Prosegue il nostro viaggio all’interno dell’anima gommosa dei Beatles (1965) con il Lato B del disco (leggi qui l’articolo) che ha segnato la svolta dei Fab Four.
La seconda parte del fortunato album si distingue, tra le varie, per contenere due delle hit più acustiche firmate da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr. Sto parlando delle tenere “Girl” e “In My Life”.
Vediamole dunque assieme alle altre tracce di “Rubber Soul”:
What Goes On: composizione dal sapore più country e bluegrass con il giusto “accento” di skiffle, l’antenato del rock in Inghilterra, perché è una vecchia composizione di Lennon risalente ai tempi dei seminali Quarrymen riesumata perché al limite della scadenza per “Rubber Soul”. Una cosa simile a quello che è successo per “Nowhere Man” insomma. Si tratta inoltre dell’unico brano a riportare la firma “Starkey”, vero cognome di Ringo, oltre alla consueta Lennon/McCartney. Anch’esso piuttosto triste e pieno di risentimento, parla del dolore provato da un uomo nel vedere la sua amata in giro con un altro. Egli si chiede dunque se lei prova piacere nel vederlo soffrire così (“cid you mean to break my heart and watch me die”).
Girl: vera e propria ballata acustica firmata da Lennon per una ragazza “che vuoi così tanto da soffrire”. A Cynthia Powell, la moglie di allora, piaceva pensare che fosse dedicata a lei nonostante il rapporto in crisi con il marito. Il brano, caratterizzato anche dall’uso della parola “tetta” nel ritornello cantata da Harrison e McCartney, riprende quello che sarà il futuro rapporto di Lennon con Yoko Ono (il loro primo incontro avverrà nel novembre del 1966 ad una mostra d’arte). Secondo altre interpretazioni la “ragazza” rappresenta Astrid Kirchherr, amica e fotografa tedesca del gruppo durante il loro periodo ad Amburgo oltre che fidanzata del compianto Stuart Sutcliffe (morto nella primavera del 1962). Si potrebbe quasi dire che “Girl” anticipa “Woman”, uno dei cavalli di battaglia del Lennon solista, facendo sì che le due canzoni si colleghino come le fasi di età durante la crescita di questa “ragazza”.
I’m Looking Throug You: canzone decisamente più folk, con interventi di chitarra elettrica ed organo suonato da Ringo, e stizzita dove Paul McCartney riprende in mano il discorso del difficile rapporto con Jane Asher. Come già visto nel Lato A, la ragazza era in tour come il fidanzato, e le cose non stavano proprio andando per il verso giusto. Il brano infatti recita “ti sto guardando dentro, sei cambiata” evidenziando il dolore di Paul per la situazione sentimentale.
In My Life: una delle mie canzoni preferite dei celeberrimi Fab Four che io ricollego alla mia piccola città natale e coverizzata anche da Ozzy Osbourne mostrando nel video anche i tempi dei Black Sabbath.
Acustica e sognante si caratterizza per l’intervento del buon George Martin all’assolo di pianoforte, lo stile elisabettiano è dato dal raddoppio della velocità di esecuzione in studio, e da una sensazione di nostalgia. Pare infatti che l’ispirazione, oltre alla natia Liverpool, provenisse dal giornalista Kenneth Allsop che chiese a Lennon come mai non parlasse della sua città natia e della sua infanzia.
L’artista inglese scrisse dunque un testo, uno dei pochissimi prima della musica, in cui si immaginava a bordo di un autobus passando per luoghi che “hanno avuto i loro momenti/Con amori e amici che ancora ricordo/Alcuni sono morti e alcuni sono vivi/Nella mia vita li ho amati tutti”.
Oltre al chiaro riferimento a Sutcliffe, la versione originale conteneva poi due luoghi simbolo per Lennon che avrebbero dato origine ad altrettanti mitici pezzi quali “Penny Lane” e “Strawberry Fields Forever”.
Wait: scritta alle Bahamas durante le riprese di “Help!” doveva essere contenuta nell’omonimo album, ma venne scartata all’ultimo per poi venire ripresa in “Rubber Soul”. La canzone venne infatti solo ritoccata in un paio di piccoli punti, per il resto è tale e quale a come avrebbe dovuto essere, e parla dell’attesa di un ritorno a casa. Come la paziente Penelope attendeva il prode Ulisse, anche qui si potrebbe pensare alle varie fidanzate e/o mogli che aspettavano il ritorno degli amati dal tour.
If I Needed Someone: le armonie vocali, l’influenza dei Byrds e la semplicità fanno di questo brano uno dei maggiori successi scritti da Harrison. Diretta e sognante è solo un assaggio di quello che diventerà il “piccolo del gruppo”. Volete una canzone d’amore e d’affetto che non sia smielata e provochi il diabete? Se sì allora ascoltate questa in loop e ad un volume adeguato!
Run for Your Life: ispirato da Elvis Presley, Lennon compose questo brano che prese la piega di una gelosia violenta e possessiva (“Well I’d rather see you dead, little girl/Than to be with another man/You better keep your head, little girl/Or I won’t know where I am/You better run for your life if you can, little girl”). In seguito all’incontro con Yoko Ono e l’adesione al movimento pacifista e dei diritti delle donne, Lennon si pentì del testo scritto. Basti pensare che durante gli anni ’90, in seguito all’aumento dei casi di violenza domestica, alcune radio americane bandirono il brano dalle loro trasmissioni.
Giudizio sintetico:
“Rubber Soul” è un vero e proprio “album del cambiamento” che ha mostrato al mondo come i Beatles non sapessero scrivere solo “canzonette”. Disco imperdibile che non stanca mai e regala ad ogni ascolto più di un’emozione.