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“Ecce homo, qui est faba”: il bizzarro Mr. Bean [Seconda Parte]

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Nel condurre la vita di tutti i giorni, Mr. Bean, oltre ad essere infantile, è bravissimo nel rendere complicate le attività più semplici (nuotare, tinteggiare il proprio appartamento, guardare la televisione).

Memorabile è la scena in cui guida la sua macchina stando seduto su una poltrona legata sul tettuccio del veicolo. Qualora si presenti un problema, Bean riesce sempre – con sicuro effetto comico – a risolverlo in modo creativo e soprattutto assurdo. Se qualcuno riesce a trarlo d'impaccio, lui lo ricambia con l’indifferenza. Tra le sfumature del suo carattere risaltano anche l’attitudine a lagnarsi eccessivamente per cose di poco conto nonché il piglio vendicativo verso chi – a suo modo di vedere – gli ha fatto uno sgarbo.

Quanto al suo abbigliamento, Bean indossa sempre lo stesso completo, cosa che lo rende inconfondibile esattamente come il Tenente Colombo. Indossa sempre dei pantaloni marrone scuro, una giacca in tweed color nocciola, camicia bianca e cravatta rossa. Non importa che meteo ci sia, lui è sempre vestito così (quasi sempre, ad essere sinceri).

Riguardo alla sua identità completa, dobbiamo arrenderci, dato che nella serie non veniamo mai a conoscenza del suo nome di battesimo. Non sappiamo nemmeno che lavoro faccia, anche se nel film del 1997 Mr. Bean – L’ultima catastrofe risulta impiegato come guardia della sicurezza alla National Gallery di Londra.

In tale contesto non dobbiamo stupirci del fatto che rare siano le apparizioni di figure umane nella vita del personaggio. Risulta fidanzato da tempo immemorabile con Irma Gobb (interpretata da Matilda Ziegler), una donna dotata di una pazienza pressoché infinita, fondamentale quando si ha a che fare con certi “uomini”. Bean la tratta in maniera distratta e superficiale, oltre che da egoista, dato che per lui conta maggiormente il soddisfacimento dei propri interessi piuttosto che il benessere dell’altra persona: in un episodio lei ci resta malissimo quando scopre che lui non le ha regalato l’anello di fidanzamento, ma la fotografia dell’anello, vista poco prima nella vetrina di una gioielleria. Davvero meschino, oltre che terribilmente tirchio (la sua tirchieria raggiunge la vetta nell’episodio in cui prepara, a risparmio, la valigia per il mare).

Quanto al proprio mezzo di trasporto, Mr. Bean è divenuto celebre grazie alla propria British Leyland Mini 1000 Mark 4 (tale è il nome completo della vettura). Un’utilitaria di color verde limone, con il cofano nero, la cui chiusura è tutt’altro che centralizzata, dal momento che il suo proprietario la chiude con un chiavistello bloccato da un lucchetto (in un episodio, per maggior sicurezza, getta la chiave del lucchetto dentro il finestrino posteriore). In un episodio il sistema di sicurezza attuato da Bean è quanto di più bizzarro si possa immaginare: scende dalla macchina portandosi appresso il volante, così che eventuali ladri non possano servirsi del veicolo. In un altro episodio la sua riconoscibilissima Mini viene schiacciata per errore da un carro armato nel corso di una esercitazione il cui obiettivo evidentemente era quello di distruggere una vettura identica. Dai resti del mezzo Bean salva chiavistello e lucchetto, rimasti indenni.

Restando sempre in tema di automobili, la Mini di Bean non sarebbe così famosa se non si fronteggiasse costantemente con la sua acerrima rivale a tre ruote, l’azzurra Reliant Regal Supervan III (prodotta nel Regno Unito dal 1953 al 1973). Il nostro personaggio cerca sempre di avere la meglio sull’odiosa macchinetta (non sappiamo chi la guidi), spingendola in strada quando occupa un parcheggio che Bean ritiene suo, oppure spingendola a ribaltarsi.

Per concludere il ritratto di uno dei personaggi più divertenti degli ultimi trent’anni, non possiamo tralasciare la colonna sonora della serie televisiva. Con i titoli di apertura si apriva un fascio di luce sui sanpietrini vicino alla Cattedrale di Saint Paul e, non si sa da dove, il protagonista piombava di faccia su di essi, si rialzava e se ne andava un pochino frastornato.

Il motivo, creato dal compositore Howard Goodall (1958) e cantato dalle voci bianche del Coro della Cattedrale di Southwark (successivamente da quello della Christ Church Cathedral di Oxford) scandiva la frase latina “Ecce Homo, Qui Est Faba”, cioè “Ecco l’uomo, che è un fagiolo” (chiarissimo riferimento al cognome del protagonista).

 

 

  Massimo Bonomo – Onda Musicale 

 

— Onda Musicale

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