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Recensione “Quei colori” dei Karbonica

Quei coloriè il primo album del gruppo siciliano dei Karbonica dopo il primo EP, Live in studio, del 2012 ed oltre 200 concerti dal vivo in club e pub siciliani. Un’attività, dunque, decisamente intensa e frenetica.

Diamo dunque un’occhiata alle dieci tracce che compongono Quei colori e lasciamo che a parlare siano i testi e gli strumenti dei Karbonica.

 

L’inganno: chitarre effettate che, con un giro travolgente avvolto dal basso, portano l’ascoltatore immediatamente all’interno del disco.

Nel brano concetti come libertà, democrazia, diritto e dignità sono degli specchietti per le allodole agitati da loschi individui che “sotto la pelle hanno squame che non sanguineranno mai.

Pezzo d’Africa: rumori di un mercato epercussioni, che si intersecano tra di loro, sono l’apertura di questa seconda traccia prima dell’ingresso, tra Led Zeppelin e Deep Purple, delle chitarre elettriche.

Il testo, impegnato e pungente, parla dei problemi che affliggono l’Italia dove si pagano tasse per avere servizi che non ci sono o tardano ad arrivare. Come dice il testo, il quale riprende il vecchio mito, “questa non è l’America”.

Lei è musica: vacillanti e talentuose scimmie impertinenti sono tutti quei nuovi cantanti/artisti, o presunti tali, che invadono la televisione con programmi in stile The Voice oppure X Factor. Il problema è che, paradossalmente, manca la musica.

Quel bisogno che: riff bello deciso e si parte con un pezzo più sofferto e tormentato. Il testo narra di una ragazza sofferente la quale, gettata a questo mondo, è circondata da persone che sanno, ma che non fanno nulla.

Ottimi gli strumming di acustica che intervallano, e scandiscono, i giri di elettrica. Alzate il volume per l’assolo!

Quei colori: la title track ha echi più alternative strizzando l’occhio ai Litfiba criticando la “cruda realtà, tu non mi piegherai”. Interessante l’uso degli effetti per la chitarra elettrica alla parola “distorti”.

La tua rivoluzione: opening tra alternative e indie per un brano di protesta dove le masse sono viste come “pezzi di carne pronti ad annuire” e la coscienza che “qui è in vendita”.

Non manca una citazione a Gomorra ed a “tutti i poteri che ci hanno reso schiavi”. La risposta a tutta questa matassa marcia è la rivoluzione!

Scappo via: le atmosfere si fanno più soffuse ed ipnotiche a descrivere un amore sofferto. Altro assolo che, sorretto da un ritornello decisamente cathcy, vi farà venire voglia di ascoltare e riascoltare il pezzo.

La tua città: il brano si fa più rock targato anni ’80, ma è comunque fortemente autobiografico dato che tratta della morte di un amico del cantante.

Ti racconterò: rumori di animali da cortile e cupe chitarre descrivono tutte le bugie, le contraddizioni e la corruzione dell’Italia.

Un Paese dove si tira avanti facendo accordi a spese degli altri che smaniano per un lavoro e vorrebbero votare un politico che non è un bugiardo. Sembra un altro pianeta, ma invece esiste eccome! Meditate.

Libera: hard rock scanzonato e positività a piene mani distribuita dagli accordi delle chitarre. Un finale inaspettato, ma che fa il suo dovere!

 

In conclusione, che dire di questo disco? Un disco rock con tutte le carte in regola! Fa riflettere, ma anche sorridere allo stesso tempo. Un po’ come nella classica commedia italiana dove le risate sono spesso a denti stretti perché la situazione è comunque agrodolce. Più che consigliato!

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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— Onda Musicale

Tags: Deep Purple, Hard rock, Led Zeppelin, X Factor, The Voice, Litfiba, Vanni Versini, Gomorra
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