I lavori di predisposizione del cantiere del Gran Teatro La Fenice di Venezia iniziarono nell’Aprile 1790, quando vennero demolite le costruzioni che risultavano essere d’intralcio.
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L’inaugurazione
Due anni più tardi il teatro La Fenice risultava ultimato: una tempistica straordinariamente rapida, invidiabile anche ai giorni nostri. Il grande giorno in cui si tenne l’inaugurazione del nuovo teatro fu il 16 Maggio 1792: la prima de “I giuochi d’Agrigento” – opera di Giovanni Paisiello – consacrò quello che ben presto si sarebbe affermato come il nuovo tempio della Musica, a Venezia e nel Mondo.
Un messaggio di uguaglainza sociale
Due delle caratteristiche che più saltavano agli occhi dell’osservatore tardo-settecentesco erano il fatto che i palchetti del teatro erano tutti uguali, chiaro simbolo dell’eguaglianza tra cittadini proclamata dalla Rivoluzione, oltre all’assenza di un palco reale, non essendo il Doge un sovrano e quest’ultima struttura fu introdotta nell’architettura della sala solo durante il periodo della dominazione francese (1806-1814). Il progetto – com’era stato per il cantiere del 1790-92 – fu affidato anch’esso al Selva: la nuova struttura sottraeva spazio a due file da tre palchetti ciascuna, ma in compenso diventava il nuovo fulcro della sala, con il suo tripudio di velluto, intagli dorati e specchi.
1814-1848
Tra il 1825 e il 1828 – durante la seconda dominazione austriaca (1814-1848) – la condizione in cui versava la sala, affumicata dall’illuminazione ad olio nonché messa alla prova dal trascorrere del tempo, spinse le autorità a sollecitare un radicale intervento di restauro del teatro e quindi il pittore Giuseppe Borsato ne ripensò il soffitto, al cui centro ora sfavillava un immenso lampadario, e sostituì il disegno del cocchio di Apollo con la raffigurazione delle dodici ore della notte; quanto ai parapetti dei palchetti, essi erano stati disegnati con un apparato decorativo in linea con la moda del tempo, ricorrendo quindi a festoni, strumenti musicali, putti e maschere.
1838 -Un nuovo incendio
Il rifacimento della sala non durò nemmeno lo spazio di un decennio, dato che nel Dicembre del 1836 un incendio la distrusse completamente; alcune delle strutture murarie crollarono. Com’era stato per la sua edificazione, anche la sua ricostruzione – opera dei fratelli Tommaso e Giovanni Battista Meduna – fu straordinariamente rapida, tanto che il 26 Dicembre 1837 la Fenice risorse per la prima volta dalle sue ceneri.
1848-1849
Nel tormentato e difficile biennio rivoluzionario del 1848-1849, quando si verificò l’esperienza della Repubblica di San Marco, guidata da Daniele Manin, venne smantellato il Palco Reale per lasciare posto ai palchetti così com’era stato tra fine Settecento ed inizio Ottocento: il cambiamento – così come la Repubblica – furono effimeri.
A metà del secolo i fratelli Meduna furono incaricati dal governo austriaco di aggiornare lo stile decorativo della sala: il Teatro virò dal neoclassicismo al recupero di uno stile settecentesco più immaginato che reale. Tale era la fisionomia della Fenice quando andò in fiamme nel 1996. Altro cambiamento degno di nota fu il ciclo pittorico realizzato nel 1865 per celebrare i 600 anni dalla nascita di Dante Alighieri.
Non solo incendi
Nella storia della Fenice non vi furono solamente incendi. Come ogni Opera d’Arte che si rispetti, rischiò seriamente in entrambi i conflitti mondiali: nella Guerra del 1915-1918 numerosissime furono le bombe austriache su Venezia, ma nessuna di queste fortunatamente cadde sull’edificio, dato che gli ordigni – in virtù del loro peso – venivano sostanzialmente sganciati a mano dai velivoli.
Nella Guerra del 1940-1945 l’unico bombardamento su Venezia fu quello del 21 Marzo 1945, quando la città fu l’obiettivo dell’Operazione Bowler (cioè “bombetta”, dal nome del tipico cappello inglese), così chiamata in quanto i comandanti della RAF – Westlake e Foster – sarebbero stati “bowler-hatted”, cioè ridotti allo stato civile, se avessero accidentalmente danneggiato chiese e palazzi della città lagunare; le bombe vennero sganciate con una precisione tale da colpire solamente le strutture delle banchine portuali (l’odierno terminal crociere).
Ai giorni nostri
Dopo questo lungo excursus nella storia del teatro siamo giunti al 2021, La Fenice ha attraversato indenne due Guerre Mondiali ed è risorta da due incendi, ma al momento vive sospesa, come tutti noi, l’ennesimo nuovo cambiamento ha visto il teatro assumere una fisionomia inedita e anomala, con l’orchestra al posto delle poltroncine e gli spettatori assisi sui loro seggi, collocati da protagonisti sul palcoscenico.
Il covid-19
Nella sua versione più recente però la Fenice è un tempio in cui i sacerdoti celebrano i riti senza che vi siano fedeli, che ci auguriamo tornino il prima possibile, tuttavia, finché non sarà loro consentito, gli spettatori potranno assistere agli spettacoli attraverso uno schermo, ma confidiamo sul fatto che la Fenice – fedele al suo nome – saprà rinascere anche questa volta.