Recensioni e Interviste

Intervista al cantautore Milo Brugnara

Milo Brugnara, cantautore folk trentino, unisce da sempre alla musica l’impegno sociale e culturale controcorrente. Milo calca i primi palchi a 17 anni, come cantante e polistrumentista in una band di amici dal nome ironicamente stravagante (“The Ducks’ Killers”) affrontando un repertorio che comprende parecchie varianti di rock.

Negli anni successivi si appassiona sempre più alle sonorità Folk ed i suoni di chitarra acustica ed armonica a bocca prendono il sopravvento: inizia così il percorso di cantautorato. (leggi l'articolo)

E adesso il suo ultimo lavoro discografico con il cd dal titolo "Sguardi", prodotto da Percorsi Musicali di Trento. La presentazione del disco ai trentini avverrà domenica 15 maggio ed è annunciata anche la partecipazione di Cisco, ex cantante dei Modena City Ramblers.

Lo abbiamo incontrato negli studi della redazione di Onda Musicale e gli abbiamo fatto alcune domande.

Come si definisce musicalmente Milo Brugnara?

“Premesso che faccio fatica ad autodefinirmi, riciclerei una descrizione che ho a mia volta letto nella presentazione di un mio concerto: “Milo Brugnara è un cantautore folk che unisce sapientemente, alla buona musica, l’impegno sociale e culturale controcorrente”; preciso solamente che il mio trovarmi controcorrente non è per presa di posizione ed indole “bastian contrario”, ma per una personale disapprovazione verso la direzione in cui la nostra società sta procedendo, sotto molti punti di vista.”

A pochi giorni dall’uscita del tuo ultimo disco “Sguardi” cosa rappresenta per te questo disco?

“Reputo “Sguardi” un album importante e ricco di spunti emotivi e riflessivi. Ho investito in esso molte energie (sia mie che di tutto lo staff che mi accompagna, formato dagli ottimi musicisti e da chi si è occupato della produzione). Di tutta la mia discografia (composta, per i primi anni di carriera, soprattutto da registrazioni autoprodotte) “Sguardi” è probabilmente il lavoro meglio riuscito. Rappresenta pertanto un ulteriore salto di qualità rispetto all’album precedente (“Cuore Mente Libertà”) che era stato comunque registrato assieme alla band ed a cui comunque resto molto affezionato. Rispetto a questo lavoro, però, “Sguardi” è più curato nei particolari ed offre un sound di maggior “spessore”; certo sempre nell’ambito del folk, ma in cui non mancano i riferimenti Combat e Rock.”

Dal tuo punto di vista, cosa ne pensi della musica cantautorale italiane e in particolare del movimento in Trentino?

