Il 17 novembre è uscito “Zingaro“, il nuovo singolo di Nyco Ferrari (in distribuzione Sony Music e prodotto da Golpe Music).
Un nuovo capitolo per il cantautore di stanza a Milano. Un brano sfacciatamente pop anche per chi non ascolta pop, per chi spesso cede ai clichè e per tutti quelli che si ritrovano sempre agli aperitivi, ma anche per chi ama il cinema d’autore e i circoli letterari. Qui Nyco Ferrari offre una versione ironica ed ossimorica di sé stesso: un’anima impegnata che si ritrova a ballare con poco.
Zingaro: il brano raccontato da Nico Ferrari
«Zingaro. Un po’ distanti dalla città. Musica leggera in periferia. Ballare soli fregandosene di tutto. Ballare con poco.»
Zingaro è una canzone con due anime. C’è quella spensierata, che canta “popporoppò” sui tetti di Milano a ritmo di reggaeton.
E c’è quella impegnata, che chiede, senza cortesia, di non sprecare tempo alienandosi nel virtuale, ma di tornare alle immagini concrete della vita vera. Una schitarrata alla luna, un viaggio esotico, una scelta coraggiosa come quella di cambiare tutto. Cliché, forse, ma quanto mi piacciono i cliché.
“Zingaro” nasce spontanea, libera. Guidavo di notte e sull’autostrada è spuntata una luna piena, gigante, rossa. Non sapevo bene come sarebbe andata a finire quella notte, ma nel bagagliaio c’era la mia chitarra, e saperla lì, tutta per me, mi dava una gran sicurezza. Qualunque cosa fosse successa quella sera, o qualunque cosa succeda nella mia vita, lei era ed è lì, pronta per dare una colonna sonora alla mia storia, nomade con me ovunque io vada. Alla fine basta poco per essere liberi: la luna e una chitarra.

BIO:
A 19 anni parte per Londra, attratto dall’universo musicale ed internazionale che anima la città. È l’inizio di un lungo periodo all’estero che terrà Nyco fuori dall’Italia per quattro anni.
A Londra, frequentando le jam session del Ronnie’s Scott Jazz Club, scopre in sé un nuovo istinto musicale destinato ad animare tutta la sua produzione. Dopo un inverno passato a Dublino, si trova a lavorare in un ristorante a Parigi. Qui vive tutto il fermento della musica spontanea lungo la Senna e del jazz più colto di clubs come il Duc de Lombards o il Caveau de la Huchette. Per due anni i palchi delle jam session gli fanno da scuola, accanto all’elettronica dei club del diciottesimo arrondissement e alla musica popolare suonata ad ogni angolo della città.
Coglie senza pensarci l’opportunità di volare a Shanghai, dove resta per un anno ad imparare il cinese, in bilico tra la cultura orientale e la costante dei concerti jazz del Jay-Z club. Non c’è da stupirsi se quando torna a Milano per la magistrale si sente più straniero che italiano. A Milano scopre il fermento di una città tra continui concerti ed eventi artistici, che lo sprona a raccogliere le migliori canzoni scritte all’estero in un album dalle sonorità esotiche che unisce il pop, il jazz e l’elettronica. Sarà poi la musica a portarlo di nuovo via, dritto a New York, dove nello scantinato dell’ennesimo ristorante in cui lavora diventa finalmente Nyco.