Kanye West, oggi conosciuto come Ye, non è mai stato un artista di facile interpretazione, il quale ha fatto del differimento, circa il rilascio delle proprie fatiche in studio, un vero e proprio tratto distintivo.
Il nuovo album, intitolato Donda 2 – il quale arriva dopo neanche due mesi dall’uscita di BULLY –, non fa eccezione; anzi, esordisce sulle piattaforme di streaming musicale con un ritardo di ben tre anni. Inutile dire che l’album in questione comincia a circolare sul web appena pochi mesi dopo il rilascio del discussissimo primo capitolo, Donda, accendendo, così, le speranze dei fan più accaniti, bramosi di assistere alla pubblicazione di due lavori targati Kanye West, a breve distanza l’uno dall’altro.
Cosa dire, allora, del nuovo capitolo della serie inaugurata dal noto rapper e producer di Atlanta?
Innanzitutto, questo secondo “volume” appare non poco distante dal primo – e non certo per la copertina, dove questa volta campeggia una casa in fiamme, contro il semplice sfondo nero di Donda: se, infatti, quest’ultimo sembrava presentarsi nelle vesti di un’opera ben più compatta – dotata di una struttura e di una logica ben precise, con alti in grado di entrare nel gotha dei migliori brani ascrivibili al rapper –, Donda 2, di rimando, manifesta le caratteristiche opposte. L’album, insomma, si configura come poco meno di un semplice assemblaggio di tracce, privo di qualsivoglia genere di criterio a sostegno, con qualche momento degno di nota, inevitabilmente destinato a smarrirsi nell’inconsistenza di poco più di 50 minuti di riproduzione complessivi.
È lo stesso West, inoltre, a mostrare quanto tale progetto non abbia mai assunto un’importanza effettiva
Se Donda, infatti, fu anticipato e accompagnato da una serie di maestosi listening party aperti al pubblico – divenendo, così, un imponente fenomeno mediatico –, Donda 2 vede la luce in quanto progetto totalmente estraneo a un simile modus operandi, non accompagnato nemmeno da uno stralcio di strategia comunicativa. L’album viene caricato sulle piattaforme streaming all’improvviso, dopo tre anni di attesa, ma senza il gran parlare che si fece dell’illustre predecessore, il quale segnò un’epoca, scontrandosi con il deludente Certified Lover Boy di Drake.

HAPPY, SECURITY, 530, SCIFI; e poi TRUE LOVE, su tutti, – con la collaborazione del compianto XXXTENTACION – caratterizzano le vette più alte, toccate dal lavoro di West, in cui la combinazione ben riuscita di elementi particolari – quali l’intuizione per le produzioni e la presenza di un certo livello di pathos-immedesimazione da parte dello statunitense – finisce per agire in maniera decisiva. Al netto di ciò, d’altronde, non si può che trattare simili brani alla stregua di piccole gemme, inserite, però, all’interno di un progetto probabilmente figlio della fretta e dello stato emotivo provato dal rapper, all’epoca della scrittura del disco.
Non dimentichiamo, infatti, come l’improvviso rilascio di Donda fu figlio di una serie di questioni familiari che coinvolsero in maniera significativa il rapper di Atlanta; questioni che inerivano, in particolare, il rapporto con l’ex moglie Kim Kardashian e la figlia North.
Giustificazioni a parte, è sempre lecito aspettarsi qualcosa di più da un nome altisonante come quello di Ye, il quale si macchia della colpa di aver abituato il proprio pubblico al rilascio di autentici classici che, più di una volta, hanno provveduto a ridefinire le regole del panorama musicale hip hop.
Purtroppo per noi, però, non è il caso di Donda 2.