«La vita ha un dente d’oro»è un’antica espressione bulgara che non trova corrispondenza idiomatica nella nostra lingua. Oggi l’espressione non è più in uso, ma pare venisse utilizzata per alludere al fatto che in tutto ciò che è vero c’è sempre un artifizio, una menzogna. Ma è anche vero che le cose, a volte, sono proprio come sembrano.
La vita ha un dente d’oro è per molti aspetti uno spettacolo di archeologia teatrale, che va alle origini del gioco attoriale, laddove nasce la tradizione ormai perduta, seguendo il gusto e il piacere della vera finzione, quella autentica, quella che privilegia il gioco e la santa idiozia, la fede nell’arte del fallimento.
Insomma, signori, potrete vedere due attori. Certamente il gradino più basso dell’umanità, ma pur sempre due persone, due esseri, due esemplari di una specie in via d’estinzione, fatta oggetto da qualche anno a questa parte, come ben sapete, di una caccia spietata.
Coloro tra voi che ne sono ignari si chiederanno il perché. Perché mai questo accanimento? Forse per la pelle? Per i denti e le unghie? Per gustarne il rinomato fegato all’alcol? No signori. Le carcasse degli attori vengono semplicemente lasciate marcire al sole, soltanto dopo, però, aver tratto godimento dal loro dolore in seguito ad una qualsiasi frase irrispettosa nei loro confronti.
Come, per esempio «Ma insomma basta con gli attori»! Ecco, una semplice frase come questa può produrre danni devastanti nella fragile ed aerea natura di questa specie. E noi ne abbiamo individuato due esemplari apparentemente ancora in buono stato.
Venite a vedere di cosa sono capaci! Di quale profonda e inarrivabile stupidità sanno farsi carico! Come sanno attrarsi e distrarsi, precipitare dalle vette del sublime al buco nero del marasma più ingovernabile! E poi, chiunque volesse aiutare loro e i rari esemplari ancora esistenti, può lasciare una donazione al Comitato per la difesa e la salvaguardia dell’attore.
GIANLUCA STETUR si forma a Milano seguendo l’insegnamento di alcuni fra i più interessanti maestri della scena contemporanea Teatrale, tra i quali Claudio Orlandini e Claudio Morganti.
Conduce laboratori e corsi per attori professionisti. Fondatore con Ombretta Nai di diverse realtà teatrali, riconosciute tra le più interessanti e innovative. Dal 2000 al 2008 entra inoltre a far parte dell’Osservatorio Critico del “Premio Scenario” e “Premio Ustica”.
Dal 2003 al 2008 assume la Direzione Artistica e organizzativa del Teatro Guanella di Milano, proponendo una stagione apprezzata da pubblico e critica, e collaborando con artisti fra i più significativi della scena italiana ed europea, quali Danio Manfredini, Eugenio Allegri, César Brie; Claudio Morganti e Rita Frongia con i quali è nato e continua un fertile sodalizio artistico che si esprime sia nella formazione sia nella produzione teatrale (Il pigiama di Macbeth, 2003 – Waiting Long, 2007 – Ombre-Wozzeck, 2008 – ).
Dal 2009 in scena con “Ultimo Volo” (orazione civile per Ustica) con Pippo Pollina e con “Il custode” di H. Pinter (Festival Armunia Castiglioncello). Dal 2006 fa parte del Libero Gruppo di Studio d’Arti Sceniche coordinato da Claudio Morganti.
FRANCESCO PENNACCHIA si laurea presso l’Università degli Studi di Siena in Lettere Moderne, indirizzo Musica e Spettacolo, con una tesi su “La reinvenzione della Commedia dell’Arte nel Novecento”. Attore e regista della compagnia LaLut dal 1995 al 2013.
Lavora come attore con il Gruppo della Rocca, Giuliano Lenzi, Filippo De Dominicis e con Claudio Morganti (1997, Ancora Alcesti, 2000 Riccardo III, di W. Shakespeare biennale di Venezia, 2003 End -Guai in fabbrica e Tutto qui di Pinter e Atto senza parole n.II di Beckett-. 2006, Waiting Long, 2008 Castiglioncello, Scimmia, ispirato a Woyzeck di G. Buchner, Armunia Festival, 2009 E’ così buio che sembra d’esser ciechi, tratto da Woyzeck di G. Buchner,2010 studio per Operina per un teatro d’ombre, ispirato a Woyzeck,2011Festival du Theatre Garonne, studio per Operina per un teatro d’ombre-Woyzeck suite, ispirato a Woyzeck di G. Buchner, 2012, Milano, Ombre Wozzeck, tratto da Woyzeck, 2013 La vita ha un dente d’oro.
Con Alfonso Santagata (Tragedia a ‘mmare, Eidos (Apparizioni) 1999, Una brutta fine (video) 2000, La notte degli oltraggi, 2001, Se la nuì, Tragedia a Gibellina, 2002, Requie a l’anema soja, Contrasto (alle mafie), 2012.
Con Alessandro Serra, Teatro Persona, AURE, biennale di Venezia 2011.
Come regista: Petì, tratto da Il portacesta di A. Petito, Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e n’anno, Il Custode, di Harold Pinter,Festa, Ad Bestias, Pseudolo.Dal 2006 fa parte del Libero Gruppo di Studio d’Arti Sceniche coordinato da Claudio Morganti.
La vita ha un dente d’oro
testo/drammaturgia di Rita Frongia
con Francesco Pennacchia e Gianluca Stetur
regia di Claudio Morganti – organizzazione di Adriana Vignali
produzione Esecutivi per lo Spettacolo Compagnia teatrale
diretta da Claudio Morganti
Teatro di Meano
Sabato 18 marzo ore 20.45
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