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HammerFall: recensione di (r)Evolution

E alla fine sono tornati. Alcuni diranno era ora, altri diranno che era tempo di appendere gli strumenti al chiodo, ma dopo tre anni di pausa gli Hammerfall se ne escono nel 2014 con questo "(r)Evolution".

Certo, parlare di rivoluzione, o evoluzione, riferendomi a questa band suona un po' come un controsenso. Diventati famosi per aver fatto della staticità musicale il loro cavallo di battaglia, gli Hammerfall non sono mai scesi a compromessi. Possiamo chiamarlo orgoglio se vogliamo, andare dritti per la propria strada senza farsi influenzare da niente, ma anche inutile testardaggine.

Con il passare degli anni, nel genere Power, si sono sempre più viste moltissime band pubblicare album da sufficienza risicata proprio per non aver cercato di svecchiare il loro sound. Dragonforce, Stratovarius, Angra, Rhapsody Of Fire, sono i primi nomi che mi vengono in mente.

L'azzardo, una scelta che pochissimi gruppi in questo genere hanno voluto fare propria, ma che ha saputo portare risvolti assolutamente positivi. Basta ricordarsi di album come "The Dark Ride" nel caso degli Helloween, o "Utopia" per gli Axxis, che hanno contribuito a rinnovare sia l'atteggiamento che la musica di queste band. Per questo gli Hammerfall, dopo la pubblicazione dello scialbo, seppur sufficiente, "No Sacrifice, No Victory" (2009), decidono di apporre un cambiamento. Con il seguente "Infected" le sonorità virano verso un Heavy Metal più massiccio, che mette da parte la melodia e punta più sulla potenza, con un risultato veramente affascinante.

Lo stesso Oscar Dronjak, chitarrista e co-fondatore della band, ha ammesso che "Infected" era un album necessario, che doveva contribuire a reinventare lo stile della band, lasciando da parte il passato. Tre anni, dicevo. Questo il lasso di tempo per la pubblicazione di "(r)Evolution", nono album in studio del gruppo svedese, e che vede il ritorno di Andrea Marschall per la realizzazione della copertina, autore dei primi due album degli Hammerfall, "Glory To The Brave" (1997) "Legacy of Kings" (1998), oltre che del produttore Fredrik Nordstrom, il quale aveva lavorato anche lui alla pubblicazione dei precedenti LP.

Impossibile rimanere impassibili di fronte a pezzi come "Bushido", caratterizzata da una struttura abbastanza semplice ma efficace, e "Hector's Hymn", probabilmente una delle canzoni migliori del gruppo sin dai primi album. Immancabile la ballad "Winter is Coming", talmente melensa e prevedibile da essere saltata, e considerata come un inutile riempitivo. Spingono più sulla velocità "Origins" e "Wildfire" con la prima che ha una sezione ritmica veramente eccezionale, e un assolo eseguito alla perfezione, mentre la seconda rappresenta uno dei picchi qualitativi maggiori dell'album.

Perde nel ritornello invece la Titletrack, veramente troppo semplice, mentre "Live Life Loud" e "We Won't Back Down" sono degli ottimi anthem da cantare assieme al pubblico, e che perciò in sede live si riveleranno come dei pezzi estremamente idonei.

"(r)Evolution" rappresenta quindi l'inizio di un nuovo corso per gli Hammerfall, che finalmente abbandonano certe abitudini troppo presenti nelle precedenti uscite, come l'inserimento forzato di cover, di pezzi strumentali, e di mid-tempo assolutamente inutili. Poche erano le idee prima della pubblicazione di "Infected", e come già era successo ad altre band, gli Hammerfall rischiavano di cadere nell'auto-riciclarsi e in un vuoto compositivo/musicale senza fine.

Alla fine sono sempre gli stessi, diranno. Ma io consiglio specialmente ai detrattori di questa band di dargli un ascolto, magari non vi farà gridare al capolavoro, sicuramente non la considererete una delle migliori uscite di questi ultimi anni, ma che probabilmente vi sorprenderà in positivo, e vi farà rivalutare un gruppo che fin troppe volte è stato denigrato e incolpato di proporre un genere morto già da tempo, ma che potrebbe rivivere una seconda giovinezza.

(fonte: link)

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— Onda Musicale

Tags: (r)Evolution
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