Piccolina, sopracciglia color ebano, fermamente all’avanguardia e padrona di una sconcertante gamma di strumenti (dalla chitarra e sassofono al violino, arpa automatica, armonica e batteria).
Un timbo di voce scuro, intenso, seducente, di una naturalezza sconvolgente, artisticamente responsabile solo di se stessa; stiamo parlando di Polly Jean Harvey, nota come PJ Harvey.
Se c’erano delle regole su ciò che rende un vero dio del rock, allora PJ Harvey rimane una proposta rock decisamente improbabile con la sua band formata da una sola donna. Nonostante suona e scrive da tre decenni con John Parish, il musicista con cui ha fatto amicizia con la sua prima band ( Automatic Dlamini) è l’unica a potersi prendere tutto il merito o la colpa nel corso della sua carriera da solista.
Polly Jean Harvey è nata il 9 ottobre 1969 nella regione del Dorset, Regno Unito. E’ cresciuta in campagna,insieme al fratello ed ai suoi genitori che possedevano un’attività di estrazione di pietre. Entrambi i genitori adoravano la musica e ne erano anche molto coinvolti organizzando piccoli concerti. Ian Stewart era un caro amico e ospite frequente in casa Harvey.
Ispirata dalla collezione di dischi dei suoi genitorori è stata introdotta al blues, al jazz, e all’art-rock. Crescendo si è avvicinata ad artisti più vicini al pop prima di diventare una fan del mondo indie. Da adolescente, al college, ha iniziato la sua carriera musicale, suonando in diverse band. Dopo essersi esibita nei bar e nelle sale del villaggio iniziò a suonare e nel 1991, ha formato la band Pj-Harvey, con il bassista Steve Vaughan e il batterista Robert Ellis. Il suo primo concerto di debutto fu in una pista da bowling nella sala del villaggio di Charmouth e fu talmente disastroso che Pj lo ricorda cosi: “ abbiamo iniziato a suonare e suppongo ci fossero circa 50 persone. Durante la prima canzone la sala era sgombra. Erano rimaste solo due persone”.
Ma il successo era a un passo. La sua musica illustre con testi che coprono temi come il sesso, l’amore e la religione, unita all’adozione di una serie accattivante di personaggi da palcoscenico, a volte apparendo come una versione pantomima di una ragazza rock gotica, altre in abiti vittoriani, o in tute mozzafiato, gonne in finta pelle di leopardo e boa di piume hanno reso Pj Harvey la femme fatale del rock.
Più del look e delle sue pose provocanti, hanno dato scandalo le sue canzoni con testi molto personali e spesso perversi che suonano come la colonna sonora di un imminente esaurimento nervoso.
Dry, l’album di debutto publicato nel 1992, contiene una serie di canzoni che hanno come tema prevalente il sessso femminile, di cui lei parla apertamente. Qualche esempio: “To bring you my love” (successo del 1995). Altri testi espliciti, come l’ode alla mestruazione e alla perdita della verginità (Happy and Bleeding), o la storia della prostituta Angelene contenuta in “Is this desire?” fanno di Pj Harvey una cantautrice dannata che si rifà ai canoni di Tom Waitse Nick Cave, denominato come alter ego maschile di Pj.
A proposito di Nick Cave, Harvey lo ascoltò per la prima volta all’età di 18 anni. Rimase talmente sconvolta dalle sue canzoni che non ascoltò altro per diverso tempo. I due si incontreranno nel 1996 per duettare insieme in un disco sublime (Hernry Lee)e per intraprendere una breve e altrettanto distruttiva e tormentata relazione.
Nel 1993 Polly pubblica il rumoroso “Rid of me”. Lo slogan sarcastico, provocatorio e a tratti improbabile con urla, mugolii, lamenti, sussurri e ululati si rifà alla musa Patti Smith a cui viene paragonata dalle riviste musicali dell’epoca. Una sorta di seconda versione originale che include alcune tracce inedite è stata pubblicata in 4-Track Demos.
