Recensioni e Interviste

Vito Nomade: intervista all’autore del libro “Le Ombre di Michelle”

Sono nato a Milano nel 1963, ma vivo ormai da quasi 18 anni in Trentino. Ho sempre viaggiato e cercato un sorriso che mi accogliesse per definire quel luogo “casa”. Dopo tanti anni in viaggio, ho finalmente trovato il sorriso giusto con cui invecchiare.”

Sono queste le parole con le quali Vito Nomade si presenta in un file trovato in Internet. Lo abbiamo contattato in concomitanza con l'uscita del suo libro "Le Ombre di Michelle" e gli abbiamo rivolto alcune domande.

 

Nel 2011 hai pubblicato il libro “I SOGNI DI IGOR”. Cosa puoi dirci di quel libro?

"I sogni di Igor è stato il mio primo tentativo di scrivere l’amore. Come sai Stefano, l’amore è a strati e varia secondo la persona che hai di fronte. Un amico, una ragazza, la tua famiglia ecc. I sogni di Igor è la storia di una fortissima amicizia tra due giovani uomini che si conoscono da sempre, in un paesino della provincia lombarda. Il narratore è un tipo posato che lavora, mentre Igor è il classico “artista” folle forse, ma che ama la vita e ama viverla appieno."

 

In questi giorni vede la luce il tuo secondo libro, intitolato “Le ombre di Michelle”. Cosa rappresenta per quest’opera e di cosa parla?

"Questo in realtà è l’evoluzione del primo libro intitolato RAPS. Una prima opera che, come spesso accade è immatura e imprecisa, stampata in autonomia. Però piacque ad un editore di Milano, la Mnamon, che volle comunque aggiustarla un po' e pubblicarla come e-book. Gilberto Salvi, l’editore, pubblicò in seguito anche “Igor”, però mi fece notare che si doveva per forza rivedere Raps che infatti non vendette nemmeno una copia. Oggi, dopo alcune settimane di lavoro, di ricerche e di studio, ho consegnato un testo decisamente più importante e gli ho dato una nuova veste. Parla di come non ci si debba mai fidare di qualcuno al primo incontro, ma di saperlo valutare bene. Parla anche di intrighi strani e di una setta satanica." 

 

Quando hai iniziato a scrivere e quali sono i tuoi scrittori e i generi preferiti?

"Ho cominciato alle medie, quindi da adolescente, scrivendo racconti sulla vita di tutti i giorni e sulle persone che incontravo per strada. Però devo ammettere che Stephen King, Chuck Palahniuk e Charles Bukowski mi abbiano in qualche modo indirizzato, ma leggo davvero di tutto, avendo anche fatto il critico per un mensile, una volta molto famoso."

 

Da molti anni fai lo speaker radiofonico e hai anche avviato una web Radio a Trento. Parlaci di questa tua passione e di cosa rappresenta la musica per te.

"Ahahah, molti anni sì. Il primo maggio di quest’anno ho spento 41 candeline di radio… La vita direi, ecco cosa rappresenta per me la musica, sia come musicista che come fruitore. Radio Music Trento è la ciliegina sulla torta; quella conclusione di un’era che apre ad una seconda stagione. Ho cominciato nel ’78 pulendo i vinili da passare agli spk più famosi, imparando il mestiere da loro, per poi dirigere una radio di provincia a Milano ed infine averne una tutta mia, qui. Oggi sono soddisfatto e appagato. Ho collaboratori straordinari e una compagna che mi sopporta e supporta, anche se faccio in radio dalle 6 del mattino fino a tarda sera. Cosa posso volere di più?"

 

Vanti numerose (alcune prestigiose) collaborazioni con testate come Il Corriere della Sera, Radio Centouno, NBC, Max Cinema, Il Trentino, RTTR, e un tour con i Nomadi (1992-1993). Se dovessi presentarti a chi non ti conosce, cosa diresti, in poche parole, di te?

"Di rileggere questa intervista. Ahahaha, scherzo. Ma non saprei davvero raccontarmi in poche parole. Posso però consigliare a chiunque di fare più esperienze possibili nella vita, fregandosene del giudizio altrui e di vivere i propri sogni con serenità."

 

Recentemente è stata portata all’opinione pubblica la vicenda di Chico Forti, un italiano (Trentino) condannato all’ergastolo e incarcerato in America. So che in passato ti sei interessato molto alla storia di Chico. Che idea ti sei fatto circa la sua colpevolezza?

"In passato scrissi un testo teatrale che purtroppo non ho mai potuto mettere in scena, per vari motivi che non sto a spiegare qui per non rovinarmi la giornata… Ma, nelle varie interviste fatte a Gianni Forti, lo zio di Chico, è emersa l’unica reale colpevolezza di Forti: la supponenza usata in un filmato, dove esaltava l’incompetenza della polizia americana che non è certo come fanno vedere nei film. Naturalmente la polizia non ha gradito. Se Chico fosse stato più cauto in quel reportage, non avrebbe avuto contro la giustizia di un Paese che si spaccia per moderno e per giusto, e oggi sarebbe a casa. La politica italiana poi non ha saputo fare nulla negli anni, ma io continuo a sperare che Chico torni. Purtroppo ricordiamoci che non è l’unico italiano incarcerato lontano da casa."

 

Dal 1997 al 2000 hai insegnato scrittura creativa e tecnica cinematografica nel carcere minorile “Beccaria” di Milano. Che tipo di esperienza è stata?

"Una bellissima esperienza che mi ha regalato tantissimo. Però ogni giorno entravo tra quelle alte mura e mi sentivo diverso; diverso da chi era dentro e sorrideva alla vita, diverso da chi ancora giovane era già rovinato, ma voleva comunque provarci. Diverso perché io non sarei mai resistito due giorni lì dentro. Il mio coraggio ad entrare in quel luogo ogni giorno, era solo dovuto dal fatto che alla sera sapevo di potere tornare a casa. Onestamente non so se lo rifarei, ma il regalo ricevuto è che posso godere di ogni giorno che affronto, e che tutto ciò che accade in una vita è davvero è poca cosa. Chissà, magari un giorno scriverò anche di quell’esperienza."

 

  Stefano Leto 

 

 

— Onda Musicale

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