Recensioni e Interviste

Recensione di “To the Faithful Departed” dei Cranberries

Sembra che Dolores ci abbia provato. Ha seriamente tentato di non uscire dal suo ruolo di cantante da boyband per ragazzini gelatinati coi bracciali borchiati che suonano la "chitaVVa".

Qua però, in parte, non ci è riuscita. Ho letto sulla bella recensione di Rax qui sul deBasio che Dolores commentò questo album in questo modo: “L’ ho fatto in un momento terribile della mia vita, in cui andavo avanti a sigarette e vino. Poi ci siamo presi una pausa e siamo tornati con un album migliore”.

Beh se è vero, credetemi, quando ha detto sta cosa stava ancora ubriaca ed in ogni caso meglio così. Perchè questo è l'unico album dei The Cranberries che non puzza (troppo) di ragazzina neomestruata che va in giro a ruttare nel microfono perchè vuole cantare come "DoloVes". 

Se l'ha fatto sotto l'effetto dei fumi dell'alcool ben venga. Avendo poi ascoltato l'ultima schifezza che hanno partorito (Something Else – 2017), una specie di rivisitazione in chiave karaoke/pianobar dei loro migliori successi per glabri e pallidi ragazzini, questo "To The Faithful Departed" è veramente oro colato.

Per non farla troppo lunga forse questo è l'unico album dei The Cranberries dove si sono sforzati di uscire dal loro essere uno dei tanti gruppi pop del panorama musicale per lattanti e cercare di crescere in un qualcosa che sia più vicino all'alternative rock.

Attenzione però: il fatto che abbiano cercato di farlo non significa che ci siano riusciti completamente. Questo disco infatti va dalle tiratone pseudopunk molto con la puzza sotto al naso alle solite canzoncine tipiche dei The Cranberries. Però dai anche se pseudo e con la puzza sotto al naso qualcosa c'è. 

Qualcosa di quasi incazzato l'hanno tirato fuori. Qualcosa di leggermente più maturo, qualcosa che faccia tirare un sospiro di sollievo, qualcosa che faccia schioppare un pelo sul petto a quei ragazzini abituati a ciucciare il latte dagli inflazionatissimi pezzi da pubblicità di integratori vitaminici come Just My Imagination, Animal Instinct, Zombie e simili.

In sostanza questo disco è un saliscendi di cose che ai più attempati farà tornare a mente la puzza della prima sigaretta fumata di nascosto mentre a quelli che hanno il timpano di primo pelo potrebbe essere un'ottima occasione di allenarsi a suoni appena appena un po' più tosti. Un disco non male dopotutto, un disco che esula dalle solite chitarre acustiche di plastica dei The Cranberries, un disco che Dolores dice di aver fatto in un periodo che era continuamente ubriaca.

Posso dire una cosa? La dico? Dolò, bevi. Stammi a sentire a me. Ora però lo tolgo che mi sta evirando.

(fonte: link)

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— Onda Musicale

Tags: Cranberries, Zombie
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