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Recensione “Ruins of Memories” di Charlie

Carlotta Risso, in arte Charlie, nasce a Genova e subisce subito l’influenza di generi musicali come country, folk e indie. Proprio per questo comincia a cantare e a suonare la chitarra.

Il frutto del suo talento e dei suoi sforzi è l’album di cui mi accingo a parlarvi oggi, Ruins of Memories. Ma bando alle ciance e diamoci subito un’occhiata approfondita!

 

The Strenght: con uno strumming deciso, ma tenero allo stesso tempo, Charlie apre le danze a quella che è la prima canzone a cui fanno eco gli strumenti folk come la chitarra slide.

Il testo parla della passione e della forza, appunto strenght, delle passioni che fanno andare avanti un individuo nel corso della sua vita. La voce di Charlie poi vi farà ricordare come non mai quella di Dolores O’Riordan dei Cranberries.

Superior: sempre acustica, ma questa volta accompagnata dal giro deciso di basso per un brano delicato che parla di un cerchio che, per quanto si è fatto, non si è mai chiuso. Da notare l’uso degli archi verso il terzo minuto, da brividi!

Rosemary: la protagonista qui è una casalinga frustrata che parla dei disagi che vive ogni giorno nelle quattro mura di casa. Qui Charlie prende decisamente ispirazione dai Beatles più intimi, acustici e sperimentali. Ottimo!

Ash and Arrow: decisamente più folk e country grazie al banjo ed al violino. Qui la voce di Charlie che si sdoppia ed arriva alle orecchie come lo schioppo del Winchester dello sceriffo cittadino.

Ruins of Memories: i ricordi, con le loro gioie e dolori, spesso giacciono sopiti in noi e questa è la canzone per loro.

I’d Be Glad: brano di stampo più alternative con vaghi echi reggae ed elettronici che si intrecciano perfettamente con la malinconia di fondo per una storia, che sia d’amore o d’amicizia, mai conclusa. Poco importa la distanza nel tempo e nello spazio, il ricordo è sempre vivo lì da qualche parte.

Leave: il vero e proprio inno allo staccarsi da chi tiene i sognatori a terra invece di lasciare che spicchino il volo

Innocent Sweet: si ritorna a cantare di una storia d’amore, anche se qui non si è mai palesata, con un crescendo che ricorderà non poco la notissima “Insieme a te non ci sto più” di Caterina Caselli.

Bed Time: come una dolce ninnananna irlandese rifatta dai Cranberries anche qui l’atmosfera è dolce e sognante. L’ideale per descrivere il riposo della domenica a casa dopo una dura settimana al lavoro, tra stress, orari e preoccupazioni varie.

Cigarette: ritorno dello slide, assieme al blues e al folk, per una storia malinconica. Da notare il finale jazz con una sezione fiati da orchestrina, per l’appunto, tra jazz e swing.

The Road: canzone ispirata all’omonimo romanzo che si caratterizza per il suo essere più cupa ed eterea, almeno nella parte iniziale, in un fantastico gioco di riverberi e delay facendo ricordare i primi tempi dei Pink Floyd.

She: traccia fantasma che segue la precedente in cui il dobro risalta in maniera più che cristallina. Una sorpresa più che gradita per concludere un ottimo disco!

 

A questo punto che dire di questo disco? Devo dire che è un lavoro veramente completo che mostra tutto il grandissimo talento della cantautrice genovese! Intimo, delicato ed ispirato, queste le prime parole che mi balzano alla mente. I miei più vivi complimenti a Charlie per questo fantastico Ruins of Memories!

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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— Onda Musicale

Tags: Delay, Country, Dolores O'Riordan, Pink Floyd, The Beatles, Cranberries, Indie, Vanni Versini, Folk
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