Recensioni e Interviste

Andrea Zanti: “La tesi di Laurea sui Pink Floyd è un’idea che ho da sempre”

Nella giornata di ieri abbiamo scritto di questo giovane che, innamorato dei Pink Floyd, ha deciso d fare la tesi di laurea proprio sulla band inglese. (leggi l'articolo)

Abbiamo contattato Andrea Zanti, questo è il suo nome, il quale ha deciso di raccontarci in un'intervisa esclusiva qualcosa di lui e della sua grande passione per i Pink Floyd.

Quando nasce la tua passione per i Pink Floyd?

"La mia passione per i Pink Floyd nasce fin dalla tenera età. Assieme ad altri importanti gruppi Rock della scena mondiale, i Floyd sono stati tra i primi che ho ascoltato. Credo che avessi sei anni, ricordo una musicassetta di mio padre contenente Time, Shine On You Crazy Diamond e Wish You Were Here. Il primo ricordo dei Pink Floyd è legato principalmente a quei tre brani."

So che suoni in una band tributo ai Pink Floyd. Che emozioni provi quando suoni le loro canzoni?

"Suonare i brani che in qualche modo hanno segnato alcuni tra i momenti più belli della mia vita è sempre una grande emozione, una grande festa. Arrivi ad un momento in cui quelle canzoni le senti tue. Wish You Were Here, nella sua semplicità, è proprio una di quelle. Vedere spesso il pubblico accompagnarmi nelle strofe e nel ritornello, oltre a mettermi i brividi, mi fa capire come attraverso la musica si possa abbattere qualunque barriera fisica e mentale e parlare la stessa lingua."

Recentemente si è parlato molto della tua idea geniale di fare una tesi di laurea sui Pink Floyd. Come nasce questa bellissima idea?

"Fin dall’inizio della mia carriera universitaria, avevo pensato di trattare nella mia tesi di laurea un argomento musicale, qualcosa che potesse rendermi piacevole il lungo lavoro di stesura. Tantissimi prima di me avevano trattato lavori pinkfloydiani quali The Wall e The Dark Side Of The Moon… io volevo raccontare e analizzare qualcosa di diverso, qualcosa a cui avessi pensato solo io fino a quel momento. The Endless River è un album recentissimo, che si sposa bene con la tematica attuale dei social network e che soprattutto non vanta ancora altre pubblicazioni accademiche."

Cosa ne pensi dei loro progetti solisti?

"Essendo anagraficamente giovane (ho 25 anni), non mi è stato possibile vedere un concerto dei Pink Floyd dal vivo. I progetti solisti di Gilmour e Waters su tutti e i loro conseguenti tour mi hanno dato la possibilità di rivivere in parte quelle atmosfere. Inoltre, nella loro produzione solista, ho trovato brani dal sapore fortemente floydiano: su tutti, ho apprezzato molto In Any Tongue di David Gilmour, sesta traccia del suo ultimo album solista Rattle That Lock. Accolgo sempre con entusiasmo i loro nuovi lavori, riservandomi i giudizi solo dopo un accurato ascolto. Finora non mi hanno mai deluso."

Proprio quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte di Syd Barrett. Cosa ne pensi della fase iniziale della band con lui protagonista?

"Syd Barrett è l’essenza stessa dei Pink Floyd. Inutile dire che senza di lui, niente di tutto quello che abbiamo visto e sentito fino ad oggi sarebbe esistito. L’aspetto scenografico che ha contraddistinto gli spettacoli dei Pink Floyd è opera sua: sembra un’esagerazione, ma Pulse non ci sarebbe mai stato senza il suo genio. Inoltre, ha ispirato una grossa parte della produzione pinkfloydiana: basti pensare all’album Wish You Were Here. Syd è stato un visionario e credo che questa sua qualità non sia stata ancora oggi riconosciuta a dovere dai fan."

Un commento sul recente tour italiano di David Gilmour.

