terme. Poi, proprio nel ’90 partecipai al “Sanremo famosi” e quindi incontrai il mio produttore, che mi aiutò a realizzare due dei miei tre cd. Intanto arrivai anche alla finale di Sanremo, ma purtroppo mi fermai prima di arrivare alle selezioni per i giovani, dove arrivò, per esempio, Alessandra Drusian, degli “Jalisse“. Tutti gli anni ’90 furono un susseguirsi di concorsi e serate musicali di ogni genere. Molte volte vinsi, specialmente con il brano “Cronaca di un suicidio annunciato”. Una ballata struggente e bellissima.”

Diventa ciò che sei” è anche il titolo della raccolta dei tuoi tre album, uscita nel 2016, a cui hanno lavorato molte persone e molti strumentisti: come è nata l’idea e come ti sei ritrovato a ripercorrere la tua musica? Hai riarrangiato alcune tracce o le hai lasciate come erano?

“L’idea del 2016, di riordinare la mia produzione, sorge dalla constatazione di quanto il tempo passi in fretta. Volevo solo prendermi la soddisfazione di riunire insieme i miei lavori, e soprattutto di pubblicare il mio secondo e terzo album, ovvero: ‘Piacere puro” (finito di registrare nel 1994 ma mai uscito prima, in realtà) e “Diventa ciò che sei” autoprodotto nel 2016. Il cd del ’94 fu registrato e arrangiato a Roma presso l'”interbeat studio” da Salvatore Vitale e Massimo Berni, in larga parte con uno stile decisamente pop-dance, che all’epoca mi lasciò qualche dubbio, perché io scrivo sempre immaginando i miei pezzi finiti in uno stile pop-rock cantautorale, anche “suite” ma mai disco-dance. D’altra parte, l’ottima qualità del lavoro finale era indiscutibile. Per cui, dal cofanetto finale del 2016 tolsi alcune tracce realizzate in altri studi (tra Ancona e Peschiera) che, a mio avviso, semplicemente peccavano di un arrangiamento insufficiente, ma che erano comunque state già inserite nella prima singola uscita di “Immagini riflesse” e nella successiva track-list di “Piacere puro”. Peraltro, recuperai altre tracce del secondo lavoro di Roma, forse troppo frettolosamente accantonate. Questo, perché credo che un progetto musicale debba mostrare possibilmente anche una sua compattezza musicale, una consequenzialità di atmosfere e suoni che debbono infine tradursi in emozione pura per chi ascolta. Vale davvero la pena di fare ascoltare un prodotto finito solo se e quando suonato da professionisti di alto calibro. Ora, appurato che io non ho certo raggiunto i livelli commerciali di vendita che anni fa forse sognavo, posso dire comunque con grande soddisfazione di aver realizzato tutti e tre i miei album con musicisti di prim’ordine e di assoluto livello.”

E per questa raccolta come mai hai scelto come titolo proprio “Diventa ciò che sei?

“Diventa ciò che sei” è chiaramente un titolo che omaggia le diverse interpretazioni dell’essere di Pindaro e di Nietzsche. È un titolo affascinante perché è comprensivo di un passato lontano che sfocia nel presente e si proietta nel futuro. Ne risulta un affascinantissimo ed irrinuncabile “tutto” al quale legarsi indissolubilmente. Trovo questo un concetto sublime, e neppure troppo astratto…”

Questa piccola intervista sta diventando un repertorio filosofico e di questo ti ringrazio. Tornando alla cronaca, invece, in questi giorni Fiorello, per “Viva raiplay”, si vede un po’ dappertutto; tu hai partecipato al suo primo karaoke, come è stata l’esperienza? Cosa ne pensi di come è cambiato il mondo musicale italiano dagli anni ‘90 a oggi?

