Cultura ed eventi

Across The World: “Mozambico e Sudafrica – capitolo 3”

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Temos um problema: La Grande Cacca parte 2. Il nostro viaggio doveva proseguire per regioni remote e senza un veicolo sufficientemente affidabile non era possibile continuare con il nostro piano. 

Per nostro sollievo ci è venuto in aiuto Vicente: aveva trovato un’altra auto a noleggio e sarebbe venuto fino in Sudafrica il giorno dopo per fare il cambio, cosicché noi avremmo potuto procedere senza altri intoppi o incidenti.

L’attesa della nuova auto è stata a dir poco emozionante: ci eravamo appostati a una stazione di servizio lungo la strada, seduti all’ombra di un pergolato un po’ decadente e con gli occhi puntati verso la direzione da dove sarebbe dovuto arrivare il nostro salvatore a bordo della mitica sostituta. Passavano SUV di ogni genere: rossi, bianchi, blu (eh, io le auto le distinguo per colore …), ma anche di ogni marca: Range Rover, Jeep, Mitsubishi … i nostri occhi sempre puntati, fantasticando su quale sarebbe stata la prescelta.

Comprensiva la nostra disperazione quando l’unica auto che si dirigeva verso di noi era una assolutamente identica, per colore, modello e anno di immatricolazione alla nostra Grande Cacca!!!

Così, dopo dei rapidi saluti e la presa di coscienza che quella era proprio il nostro nuovo cavallo di battaglia, siamo ripartiti per l’ennesima volta. Vicente ci aveva assicurato che questa assomigliava sì alla precedente, ma certamente non ci avrebbe causato alcun problema, eravamo in una botte di ferro!

Rincuorati e pieni di speranza abbiamo potuto proseguire, con una leggera fretta, per arrivare in tempo al campo base nel Kruger Park dove avevamo appuntamento con i rangers che per quattro giorni ci avrebbero portato nel cuore del parco, nella savana incontaminata per scoprire a passo d’uomo le meraviglie della natura selvaggia. Eravamo quasi in orario, malgrado i ritardi accumulati per la Grande Cacca; mentre percorrevamo a 40 km/h la stradina sterrata che conduceva al campo (mancavano meno di 10 km), abbiamo sentito un boato improvviso e uno scossone che ci ha fatto tremare tutti: cos’era successo??

Nel Kruger Park è assolutamente vietato uscire dai veicoli, se non nelle apposite aree sosta, pena una multa salatissima ed eventuali incontri troppo avvicinati con animali non sempre pacifici. In quell’occasione abbiamo dovuto fare uno strappo alla regola per verificare l’accaduto: il copertone della ruota anteriore destra era completamente sfasciato, come se fosse stato squartato con violenza dal cerchione. Probabilmente era proprio ciò che era accaduto.

Non potevamo certo cambiare la ruota li, ma nemmeno volevamo arrivare in ritardo al punto di ritrovo e far partire i nostri compagni di viaggio senza di noi. Abbiamo provato a rimettere in moto, procedendo a passo d’uomo e sperando di non arrecare ulteriori danni alla Grande Cacca (II – il nome era di nuovo meritatissimo).

La prima auto che ha provato a superarci l’abbiamo intercettata: dopo aver scritto velocemente su un foglio sgualcito la giustificazione al nostro ritardo abbiamo pregato il guidatore di consegnarla ai rangers nel punto di ritrovo, così per lo meno potevano sapere che non intendevamo dare buca al tanto atteso trekking.

Tutto è bene quel che finisce bene: hanno ricevuto il nostro messaggio e hanno ritardato la partenza, permettendoci di partire per quest’altra avventura.

Al nostro ritorno la Grande Cacca ci attendeva nel parcheggio, pronta per farsi cambiare la ruota – certo, non è stato così semplice, mio papà e mia sorella hanno dovuto brevettare un ingegnoso sistema di cric alternativo, visto che quello presente nel “kit di sopravvivenza” bastava appena per sollevare un motorino … così tutta la famiglia si è data da fare per trovare sassi e mattoni che potessero in qualche modo sollevare la pesante carrozzeria.

Come si mette la ruota di scorta quando si buca: lezione pratica imparata! (ok, vedremo se quando sarò da sola sarò in grado …).

Durante il resto del viaggio la Grande Cacca II si è comportata bene, era ormai diventata una vecchia amica e tutti amavamo le sue piccole imperfezioni che la rendevano unica.

L’ultima tappa a nord del Mozambico era la remota località di Vilanculos (il nome è tutto un programma) dove volevamo trascorrere un po’ di giorni immersi nelle bellezze incontaminate dell’Oceano Indiano.

La prima sera abbiamo deciso di andare a cena in una specie di ristornate gestito da un portoghese rifugiatosi da tempo nell’ex colonia lusitana; essendo il posto un po’ distante dalla nostra abitazione momentanea e dovendo percorrere delle strade buie e desolate abbiamo avuto la confortante idea di farci accompagnare dalla Grande Cacca II. Raggiunta la destinazione, durante l’ultima manovra di parcheggio, il cambio improvvisamente si è inceppato, fermo sulla retromarcia, in modo che si potesse procedere solo all’indietro. Temos um problema (frase che ci è stata ripetuta un numero infinito di volte durante la nostra permanenza in Mozambico): o così o non ci si muove.

In una località in mezzo al nulla, a 700 km dalla capitale (di strada semi sterrata a una corsia e mezza con tempi di percorrenza da definirsi di chilometro in chilometro) non c’era di certo il pezzo di ricambio che serviva a noi – e neanche qualcuno istruito a montarlo. Niente da fare: era giunto il momento di abbandonare la nostra nave.

Grazie ad un gruppo di motociclisti sudafricani dalle sembianze vichinghe, la nostra compagna è stata spinta all’interno del cortile del ristorante: mio padre con l’ernia e con quattro donne al seguito non avrebbe potuto farcela da solo (questa la spiegazione ai nostri aiutanti, che sono stati ricompensati con un giro di birre).

Povera Grande Cacca! Dovevamo abbandonarla lì al suo destino e cercare un metodo alternativo per tornare a Maputo. Come l’avrebbero recuperata? I carri attrezzi non esistono … non l’avremo mai saputo e questo ci ha resi tutti un po’ tristi. Certo non era stata un’auto efficiente ed affidabile, ma senza di lei non potremmo ricordare con un sorriso tutti i momenti strampalati che ci ha regalato.

Addio Grande Cacca! Non ti dimenticheremo!

P.S Per scoprire come abbiamo fatto a ritornare alla capitale bisogna aspettare ancora qualche articolo… quella è un'altra avventura!

L’ultimo articolo della serie “Mozambico e Sudafrica” è stato pubblicato il 17/04/2018. (leggilo a questo LINK)

 

Camilla Lorenzini – Onda Musicale

 

 

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Tags: Camilla Lorenzini/Across The World
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