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Tony Iommi (Black Sabbath): recensione di “Iron Man”

"In questo momento sto bene, oserei dire. Ho avuto un linfoma al terzo stadio quindi mi hanno detto di non farmi illusioni, potrebbe tornare in qualsiasi momento."

"Questa e' una delle ragioni per cui abbiamo deciso di chiudere l'attività dal vivo. Il problema non sono i concerti, ma i lunghi viaggi e gli orari che si fanno. E' una cosa negativa per me perché ha effetti sulla mia salute. Mi piace suonare con la band ed e' davvero triste che questo sia l'ultimo tour che facciamo”.

“I Black Sabbath sono sempre stati la mia vita e tutto, matrimoni compresi, è sempre ruotato attorno a loro”. In queste poche parole c'è tutto Tony pochi piagnistei e tanta realismo. Quest'uomo dal 2012 ha il cancro ed e' andato in tour con i suoi Black Sabbath, non certo per soldi ma per la passione che ha, con la voglia di calcare di nuovo i palchi di tutto il mondo e, forse, per lasciare a tutti un ultimo grande ricordo. Il tour e' stato organizzato in modo da poter tornare ogni sei settimane per le cure necessarie.

Se i Led Zeppelin sono la creatura di Page i Black Sabbath sono quella di Tony; ha dato tutto per la sua band. Unico membro sempre presente in tutte le formazioni. Intendiamoci, per me, i Sabbath sono gli originali con tutto il rispetto per il grande Ronnie Dio e dei due album ben riusciti con lui in formazione. Tony e' una persona semplice e riservata, senza fronzoli e con grande rispetto per tutti. Probabilmente l'unico chitarrista che può vantarsi (lo sa, e gli fa piacere ovviamente) d avere inventato un genere, o meglio un suono. I suoi riff, le atmosfere create con i Sabbath, i suoi ritmi pesanti, lenti e il sound opprimente influenzeranno tutti i chitarristi metal dopo di lui. Da ignorante in merito, ma avendo letto varie cose, penso sia il punto di riferimento per il “Doom” e lo “Stoner”.

In questa bella autobiografia Tony ci racconta tutta la sua vita, neanche a farlo apposta fino all'arrivo del cancro e della registrazione dell'ultimo album con Greezer e Ozzy (purtroppo la mancanza di Ward meriterebbe un capitolo a parte) e relativo tour mondiale. Ci regala tantissimi aneddoti che ti fanno divorare il libro in poco tempo. Lo stile di scrittura e' semplice, a volte quasi elementare. Tony sceglie di non prendere mai una posizione vs persone o situazioni. Le racconta nel modo in cui sono successe; il lettore potrà trarre le proprie opinioni.

Impossibile anche solo elencare la marea di situazioni che quest'uomo con i suoi Sabbath ha vissuto. Certo l'inizio merita una menzione di rilievo. Questo ragazzo che giovanissimo trova un posto fisso in una band "The Birds & The Bees" con imminente tour europeo e si licenzia immediatamente dalla fabbrica dove lavora. L'ultimo giorno il pomeriggio non vorrebbe andare; ma la madre dice che ci si comporta bene e si finisce la giornata. Si reca al lavoro, sostituisce una collega ad una macchina e si trancia due falangi della mano destra.

Un dramma in generale, una tragedia per un giovane chitarrista mancino! In ospedale, distrutto in tutti i sensi, riceve la visita del padrone della fabbrica che gli porta un disco di Django Reinhardt dicendogli "ascolta, questo uomo suona con due dita" … se non e' un inizio Rock'n'Roll questo!!!

C'è tutto in questo libro, qualsiasi avventura che all'epoca si possa associare ad una band di successo di quattro giovani "pazzi": splendidi dischi, concerti strepitosi e non, droga, alcol e dissolutezza totale, manager che si fottono tutto il malloppo, crolli e rinascite.

Le persone: in primis i rapporti con gli altri tre Sabbath, le follie di Ozzy, l'amicizia è gli scherzi pesanti a Bill, la collaborazione strana con Geezer; l'amicizia con Glenn Hughes conosciuto nel suo peggior momento, il grande rispetto per Rob Halford e Cozy Powell, l'amicizia mai svanita ( seppur lasciandosi litigando di brutto ) con Ronnie James Dio e quella nata dopo il tour insieme con Eddie Van Halen.

I matrimoni, la storia con Lita Ford e l'adorata figlia Toni-Marie. L'amicizia e la stima verso i Led Zeppelin e la rivalità bonaria con i Deep Purple. Plant e Bonham erano della stessa zona e si conoscevano bene soprattutto Bonzo e Tony; tra le pagine più esilaranti l'addio al celibato la sera prima del matrimonio solo loro due (con autista) con John che era il suo testimone il giorno seguente. Ma non vorrei avervi fuorviato; tanta, tanta musica ovviamente la vera passione del Baffo. E le sue protesi da artigianali a professionali un' epopea, solo questo meriterebbe la lettura.

“Sono rimasto sorpreso dagli artisti rap che sono stati influenzati dai Sabbath. E’ stata una sorpresa, è molto interessante e mi sento onorato”.

Certo amato Baffo, tu hai dato tanto e devi esserne fiero.

(fonte: link)

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— Onda Musicale

Tags: Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Rob Halford, Cozy Powell, Django Reinhardt
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