Recensioni e Interviste

Recensione di “The Night Siren” di Steve Hackett

Una volta tanto l'acquisto dell'album, disponibile dal 24 marzo (anche in DVD 5,1), segue l'ascolto live o come si diceva ai vecchi tempi del "tour promozionale".

In realtà il concerto del 31 marzo a Schio non si può propriamente definire tale, anzi di promozionale c'è solo l'esecuzione di un paio di brani del nuovo album, il che non saprei dire se sia stato un bene o un male, tale è la qualità di quest'ultimo. Ma ci tornerò, per ora vorrei concentrarmi sui dieci nuovi pezzi composti vuoi da solo, vuoi con la moglie Jo, più massicciamente col fratello John ed il buon Roger King coproduttore e tastierista titolare, unico "esterno" è l'ultimo brano "The Gift" un regalo di cui dobbiamo ringraziare Bennet & Fenner.

"Behind the Smoke" che inaugura "The Night Siren" è proprio uno di questi e senz'altro a ragione lo si può già inserire nei "classici di Steve" ovvero quelli eseguiti nella prima parte del concerto; partenza tranquilla, arpeggio morbido e crescita di grande impatto, a tratti decisamente epica, mi pare vagamente ispirato a "Kashmir", poi scriverete la vostra in proposito, io ero abbastanza lontano dal palco per chiederlo direttamente a Steven……. Molto simpatico l'intercalare del tar (sorta di chitarrina persiana o azerbaijana) a rompere l'incalzante ed ossessiva ripetitività del motivo conduttore; certo qui sul finale c'è un Hackett in più e mi perdoneranno i sostenitori dei LZ.

Steve ci ha raccontato che tale brano è dedicato ai Rifugiati di tutte le epoche, argomento quanto mai attuale, sottolineando come anche la sua famiglia polacca appartiene a questa schiera, ai tempi del nonno. Non vorrei proseguire col noiso brano a brano, anche perchè vista la novità mi pare più opportuno lasciare il sapore della scoperta al lettore, comunque anche il secondo brano "Martian Sea" conferma l'onda orientaleggiante con ampio uso di sitar (non è una droga, ma uno strumento a corda dell'India settentrionale, quella Mogul per intenderci), manovrato dal nostro eroe alla grande. Anche "Fifty Miles from the North Pole" ha una caretteristica impronta epica, con intermezzi corali devastanti, musicalmente parlando ed in senso ampiamente positivo.

Non riesco però a fermarmi a 50 miglia dal Polo Nord perchè subentra pesantemente "El Nino" altra perla costruita sulle quasi infinite capacità di Hackett sia esecutive che compositive, in questa rievocazione del fenomeno climatico ci capto anche una citazione di una fuga genesisiana, lascio a voi il riferimento. Ovviamente c'è spazio anche per la specialità della casa ovvero la chitarra classica alla maniera del flamengo in "Anything but Love".

La Sirena notturna è stata scritta nel corso del 2016, salvo alcuni brani risalenti al biennio precedente, e trae ispirazione da un virtuale viaggio musicale attorno al mondo che effettivamente è diversamente rappresentato: financo gli Inca con tanto d'impiego del charango, sorta di chitarrina sudamericana, naturalmente ben ben sovrapposti ai suoni tipicamente hackettiani, insomma un lavoro d'ispirazione assai vasto e di rivisitazione personale altrettanto notevole: il connubbio fra la "World Music" così cara al suo compagno di merende Peter e le sue origini Genesis più pure, condite con un apporto vocale personale che una volta tanto è costante e non penalizzante come in album del passato, anche perché Steven, sagacemente, appena s'accorge di esagerare butta su un po' di accordi e resetta il brano come "In Another Life" dove mi pare evidente l'omaggio alla Scozia ed i suoi piovosi paesaggi da fine del mondo. Vale la pena notare come alcune parti sono state registrate nel nostro paese, amatissimo da sempre dall'autore, che in concerto sempre prova a masticare qualche frase nella nostra lingua.

Per completezza segnalo lo stupendo brano di lancio dell'album "In the Skeleton Gallery" pure eseguito ed ampliato alla grande in quel di Schio, la cui "marcetta" ha inevitabilmente trascinato un pubblico entusiasta e avrei voluto ben vedere il contrario! Questo ha chiuso la parte "Classic Hackett" per procedere poi con "Genesis Revisited" che, e non a caso, ha ampiamente pescato da "Wind and Wuthering" di cui ricorre il quarantennale, per passare poi in scioltezza a: "A Trick of the Tail" & "Selling England by the Puond", concludendo con………. "The Musical Box" in grado di suscitare l'inevitabile lacrima commemorativa del suo concerto "promozionale" in quel di Lugo nella primavera del '72, quando entrambi eravamo decisamente più giovani e spensierati..

Avendo ascoltato la Novità poche volte un suo giudizio si può basare sui brividi indotti nel recensore, non più facilmente emozionabile come un tempo, ebbene questi non sono di certo mancati, anzi! Quindi propendo per il massimo e poter così affermare che (finalmente!) siamo al cospetto di un nuovo capolavoro, il minimo che io possa tributare a questo grandissimo artista che ha forgiato la formazione musicale di molti di noi. Grazie di esistere Steven.

(fonte: link)

{loadposition testSignature}

— Onda Musicale

Tags: Steve Hackett
Sponsorizzato
Leggi anche
Intervista alla cantautrice genovese Chiara Ragnini
Fattoria Mendoza: Maurizio Beltrami vs. Enrico Merlin, intervista doppia. (parte 1)