Dopo aver girato questo secondo album, Steve Vaughan e Robert Ellis lasciano la band e Pj Harvey diventa artista solista.
I testi più crudi e intimi di sempre li troviamo nell’album “To Bring you my love”(1995). A fornire un contributo decisivo è il chitarrista e compositore John Parish, con i quali la cantautrice inglese stabilisce una dura e proficua collaborazione. Troviamo una Polly Jean che si trasforma in un’amante che vende la sua anima al demonio in cambio dell’amore, poi diviene una ninfomane strega vodoo e poi ancora una blue eyed whore che annega la figlia nelle acque del fiume. Oltre all’orrore e alla depravazione si scopre una Polly che si cala nei panni umili di un’operaia e dà voce ad una tenera ragazza-madre.
Nella vita di questa fragile solista non esiste solo il rock. È appassionata d’arte e si cimenta con la scultura, il suo hobby preferito. Questo amore per l’arte lascia tracce anche nelle sue canzoni in quanto il suo metodo di scrittura è fortemente influenzato dalle immagini. Oltre all’arte è appassionata anche di cinema: ha interpretato Maria Maddalena nel film “The book of life” di Hal Hartley. Nel 2004 esce “Uh huh her” un disco in cui la Harvey compone, produce, registra e suona tutti gli strumenti da sola.
Dopo un periodo di assenza si rifà viva nel 2006 con il DVD “Please leave quietly” dove viene documentato uno dei suoi ultimi tour di “Uh uhu her” comprensivo di backstage, autointerviste allo specchio, soundcheck e viaggi, mentre nel 2009 in coppia con John Parish, incide e pubblica “ A woman a man walked by”. Come per il loro precedente progetto condiviso, Parish ha scritto tutta la musica e suonato la maggior parte degli strumenti, lasciando i testi ed il canto ad Harvey.
Gli slogan femministi, le provocazioni e l’ambiguità urlata in faccia hanno lasciato spazio ad una Pj Harvey elegante, che non ha più bisogno di ostentare, ma ha comunque ancora molto da dire e lo fa con “The hope six demolition project” eletto tra i migliori album 2016 da un’infinità di magazine mondiali. Questo nono album trae ispirazione da numerosi viaggi intrapresi da Harvey nel corso di quattro anni tra Kosovo, Afghanistan e Stati Uniti. È stato in cima alla classifica degli album dell Regno Unito ed ha ottenuto una nomination ai Grammy Award per la migliore musica alternativa. Dalla creazione di questo album è nata una collaborazione con Seamus Murphy che oltre ad aver viaggiato con lei, ha ideato il docu-film “Pj-Harvey a dog called money” (nelle sale virtuali da maggio 2020).
Il processo creativo di Harvey non ha fine, infatti ancora oggi continua ad essere una delle cantautrici e musiciste più originali del Regno Unito e nel 2019 ha pubblicato un nuovo album “All about Eve”.
Nel 2020, Harvey ha intrapreso un’ambiziosa campagna di ristampa del suo lavoro che include versioni demo di ciascuno dei suoi album e nuovi artwork. Dry è stato ristampato a luglio, Rid of mee4-track demosin agosto e To bring you my lovea settembre.
Questa straordinaria artista ha da sempre avuto la capacità di alterare e sorprendere il pubblico, di colpire l’ascoltatore fin nelle viscere. Carismatica e talentuosa ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cuiil Mercury Prize 2001(per Stories From the City, Stories From the Sea del 2000), sette nomination aiBRIT Award, cinque nomination ai Grammy Awarde due ulteriori nomination al Mercury Prize. Rolling Stonel’ha nominata Best New Artist e Best Singer Songwriter del 1992 e Artist of the Yearnel 1995, e ha inserito due dei suoi album (Rid of Me, To Bring You My Love) nei suoi 500 Greatest Albums of All Time. È stata anche valutata come artista rock numero unodalla rivista Q in un sondaggio del 2002.