Il Canada è il sesto Paese ad ospitare, dal 4 novembre fino al 31 dicembre 2022, la mostra itinerante che racconta oltre 50 anni della parabola artistica della band inglese.
Il ricchissimo carrozzone con i “resti mortali” dei Pink Floyd approda in Canada. Sarà l’Arsenal Contemporary Art di Montréal ad ospitare, dal 4 novembre fino a fine anno, oltre 350 oggetti nonché video, foto ed installazioni che raccontano l’arte e l’opera della band fondata da Syd Barrett, Nick Mason, Roger Waters e Rick Wright.
I Pink Floyd e Montréal
Ulteriore valore aggiunto della mostra sarà una sezione speciale dedicata al rapporto tra i Pink Floyd e la città di Montréal. Fu proprio nella capitale del Canada che nel 1977 avvenne un episodio divenuto pietra d’angolo nella storia della band: uno sputo da cui nacque “The Wall”.
La ‘prima volta’ della band nella città canadese risale a novembre 1971 per uno spettacolo da tutto esaurito al CEPSUM (Centre Sportif de l’Université de Montréal). Tornarono il 12 marzo 1973 al Montréal Forum; il 26 giugno ’75 suonarono all’Autostade. Dopo il 6 luglio 1977 allo Stadio Olimpico di cui parliamo dopo, i Pink Floyd tornarono in città il 12, 13 e 14 settembre 1987 al Montréal Forum, l’11 maggio 1988 allo Stadio Olimpico. Infine, il 22, 23 e 24 maggio 1994 ancora allo Stadio Olimpico: tre ‘sold out’ per oltre 187.000 spettatori.
6 luglio 1977, Stadio Olimpico
Quello dei Pink Floyd nell’ambito dell’ “In the Flesh” tour fu il primo concerto in assoluto nello Stadio Olimpico di Montréal. Il 6 luglio 1977, si radunarono 78.322 fans per uno spettacolo elettrizzante, che detiene ancora il record di presenze per una sola sera al Big O, come viene chiamato lo stadio.

Ogni artista ha un momento che lo ispira a creare grandezza.
Spesso questi momenti nascono da traumi. Per Roger Waters, la scintilla che ha ispirato “The Wall” è scoccata il 6 luglio 1977, durante l’ultimo concerto dei Pink Floyd del tour “In The Flesh” al Big O di Montréal.
Quella sera, una folla estremamente turbolenta e un fan particolarmente odioso spinsero Roger Waters oltre i limiti.
Dopo il concerto, mentre tornava a casa, Roger sentì che si era alzato un muro tra sé e il pubblico. Montréal lo aveva cambiato. La serie di eventi che si svolsero quella sera portarono Roger ad un’introspezione spirituale che riversò in uno degli album rock più influenti del nostro tempo: “The Wall”.
Durante una conferenza stampa 39 anni dopo , nel marzo 2016, al Big O di Montreal, Roger ha fatto piena confessione
Ero arrabbiato e disamorato a causa di un gran numero di persone che, con tutto il rispetto per la popolazione di Montréal, erano ubriache e non prestavano molta attenzione a quello che stavamo facendo sul palco. Un ragazzino in prima fila si stava arrampicando sul palco e gli ho sputato addosso… Mi resi conto di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato a fare la cosa sbagliata. E avevo bisogno di esprimere che non mi sentivo umano e che tutti noi vogliamo sentirci umani. La risposta è stata scrivere uno spettacolo che prevedeva la costruzione di un enorme muro tra me e le persone con cui cercavo di comunicare.”

Dettagliato racconto di uno…sputo
Fu il primo grande concerto al Big O dopo le Olimpiadi e, con una stima di presenze comprese tra 80.000 e 100.000, sarebbe stato il più grande spettacolo in uno stadio nella storia del Canada in quel momento. Lo spettacolo era in programma di mercoledì sera. Gli accessi furono aperti ai possessori di biglietto nel tardo pomeriggio; ci si aspettava un’ampia affluenza.
La festa cominciò molto prima che lo spettacolo iniziasse alle 20:00 quella sera. Alle 18:00 c’erano già 30.000 persone all’interno dello stadio, tutte in trepidante attesa dell’inizio di quello che era stato pubblicizzato come “il miglior spettacolo della vita”.
