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The Ammonoids: tra l’apocalisse e il punk rock – Intervista

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foto band

I The Ammonoids tornano con “If a Comet Strikes the Earth”, un singolo che unisce punk rock melodico e immaginari apocalittici.

Con “If a Comet Strikes the Earth”, The Ammonoids esplorano temi di connessione umana attraverso metafore scientifiche. Il brano, parte di un mini EP appena uscito, segna una nuova fase creativa per la band. Ne abbiamo parlato con loro per scoprire dettagli e progetti futuri.

“If a Comet Strikes the Earth” utilizza il tema dell’estinzione come metafora per una connessione umana profonda. Come è nata questa idea di collegare un evento catastrofico con una relazione speciale?

“Una relazione speciale in realtà è la prima cosa venuta in mente pensando a “qualcosa di bello”. Può essere una persona, una passione, un animale, un oggetto o qualsiasi cosa molto cara. L’evento catastrofico rappresenta un grosso cambiamento in arrivo, un qualcosa che non puoi evitare, un problema che non puoi risolvere e al quale non puoi sottrarti. Quindi cosa fare, se non passare dei bei momenti, aspettando “la cometa” che si schianta? La catastrofe diventa dunque un momento rassicurante, il punto di vista cambia e il messaggio finale è di speranza e ottimismo. In fondo, siamo la testimonianza che, anche dopo una catastrofe, la vita sulla terra persevera.”

Il sound di questo brano è stato arricchito dalla formazione a due chitarre, che ha permesso nuove armonizzazioni. Come ha influenzato questo cambio di formazione il processo creativo e la vostra evoluzione come The Ammonoids?

“In questo senso, “If a Comet Strikes the Earth” è per noi una celebrazione di ciò che da sempre saremmo voluti essere! Suonare in trio per tutti gli anni dei primi tre dischi è stata per noi un’esperienza molto divertente e stimolante. Ma chi ci conosce sa che da sempre siamo stati alla ricerca di un quarto membro a completare la formazione. Infatti, alcuni dei nostri brani più vecchi erano stati originalmente scritti e registrati per due chitarre, e poi successivamente riarrangiati per essere suonati come trio. 

Fin dal suo arrivo stabile in formazione (ormai sono passati quasi due anni!), Ivano (già chitarrista nei Minus Hero e batterista nei Twister e The Majors) si è rivelato il vero tassello mancante per la band. Era necessario per far evolvere il nostro sound sia dal vivo che in studio, e quest’ultimo disco ne è la prova. Inutile a dirlo, stiamo già lavorando ai nuovi brani e siamo gasatissimi!”

Il videoclip, diretto da Simone Serafini, aggiunge una dimensione visiva alla vostra narrativa apocalittica. Potete raccontarci come è nato il concept del video e come vi siete trovati a lavorare con il team?

“Innanzitutto ci teniamo a ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile il videoclip. A partire da tutte le ragazze e ragazzi che hanno accolto il nostro appello social e hanno partecipato attivamente a due intense giornate di riprese sotto la regia di Simone. Non lasciato nulla al caso e ha saputo ritagliare un “mini ruolo” per ognuna delle comparse. Lavorare a questo videoclip è stata per noi un’esperienza nuova, intensissima, faticosa e a tratti folle, tra sfide logistiche, cambi di location e corse contro il tempo. Siamo molto soddisfatti del prodotto finale. Ringraziamo ancora Simone e tutta la troupe (fotografia di Fernando Perris, Marco Ottai al supporto logistico) per la grande professionalità.

Il concept del videoclip nasce dall’idea di Simone, che ha posto la domanda “cosa farebbero i The Ammonoids a poche ore dalla fine del mondo, in una società al collasso?”. La risposta, ovvia, è un concerto in qualche luogo abbandonato e inusuale, e siamo così finiti a suonare in una cava di ghiaia, circondati da grandi macchinari arrugginiti! Parlando seriamente, per tutti noi era importante che questo non fosse il “solito” videoclip punk rock stile “festa in piscina” o “paura e delirio”, non avrebbe funzionato nel contesto del brano. Per questo motivo abbiamo voluto raccontare, attraverso le azioni delle varie comparse e i primi piani sui loro volti, alcune delle emozioni che legano la “festa” alla “fine del mondo”, e agli ultimi attimi delle persone sulla terra.”