"Ho avuto la fortuna di assistere allo spettacolo di Firenze, lo scorso 15 settembre 2015. Sono rimasto estasiato da quella meraviglia di luci e suoni. Ho fatto il bis nel 2016 facendo combaciare il concerto con una vacanza a Vienna con la mia famiglia. Anche lì è stato sensazionale. Nei mesi passati, mi ero battuto attraverso una petizione online (un successo di 10.000 firme, risultato poi vano) affinché il concerto di Gilmour all’Anfiteatro degli Scavi di Pompei di inizio luglio venisse trasmesso dalle telecamere RAI, ben consapevole dell’importante momento storico e artistico per il chitarrista e i suoi fan. È incredibile come un 70enne (e che 70enne!) riesca, attraverso la sua musica, a radunare attorno a sé ben tre generazioni di appassionati."

Qual è la tua opinione sull’uscita del disco The Endless River? Solo una trovata pubblicitaria o davvero un disco dei Pink Floyd?

"Non l’ho mai accettato come una trovata pubblicitaria, ma come un sincero omaggio di Gilmour e Mason al loro amico Richard Wright, affinché potesse rivivere attraverso le note di quei brani rimasti per troppo tempo incompiuti. È un lavoro dedicato ai veri appassionati, un album difficile ma di conferma, un’autodichiarazione: “Noi siamo i Pink Floyd e questo è ciò che sappiamo fare”. Dall’ascolto dell’album sembra quasi emergere questo concetto. Malgrado l’ingente pubblicità condotta sul web, ho sempre visto l’intera operazione con un tocco di romanticismo."

Nella tesi fai riferimento ai social network come strumento innovativo e contemporaneo per comunicare. Vuoi spiegarci questo concetto?

"L’idea è molto semplice. Grazie ai social network, non esistono più confini. Dei social network se ne servono oggi le testate giornalistiche, le case discografiche, gli artisti, gli attori, i politici… Tutti hanno compreso la straordinaria capacità di questi mezzi per fare comunicazione, pubblicità, annunci e comunicati in un modo più diretto e veloce di quanto non avvenisse già con la carta stampata o con la televisione. Non è una cosa da poco. L’importante è non abusarne."

Hai dichiarato il grande sogno di incontrare dal vivo i Pink Floyd. Se ciò dovesse succedere (e noi te lo auguriamo) che cosa gli chiederesti?

"È una bella domanda. Nell’immediato non saprei, risulterei forse banale e scontato. Credo tuttavia che opterei per qualcosa slegata dal contesto Pink Floyd, poiché da loro stessi considerato un capitolo definitivamente chiuso. È più facile che mi ritroverei a parlar con loro del più e del meno, dei loro interessi al di fuori della musica. L’aspetto umano e intimo dei personaggi famosi mi ha sempre affascinato. Conosciamo tanto della loro vita professionale e poco, se non niente, della loro vita quotidiana."

Ti aspettavi una risposta mediatica di queste proporzioni sulla tua tesi di Laurea?

"Ho sempre cercato di evitare che il mio lavoro restasse fine a sé stesso. Avevo e ho ancora in mente di impugnare la mia tesi per altri progetti, come la pubblicazione di un libro per esempio. Non mi aspettavo, tuttavia, questa risposta mediatica. Prima della mia laurea, avevo pubblicato su Facebook una foto della copertina della mia tesi fresca di stampa. Alcuni pinkfloydiani, incuriositi dall’argomento, hanno voluto condividere la notizia con altre persone e la cosa è divenuta in pochissime ore virale… fino a quando non è arrivata a destare l’attenzione di alcuni giornalisti, anch’essi appassionati della band."

Quali progetti hai per il futuro?

"Nell’immediato e come ho già detto, mi piacerebbe incontrare Gilmour e Mason. Poi vorrei anche realizzarmi professionalmente. Non ho ancora le idee chiare su quello che voglio fare, ma certamente opterò per qualcosa che mi dia la possibilità di poter continuare a coltivare le mie passioni, senza dover fare delle rinunce."

Stefano Leto – Onda Musicale

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Tags: David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright, The Endless River, Firenze, Pompei, Rattle that lock, Syd Barrett, PULSE, Pink Floyd, Wish You Were Here
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