Scritto dalla penna dello sceneggiatore Yann Le Quellec con la partecipazione di Thomas Cadène e disegnato dalle matite dell’illustratore Romain Ronzeau, il romanzo “Les Amants d’Hérouville – Une histoire vraie” – 256 pagine – è stato appena pubblicato in Francia dall’editore Delcourt nella collana Mirages.
Nel 1970 Marie-Claude incontra Michel Magne, brillante compositore di colonne sonore. È amore a prima vista. Lo raggiunge nel suo castello a Hérouville. Ma il successo suscita l’avidità. Dietro la fiaba, incombe la tragedia. Questo romanzo in forma di fumetto racconta la storia vera e l’incredibile destino di Michel Magne nel cuore della cultura pop dagli anni ’50 agli anni ’80.
L’immagine di copertina del romanzo rimanda inequivocabilmente alla temperie culturale che fa da sfondo alla storia vera illustrata nel volume.
Negli anni Sessanta del secolo scorso, Hérouville era un villaggio di neanche mille anime nel dipartimento della Val-d’Oise, circa 30 km a nord di Parigi. Verso la fine del XVI secolo un feudatario borgognone vi costruì un castello che ebbe varie vicissitudini, fino a cadere in rovina nel XIX secolo, non senza essere prima entrato nelle vicende esistenziali addirittura di Vincent Van Gogh, che visse ed è sepolto nelle sue vicinanze.
Ma nel 1962 il dormiente borgo di Hérouville chiude definitivamente il capitolo medievale della sua storia e apre quello della contemporaneità. Il musicista Michel Magne – una gloria nel panorama transalpino e un Oscar vinto nello stesso anno per il film “Gigot” diretto da Gene Kelly – compra lo Château in rovina e il circostante parco di 17000 ettari.
Vuole farne casa sua e allestirci il proprio studio di registrazione; nasce lo Studio d’enregistrement Michel Magne, presto ribattezzato Strawberry Studios. Nel 1969 viene registrato il primo album: “Roads for Tomorrow” di Rex Foster.
Mentre comincia l’amour fou raccontato in “Les Amants d’Hérouville”, nel villaggio cominciano ad arrivare i capelloni, gli hippies, protagonisti e comparse della scena pop-rock nazionale e, soprattutto, internazionale, in particolare dall’Inghilterra. Oltre che dal suono degli studios e dalla ricchezza delle attrezzature, tutti sono attratti dall’aura di libertà e creatività che avvolge lo Château e l’immenso parco verde circostante.
Forse anche dal fantasma che, come in ogni castello che si rispetti, si diceva abitasse quello di Hérouville: la leggenda narra fosse addirittura quello di Frédéric Chopin che lì avrebbe vissuto un tratto della liaison con la scrittrice George Sand!
Château d’Hérouville diventa uno dei cuori pulsanti della cultura pop internazionale; nel 1972 Elton John battezza il maniero e il nuovo album “Honky Château” e l’anno dopo lì incide la celeberrima “Goodbye Yellow Brick Road”.
Il fantasma di Chopin viene messo a dura prova dai suoni completamente diversi da quelli del suo romantico pianoforte di gente come Uriah Heep (“Sweet Freedom” – 1973), MC5 (“Thunder Express” – 1972), David Bowie (“Pin Ups” – 1973 e “Low” – 1977), Iggy Pop (“The Idiot” – 1977), T. Rex (“The Slider” – 1972 e “Tanx” – 1973).
Ma dallo Château si diffondono anche suoni meno squassanti per il povero fantasma di Chopin, come quelli di Cat Stevens (“Catch Bull at Four” – 1972), Bee Gees (“How Deep Is Your Love” e “Stayin’ Alive” – 1977), perfino i New Trolls di “Aldebaran” (1978) e Claudio Baglioni (“E tu come stai?” – 1979).
Nell’ultima settimana di febbraio del ’72, anche i Pink Floyd vanno ad abitare il castello e nella pace della campagna della Val-d’Oise incidono i morbidi suoni di “Obscured By Clouds”, per la colonna sonora del film “La Vallée” di Barbet Schroeder. Il film è francese, narra di un viaggio iniziatico – tipico tòpos della cultura hippy – e la soundtrack non poteva non essere incisa nei fioriti studios immersi nella campagna francese!
Scorrendo il parzialissimo elenco appena fatto di dischi registrati nello Château d’Hérouville nel 1972, ci si fa un’idea di quanto gli Strawberry Studios fossero richiesti e perché i Pink Floyd ebbero una sola settimana per registrare un intero album.
Intanto, “Gli amanti di Hérouville” Marie-Claude e Michel Magne continuano la loro storia d’amore ma “dietro la fiaba, incombe la tragedia”: i figli dei fiori e i fiori di Hérouville appassiscono; il fondatore degli studios, ceduti in gestione qualche anno prima, nel 1984 si suicida. Si chiude definitivamente l’Era dell’Acquario.
Tutto questo è raccontato in parole, disegni e foto nel romanzo “Les Amants d’Hérouville – Une histoire vraie” – Yann Le Quellec e Romain Ronzeau – éd. Delcourt – p. 256 – Francia, 2021.