“Vedo sempre volentieri Fiorello, in tv. Lo incontrai la prima volta davvero casualmente, nel mio paese, a Recoaro. Fui praticamente lanciato sul palco dagli amici della piazzetta, per me esibirmi era una emozionante necessità, in quegli anni. Fiorello era un ragazzo simpaticissimo e semplice, credo che un po’ gli assomigliavo in quanto a personalità istrionica ma anche malinconica, come maggiormente si può vedere anche oggi su Rai-play, credo. La scelta di molti suoi soggetti caricaturali mi restituisce questa netta sensazione. Comunque, dopo Recoaro partecipai poi anche al karaoke di Villafranca. I pezzi interpretati furono “Peter pan” di Enrico Ruggeri e “Non l’hai mica capito” di Vasco Rossi. A Villafranca raggiunsi la “finale”, ma non vinsi. Riguardo alla domanda sulla musica di oggi, io dico sempre che sarei dovuto vivere “pienamente” negli anni ’70. Era quella la mia migliore collocazione temporale-musicale. Gli anni ’90 sono stati realisticamente, invece, gli ultimi ancora adatti ad un cantautorato di un certo tipo, intriso di ironica malinconia e di aspetti non necessariamente rock (penso ai Pooh di “Uomini soli”). Dagli anni 2000 si è trasformato il modo di comunicare, i ragazzini utilizzavano già linguaggi in codice quasi cifrato, ed il “rap” cominciava a farsi sempre più largo negli spazi offerti dai media. Nell’attualità di oggi, puoi pensare di fare musica e di farla possibilmente ascoltare solo attraverso i “talent“. Ma molti dubbi mi colgono sull’effettiva loro utilità in termini di crescita di un artista. Il rischio è di offrirsi in pasto a quegli stessi social che con grande probabilità, per una tua canzone ti innalzeranno sugli scudi del successo per poi sbatterti sulla polvere del dimenticatoio. Magari per il giudizio di qualcuno a cui non piace come interpreti il tuo stesso pezzo, per un solo minuto. No, il senso dell’arte non è questo. Vi è in esso qualcosa di assai complesso e migliore, per fortuna. Certo, sono innegabili i continui progressi compiuti dalla musica in termini tecnologici e di ricerca sonora. In quel senso siamo sulla Luna, anzi su Marte. Ottima cosa!

Sei laureato in filosofia e questo risulta anche in alcuni dei tuoi testi, sia quelli più allegri, che quelli più cinici come “precari a vita”: lo studio della filosofia ha influenzato molto il tuo modo di fare musica?

“La filosofia si staglia sullo sfondo della nostra intera esistenza, che lo vogliamo o meno essa incontra e arricchisce, non credo casualmente, il nostro percorso. Ho studiato molti autori di filosofia, i loro pensieri, ma ciò che mi resta davvero di questa straordinaria forza immateriale è la sua capacità di mettermi in comunicazione con me stesso e con l’infinito. Nei miei testi mi piace molto parlare di quotidianità, e quindi d’immanenza. Ma anche e soprattutto di fatale trascendenza. I due estremi ben si rappresentano in due pezzi come “Precari a vita” (da te citato) in cui parlo della mia precarietà nella scuola, durata 12 anni (e finalmente conclusa nel 2016) e anche, in un pezzo come “Essere nei suoni” che trovate solo chitarra e voce su YouTube. La musica ha sempre il sorprendente e bellissimo volto della trascendenza pura.”

Sul tuo canale Youtube annunci l’idea di un progetto futuro: “Micro e Macrocosmo”, già da così si intuisce una certa vicinanza al linguaggio scientifico e filosofico, cosa ci dobbiamo aspettare?

“”Micro e Macro Cosmo” è un ulteriore, ambizioso “progetto-chimera” di due CD che vorrebbero rappresentare nel loro complesso, il mio ambivalente aspetto: quello sviluppato in “iperuranio”, costitutivo dell’ironia e dei sogni – le mie “rivelative potenzialità'” – contrapposti alla realtà materiale (il “qui, ora”) e alla totale, concettuale trascendenza. I due CD del progetto si compongono concettualmente di situazioni che si attraggono e si contrappongono con i loro testi complementari e contraddittori, per un totale di 32 canzoni. Un progetto fantastico ma al momento praticamente impossibile da realizzare, almeno nei termini che intendo io, che sono sempre di altissima qualità. Lascio comunque aperta la porta della speranza. Nel caso di grossa vincita al “gratta e vinci” (!!) avrei certamente a disposizione il piccolo capitale necessario ad arrangiare e registrare un doppio album di questa portata. Nel caso, si accettano proposte discografiche degne di questo nome! Il mio triplo album “Diventa ciò che sei” è invece ancora realmente disponibile, al momento, solo a Valdagno presso il negozio Film Musicadi Stefano Branco, e presso…il sottoscritto! Richiedetecelo e ascoltatelo, è davvero un gran bel progetto che vi stupirà!”

— Onda Musicale

Tags: Enrico Ruggeri, Vasco Rossi, Intervista, Fiorello, Peter Pan
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