“L’argomento è complesso e per affrontarlo credo sia necessario fare alcune distinzioni: il punto di partenza è che nel marasma di proposte musicali che emergono dai principali media, io mi sento molto a disagio: sia come ascoltatore che come artista. Personalmente reputo i salotti televisivi / radiofonici, con tutti i loro talent show, responsabili di aver quasi “monopolizzato” e svilito il contesto musicale, avendo creato quelle situazioni in cui si tende a vendere l’arte come un qualcosa di “precotto”: standardizzando tutte le proposte, che per essere tali (ed apparire appetibili al mercato) devono rientrare in un target di parametri (relativi alle tematiche affrontate, ai tipi di sonorità e così via) che francamente non mi appartengono. La musica cantautorale “impegnata” penso quindi che risenta un po’ del contesto, – prosegue Milo – a mio parere infelice, che ci circonda e non abbia vita facile: il fatto che ci sia sempre più gente davanti alla TV e sempre meno nei teatri o nei circoli in cui si propone musica dal vivo, credo sia un fenomeno molto triste. Credo anche che le responsabilità di ciò vadano ripartite: certamente ne ha il pubblico che (secondo me) farebbe bene a tornare a vivere gli spazi direttamente, senza la TV a fare da intermediario. Chiaramente ne ha chi in questo contesto ci sguazza e vende questo modo di produrre musica, come se la musica fosse un prodotto;  qualche responsabilità la imputo anche agli stessi artisti, che si prestano al gioco della competizione come se la musica fosse una gara di corsa in cui la giuria stabilisce chi è arrivato primo, dimenticandosi che il ruolo della musica (e dell’arte in genere) è quello di emozionare e non di vincere dimostrando di essere più “bravi” di altri, per ricevere in premio denaro o notorietà. Tutto questo fenomeno ha, purtroppo, contribuito a modificare il ruolo stesso della musica, che talvolta è passata dall’essere un elemento primario e fonte di trasporto emotivo, ad essere un qualcosa di “buttato là” in sottofondo mentre si fanno altre cose, che deve quindi alleggerire i momenti già pesanti a causa dello stress quotidiano. Inevitabilmente, in questo contesto, è sempre più raro trovare l’ascoltatore attento che viva una canzone ascoltandola bene, riflettendoci sopra e comprendendola fino in fondo; per fare questo serve tempo e passione e, tempo per la musica, se ne ha sempre meno (perché, credo, non lo si voglia trovare). Completando la risposta, direi che il Trentino rispecchia in questo senso l’ambito nazionale; certamente non mancano le situazioni meritevoli e degne di attenzione, ma nel complesso c’è molto da lavorare per ottenere dei risultati soddisfacenti che riportino maggiore dignità al mondo dell’arte in generale; a tal proposito, per restare in ambito Trentino, trovo ottimo il lavoro del collettivo IKAP che sta provando a riportare l’arte nelle strade e nelle piazze, oltre che nei locali preposti.”

Milo Brugnara sarà in tour nei prossimi giorni, che rapporto hai con il “live”?

“Il nuovo disco sarà presentato dal vivo in queste settimane-mesi: domenica 15 maggio lo si farà a Trento al parco di Melta, precedendo l’esibizione di Cisco (voce storica dei Modena City Ramblers, gruppo con cui ho già avuto il piacere e la fortuna di collaborare e frequentare da vicino). Non mancheranno poi altre occasioni sia in regione che fuori, dato che il proporre dal vivo i propri messaggi e la propria musica, resta l’obiettivo primario.”

Quale è l’artista che ti ha maggiormente influenzato nel tuo percorso di crescita musicale?

“Premetto che il mio scopo è quello di creare una dimensione musicale mia, senza pertanto voler “scimmiottare” qualcun altro; è però evidente che i fari che hanno illuminato la mia vita da ascoltatore si riflettano almeno in parte nel mio ambito artistico: facendo una panoramica generale, su tutti citerei i “grandi cantautori” quali soprattutto Guccini e de Andrè, ma poi a ruota anche i vari Rino Gaetano, De Gregori e, in tempi più recenti, Davide Van De Sfroos; non mancano anche i gruppi quali gli stessi Modena City Ramblers (già citati in precedenza), i Nomadi nella loro veste storica e qualche straniero come i Pogues o altri nel panorama irish.”

Che programmi hai per il futuro?

“Fatico a pensare troppo al futuro perché sono uno che tende a vivere alla giornata o, al massimo, alla settimana J  tuttavia… incrocio le dita e spero di poter avere occasione per continuare a divertirmi, emozionarmi ed emozionare l’ascoltatore. Spero di poterlo continuare a fare assieme alla band che mi sta accompagnando in questi anni, composta da ben 5 musicisti di spessore (Daniela Degasperi – seconda voce; Marta Pizzini – violino; Andrea Robol – fisarmonica; Daniel Pegoretti – basso; Roby Santini – batteria) e con i quali si è creato un ottimo feeling.”

a cura di Stefano Leto – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Modena City Ramblers, Davide van de Sfroos, Cantautore, Francesco Guccini
Sponsorizzato
Leggi anche
Alessia Ramusino – An Incurable Romantic
Giacomo Festi: un giovane scrittore trentino al Salone Internazionale del Libro di Torino