Che cosa fanno 30.000 giovani adulti degli anni ’70 quando hanno davanti a sé 2 ore di “niente da fare”? Diventano turbolenti e bevono tonnellate di birra. Addirittura, un uomo trovò il modo di salire sull’anello interno della copertura. Tanti pensarono che fosse un ingresso ‘spettacolare’ di qualcuno della band. Seguirono molti disordini fino all’inizio dello spettacolo.
Siccome fu il primo evento nello stadio dopo le Olimpiadi, la sicurezza non era preparata per gestire grandi eventi di quel tipo. Pertanto, le persone riuscirono ad introdurre alcolici in bottiglie di vetro, registratori e fuochi d’artificio.
La canzone di apertura della serata, “Sheep”, fu accolta con entusiasmo non appena Waters cominciò a cantare. La band sembrava divertirsi, ma quando Roger iniziò a strimpellare “Pigs On The Wing Part 1”, la tensione nello stadio aumentò.
Waters suonò la canzone di un minuto e mezzo senza incidenti e ci fu una breve pausa prima della canzone successiva, “Dogs”. Finito quel brano, la serata si inasprì.
Il musicista suonò l’accordo in Sol di apertura di “Pigs On The Wing Part 2” una prima volta, poi si fermò. Quindi una seconda volta e si fermò di nuovo. In quel momento un botto squarciò il silenzio e il pubblico cominciò a rumoreggiare per i fuochi d’artificio. Waters cominciò per la terza volta, questa volta arrivando al testo. Non appena pronunciò il primo verso, l’aria fu squassata da un altro forte fuoco d’artificio. Roger ne aveva abbastanza.
“Cazzo, smettetela di sparare fuochi d’artificio e urlare e urlare,
sto cercando di cantare!“
Lo sfogo fu accolto con un ruggito di approvazione da parte del pubblico, ma non aveva finito. La folla lo aveva stancato.
Se non volete ascoltare, vaffanculo. Sono sicuro che ci sono molte persone qui che vogliono ascoltare.” Il pubblico applaudì; ma Roger continuò. “Allora perché non state zitti? Se volete che i fuochi d’artificio arrivino fuori e se volete gridare e urlare, andate a farlo là fuori… sto cercando di cantare una canzone che qualcuno vuole ascoltare.”
Quindi lentamente cominciò la canzone una quarta volta; stavolta il pubblico era più calmo. Ma dopo quella interruzione era impossibile che tutto fosse tranquillo come sperava Waters.
La band suonò abbastanza bene; ma i mormorii e i fischi intermittenti del pubblico si possono udire sulla sua voce tesa nella registrazione pirata dell’episodio su YouTube.
Un uomo ubriaco in prima fila lanciò un petardo sul palco ed esplose vicino al microfono di Waters.
La testimonianza di Jean Tremblay di Alma, Quebec, presente al concerto:
“Fu allora che Waters andò dietro la batteria di Mason, afferrò un bicchiere di birra, si riempì la bocca e iniziò a sputare tutto sul colpevole, proprio in faccia! Il giovane rideva! Era felice, ma Waters non lo era affatto…”
Successivamente si è detto “scioccato” dal proprio comportamento; di certo allora durante il set il musicista non mostrò alcun rimorso. L’atmosfera rimase tesa per tutta la performance.
Il rifiuto di David Gilmour
Quando la band fu richiamata per un terzo bis da un pubblico ruggente che chiaramente non voleva saperne di andare via, il chitarrista David Gilmour era così arrabbiato per il comportamento della folla quella sera che si rifiutò di tornare sul palco.
Per prevenire una rivolta, gli altri della band suonarono un’improvvisazione blues che andò avanti per molto tempo. Questo permise alla crew di portare via l’attrezzatura dal palco, pezzo dopo pezzo.
L’ultimo ad andarsene fu Nick Mason, ancora seduto sullo sgabello. Fu portato via dal palco ormai vuoto da due roadie grandi e grossi.
“In the Flesh” tour, “In the Flesh” song
Quello fu l’ultimo concerto dei Pink Floyd prima di registrare “The Wall” nel 1979. Il titolo del tour, “In the Flesh”, sarebbe apparso su “The Wall” come traccia di apertura.
È certamente vero che Waters pensava al rapporto con i fan dei Pink Floyd quando ideò “The Wall” e l’evento del luglio 1977 al Big O di Montréal era fresco nella sua mente.
Un muro costruito in alta quota
Waters ha detto poi di aver avuto l’idea per “The Wall” mentre volava verso casa da Montréal. “D’improvviso ebbi la percezione che quello che stavamo facendo era come costruire un muro tra noi e il pubblico”, dichiarò a Rolling Stone nel 2010. “Pensai: ‘C’è qualcosa in questo?’”
