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Il pedalino per chitarra? Ecco alcuni dei più conosciuti

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Quasi tutti i chitarristi, quando imparano a suonare la chitarra, primo o poi incappano nel magico mondo dei pedalini, delle pedaliere e degli effetti in genere.

Certamente questo desiderio nasce dalla voglia di sperimentare e di cercare sonorità nuove o diverse, magari che assomigliano a quelle del nostro idolo musicale.

Certamente è opportuno, per prima cosa, sapere utilizzare al meglio il proprio amplificatore il quale, molto spesso, potrebbe essere più che sufficiente a sostenere qualsiasi performance live.

In questo articolo, senza alcuna pretesa di volere insegnare nulla a nessuno, vogliamo analizzare alcuni degli effetti a pedale maggiormente diffusi, secondo quella che è la nostra (opinabile) opinione. Nessuna classifica del "miglior pedale o del peggiore".

Premesso che è possibile utilizzare un singolo pedale, più di un pedale o una pedaliera (detta anche pedal box), partiamo con alcuni concetti che ai più potranno sembrare banali. 

Nel caso utilizziamo una pedaliera, la stessa va inserita nella catena chitarra → collegata a pedaliera con il cavo (jack IN nella pedaliera) → cavo con jack OUT collegato all’amplificatore.

E' possibile anche decidere di usare una pedaliera multieffetto (alimentata a 12 volt o a a batteria), oppure tanti pedalini mono-effetto (alimentati a 12 volt o a batteria), collegati ovviamente ad un pedale On-Off, il quale permette di attivare o disattivare gli effetti, azionandolo con una leggera pressione del piede. Ovviamente, più pedalini metto nella mia catena tanto maggiore sarà il segnale perduto ed il rumore di fondo accumulato. In ogni caso è bene seguire alcune regole generali: per primi si posizionano gli effetti che influiscono sulla dinamica del segnale (il volume, l’intensità), poi seguiranno gli effetti di distorsione o quelli di overdrive e per concludere gli effetti di spazio, di ambiente, e che lavorano sul processamento del segnale, come il riverbero e il delay.

Il riverbero, ad esempio, spesso è contenuto nell'amplificatore ed un ottimo esempio è l'apprezzatissimo riverbero a molla della Fender.

A questo proposito, alcuni chitarristi usano mettere un booster o un equalizzatore parametrico alla fine della catena, in modo da migliorare il segnale. In genere, vengono utilizzati alcuni pedalini specifici a seconda del genere suonato dal chitarrista (heavy metal, blues, rock, ecc)

Esistono comunque pedaliere multieffetto che permettono di pre-programmare delle catene di effetti predefiniti dal chitarrista. In questo modo basterà un singolo tocco con il piede per attivare un "banco" contenente un mix di effetti precedentemente settati.

Prima di elencare alcuni effetti fra i più conosciuti è bene ricordare che Angus Young, indiscusso leader degli AC/DC usa solo il distorsore con la sua Gibson "diavoletto", mentre un chitarrista che ne fa largo uso è Steve Vai così come Eddie Van Halen. Se dobbiamo indicare un maestro nella costruzione del suono allora il nome è uno solo: David Gilmour il quale fa un ampio e sapiente uso di effetti.

 

WAH-WAH. Il wah-wah è uno degli effetti forse più famosi, è diventato conosciutissimo fin da Jimy Hendrix che usava il Cry Baby Dunlop (leggi l'articolo) ed è uno dei marchi di fabbrica del rock. Ricorda il pianto di un bambino, da cui prende appunto il nome, e viene utilizzato soprattutto negli assoli e nelle parti ritmiche, specie quelle funky. L’effetto agisce sullo spettro del suono tagliando alcune frequenze e lasciando le più alte. 

COMPRESSORE. Il compressore agisce sul segnale della chitarra in ampiezza e filtra una banda piuttosto stretta. Ciò che si ottiene è un suono molto compresso, che ‘buca’ e quindi si presta molto ai momenti di assolo. Esistono nel mercato diversi tipi di compressori, con varie caratteristiche a seconda della combinazione del processamento del segnale. Un esempio di chitarrista che lo usa è dato da David Gilmour, il quale ha usato spesso il Boss CS2 o l'Ibanez CP9. Ma il compressore viene usato anche in altri generi come nel blues ma anche nell'hard rock e nell' heavy metal, perché è un effetto molto versatile.

DISTORSORE. Storicamente è stato il primo effetto ad essere utilizzato in quanto può essere creato con l’amplificatore messo al massimo del volume, fino a saturare il suono. Dal punto di vista acustico, le sinusoidi che caratterizzano lo spettro del segnale vengono ‘rovinate’ fino ad ottenere un’onda quadra. Questo ‘disturbo’, questo ‘errore’, è piaciuto sin da subito a tutti i chitarristi tanto da essere l'effetto più usato. Uno dei distorsori più usati e apprezzati è il Big Muff.

OVERDRIVE. Simile al distorsore, questo effetto si basa anch’esso sul processo di saturazione del suono. Il segnale che produce ha meno armoniche rispetto al distorsore. Dal punto di vista acustico tecnico, le onde sinusoidali non arrivano ad avere una forma quadra, il che dal punto di vista percettivo lo rende più caldo e meno tagliente. Due ottimi esempi sono il Boss BD2 e l'Ibanez TS9.

EQUALIZZATORE. L’equalizzatore opera sul segnale a livello delle frequenze, ne elimina alcune e ne esalta delle altre. Il risultato è un suono più definito. Può venire utilizzato anche prima del distorsore in modo da poter agire su un segnale più pulito in partenza. Uno dei più usati è il Boss GE7, utilizzato sempre anche da David Gilmour (leggi l'articolo)

CHORUS. Il Chorus crea una o più linee di ritardo del segnale, e dà un caratteristico effetto di sfasamento. A livello tecnico introduce una modulazione: il tempo di ritardo (che comunque è breve), è controllato da un oscillatore a bassa frequenza. Dal punto di vista percettivo dà luogo ad un effetto Doppler, cioè di cambiamento della frequenza del suono, come quando si sente passare uno scooter davanti a noi e sentiamo il suono che da acuto diventa grave mano a mano che si allontana. In pratica, questo raddoppio del segnale dà luogo a un suono dissonante, molto caratteristico. Se si parla di Chorus, a nostro avviso c'è un solo nome: il Boss CE2.

FLANGER. Anche in questo caso l’effetto genera una linea di ritardo dalla quale viene fatto passare il segnale. Quello che ne deriva è un suono passato per un filtro a pettine, con picchi di risonanza, e altri punti in cui il segnale scompare. Trattandosi di un suono molto particolare, quasi di aereo, l’utilizzo di questo effetto va calibrato accuratamente senza usarlo troppo a lungo. 

DELAY. Questo effetto registra il segnale in entrata e lo riproduce ripetuto, con modalità che possono essere differenti: in ritardo (anche di molti secondi), o con tempi di ripetizione variati, o con dinamica differente (solitamente di poco o di molto inferiore). Alcuni esempi di Delay molto noti sono il Boss DD7 o DD6 e l'ibanez DE7.

 

Stefano Leto – Onda Musicale

 

 

 

— Onda Musicale

Tags: AC/DC/Jimi Hendrix/Steve Vai/Angus Young/Boss/Delay/Chorus/Wah-wah
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