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“Ci sarà da correre”, l’esordio di Melody

Strumming decisi ed interventi acustici, e di pianoforte, ci introducono al lavoro, ed alla stupenda voce, di Melody con “Tutto cielo”.

Come le più belle cose la canzone parla di un suo desiderio, un “sogno”, di scrivere una grande storia. Una storia, ed un desiderio, che si sviluppa all’interno della sua realtà dove “le nuvole passano, le stelle si accendono, qualche angelo atterra”.

Segue a ruota “Avere fame avere sete” dove il connubio tra piano e chitarra acustica, che ricorda la colonna sonora di un film romantico firmata da Bryan Adams, funziona più che egregiamente in questo brano. Un brano che parla dei desideri, e delle pulsioni, più sfrenati che non possono, però, essere espressi. Un chiaro, per non dire più che classico, esempio è “l’amore osceno, ma per pudore mordere il freno”, colpa dei “pregiudizi psicosociali”.

È poi il turno di “Ci sarà da correre” brano omonimo con uno stile decisamente blueseggiante, con tanto di slide ed armonie vocali in stile Bangles, dove si esorta a vivere, a “correre”, appieno la vita. Assolo vocale e di chitarra verso la fine impreziosiscono il brano rendendolo più che degno di essere la title track di questo esordio.

Il provinciale”, invece, si caratterizza per il suo essere un brano leggermente più triste ed introspettivo che utilizza un’altra delle classiche metafore, quella del treno in partenza alla stazione. Un treno con i suoi rimpianti, i suoi addii ed i suoi momenti tristi. Qui ci si sente “come un provinciale che, per andare via, durante tutto l’anno fa economia”.

In “Progetto”, invece, si viene accolti da un’intro più eterea, ed a tratti spettrale come le chitarre elettriche, per una voce quasi arrabbiata che si scaglia contro un “padre all’antica, padre esemplare” ed un “cocco di mamma”. Un progetto mentale dove si è “chiesto perdono di essere uomo”. Litania corale, “progetto”, per un finale, letteralmente, da brividi. “Sacco a pelo” è un’altra canzone riflessiva ed intimista in cui un delicato arpeggio acustico tratteggia, con dolci pennellate, i dubbi e le angosce. Ad un misterioso altro vengono lasciati “il torto e la ragione” per lasciarsi addormentare in un “sacco a pelo” ed essere un “dilettante”. Un affidarsi al domani senza curarsi delle chiamate e delle nevrosi altrui per concentrarsi su sé stessi.

Tempi politici” è il brano più ballabile di tutto l’album in cui lo strumming e le armonie vocali, quasi come negli anni ’80, la fanno da padroni. Un brano in cui la voce dà il meglio di sé fino alla fine in cui, quasi come una chitarra indiavolata, caccia l’ultima provocazione urlata, “bandiere nere” assieme alle tastiere in pieno stile anni '70. Una canzone di “tempi politici per chi non accetta che il gioco sia duro”.

Un elegante, e raffinato, giro di pianoforte, accompagnato dai bending dell’elettrica, introducono l’ascoltatore in “Non voglio essere”. “Che ci faccio qui? Cosa, non saprei”, domanda quasi ossessiva, posta con una chitarra bella distorta ed una batteria incisiva che non lascia quasi spazio per una risposta definitiva.

Wagon lits” è un altro brano che si distingue per la sua rabbia ed elettricità, colpendo per la grinta e la provocazione, “se vuoi puoi fumare, se vuoi ti puoi spogliare”, di un’amante che ha avuto un figlio con un uomo sposato. Una situazione decisamente spinosa che, oramai, non suscita neanche più così scandalo. Elettrica impazzita, con bending e tapping incendiari, per un finale al fulmicotone assieme alla voce che, di certo, non è da meno.

Il testamento di Tito”. Cover finale di una delle voci, ma soprattutto delle personalità, della canzone d’autore italiana, il grande Fabrizio De André. Se avete adorato la versione dei Modena City Ramblers e della PFM, sia con che senza il buon Faber, vi consiglio anche questa versione semplice e diretta.

Una voce, ed un lavoro, di classica impronta pop che raccoglie il meglio vocale dalle artiste più famose, Laura Pausini ed Emma Marrone per esempio, ma mettendoci quella grinta, quel sentimento e, non da ultimo, quella strumentalità, che mischia pop e blues e non scontata, che non fa mai male. Colpisce, in particolar modo, la cover finale di un autore che non è certo facile da emulare.

Ad ogni modo, siamo di fronte ad un lavoro sì pop, ma non la classica melassa che ci viene proposta tutti i giorni da radio e televisioni. “Ci sarà da correre” sì, ad ascoltare l’esordio di questa giovane, e poderosa, cantante.

 

Vanni Versini – Onda Musicale

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Tags: Fabrizio De Andrè, Bryan Adams, Emma Marrone, Pop, Blues, Piano, Modena City Ramblers, Vanni Versini, Chitarra acustica, PFM, Faber, Laura Pausini
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