“Bricks in the Wall”
Il titolo provvisorio dell’album era “Bricks in the Wall”. Ma mentre scriveva, Waters iniziò a pensare che “il muro sono io. Il muro è diventato una metafora non solo delle barriere tra i Pink Floyd e il pubblico, ma anche delle divisioni che erigiamo dentro di noi. E tutto è scaturito da quella fatidica notte a Montréal.”
“The Wall” live in Los Angeles
Poco più di due anni dopo, il 7 febbraio 1980, i Pink Floyd portarono “The Wall” sul palco per la prima volta a Los Angeles. Stavolta c’era un muro vero costruito sul palco, eretto lentamente mattone dopo mattone durante lo spettacolo da una squadra di roadie vestiti da operai edili. Man mano che il muro si alzava, aumentavano anche i sentimenti di alienazione e paranoia di Waters, fino a quando rimaneva “intrappolato” dietro il muro.

Le chiavi di lettura di “The Wall”
“The Wall” racchiudeva i demoni personali di Waters; tuttavia, attingeva anche al senso di alienazione e ansia del momento, palpabile alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80. La Guerra Fredda era in pieno svolgimento, l’Armageddon nucleare sembrava una possibilità reale e la società sembrava crollare tutt’intorno. In quel contesto, l’album dei Pink Floyd colpiva un nervo scoperto, risuonando con milioni di persone che sentivano di vivere dietro i propri muri.
Il pubblico dei Pink Floyd
I Pink Floyd si aspettavano sempre un certo decoro del pubblico durante gli spettacoli; decoro che si è eroso con l’aumento della popolarità. Un concerto dei Pink Floyd è più di una semplice serie di canzoni suonate dal vivo: è una presentazione musicale e visiva di idee, concetti e temi. Questo era più vero durante gli anni ’70, quando la band voleva eseguire un intero album in sequenza.
Ma per quanto belli possono essere stati gli spettacoli, e per quanto fedeli possono essere stati i fan, le frizioni tra gruppo e pubblico sono stati inevitabili. La sera del 6 luglio 1977 il pubblico dei Pink Floyd al Big O di Montréal avrebbe dovuto mostrare più rispetto per il gruppo che adorava, ma qualche colpa forse ce l’ha la band stessa. Non si possono vendere milioni di album, prenotare stadi con maiali volanti e laser, e poi aspettarsi che 80.000 fan stiamo seduti tranquilli.
Roger Waters:
“Nell’epoca pre-Dark Side of the Moon, i Pink Floyd suonavano davanti a un pubblico che, in virtù della consistenza, consentiva un’intimità di connessione magica. Tuttavia, il successo ci ha superato e nel 1977 abbiamo suonato negli stadi di calcio. La magia è stata schiacciata sotto il peso dei numeri. Stavamo diventando dipendenti dalla popolarità. Mi sono sentito sempre più alienato in quell’atmosfera di ego finché quella sera allo Stadio Olimpico, a Montréal, è scoppiato il bollore delle mie frustrazioni.”
“Un fan adolescente e impazzito si stava arrampicando sulla rete che ci separava dal recinto del bestiame umano davanti al palco urlando la sua devozione ai semidei. Incensato dal suo malinteso e dalla mia stessa connivenza, gli sputai in faccia la mia frustrazione. Più tardi quella sera, di ritorno in albergo, sconvolto dal mio comportamento, mi trovai di fronte a una scelta. Per negare la mia dipendenza e abbracciare quell’esistenza comodamente insensibile ma priva di magia o accettare il peso dell’intuizione, prendere la strada meno battuta e intraprendere il viaggio spesso doloroso per scoprire chi ero. Il muro è stato il quadro che ho disegnato per me stesso, per aiutarmi a fare quella scelta.”
“The Wall parla di un viaggio: dallo sputare in faccia a qualcuno verso una posizione in cui l’amore diventa più importante.”
E la nostra responsabilità verso coloro che condividono questo pianeta con noi diventa più importante del nostro desiderio di impegnarci in cose che rendono noi più ricchi.
“Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains” @ Montréal
Questa storia peculiare e tutta la storia dei Pink Floyd saranno in ‘mostra’ all’Arsenal Contemporary Art di Montréal dal 4 novembre al 31 dicembre 2022.