L’uscita in vinile 7” rappresenta una scelta sempre più rara ma apprezzata. Cosa vi ha spinto a optare per questo formato fisico e a collaborare con Dinomite Records e Loops Std per la co-produzione?

“Ormai avrete capito che “If a Comet Strikes the Earth” per noi è sinonimo di novità. È infatti la nostra prima pubblicazione in vinile, dopo tre lavori precedenti erano usciti in formato CD digipak. A casa tutti noi collezioniamo gelosamente vinili di altre band della scena underground, ed era da molto tempo che sognavamo una nostra uscita in questo formato. In questo senso il mini EP di due tracce ben si sposa con il calore e l’intimità del vinile 7”, e così ne è uscita una tiratura limitata di 50 copie, per i più affezionati e i collezionisti.

Anche la co-produzione è “intima”, nel senso che sia Dinomite che Loops sono etichette a cui siamo molto legati. La prima è creatura del nostro cantante e chitarrista Matteo, la seconda è del caro Luca Loops (Bravo, Billycock), che si è occupato di rec, mix e master di questo mini EP e del nostro penultimo EP “Kids of the K-T Hole”. La collaborazione è dunque figlia del sodalizio tra queste due realtà, che negli ultimi anni ha portato alla luce svariate pubblicazioni nel genere e eventi live ricorrenti nell’asse Roma-Latina, come il Loops on Friday e il Jurassic Punk Night. Ma poi quanto è bello Luca?”

Ci sono delle aspettative per il futuro molto ambiziose, come l’idea di un concept album a tema paleontologico. Potete anticiparci qualcosa su questa nuova direzione e su come pensate di portare avanti il vostro “universo” fatto di scienza e punk rock?

“Dal punto di vista musicale, un concept album richiede innanzitutto una coerenza stilistica. L’idea di fare qualcosa del genere ce l’avevamo fin dagli inizi, ma come band avevamo prima bisogno di sperimentare un po’ e di farci le ossa in studio, e ciò si sente specialmente nei primi due dischi. Da “Kids Of The K-T Hole” abbiamo trovato una formula che ci è piaciuta e che abbiamo ricalcato con “Comet”, e ora abbiamo nuovi brani in cantiere che proseguono su quella strada e che andranno a comporre questo concept album. 

La sfida più grande risiede nel legare la musica alle parole e ai temi scientifici / paleontologici. Matteo, il nostro songwriter, risponde così: devo ammettere che sicuramente questa cosa dell’usare metafore paleontologiche o geologiche non è facile, posso sicuramente confermare che ogni canzone del prossimo disco avrà questa particolarità, ma dopo di quello? Non lo so, ammetto che è una cosa non facile da mandare avanti in maniera sensata. Avere un’idea per la tematica di un testo, e cercare un evento geologico o un organismo preistorico che può rappresentarlo non è sicuramente una passeggiata. A volte accade il contrario, a volte leggo qualcosa su un determinato argomento e penso “se usassi questo titolo, di cosa potrei realmente parlare?”

Non mentirei se dicessi che certe volte rimango giorni a pensare a cose del genere senza realmente riuscire ad uscirne, ma forse questo è ciò che più mi affascina di tutto questo: ho due grandi passioni (o forse ossessioni?), la musica e la paleontologia, Da qualche anno ho deciso di farle coincidere in qualche modo, se l’idea non arriva subito, preferisco lasciarla a macerare nella mia testa, anche per mesi, piuttosto che farla uscire per forza e senza un minimo di genuinità.  Più di questo non possiamo dirvi, per ora, ma speriamo di potervi raccontare del nostro prossimo disco il prima possibile!” The Ammonoids sono su Instagram.

— Onda Musicale

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