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La guerra: nuova produzione ariaTeatro

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La commedia di Carlo Goldoni, La guerra, scritta a metà ‘700, torna sulla scena per la regia di Simone Toni e debutta al Teatro comunale di Pergine il 6 febbraio 2019 alle ore 20.45 (con una doppia replica il 7 febbraio 2019) per poi spostarsi al Teatro di Meano l’8 febbraio 2019 sempre alle 20.45

Poco conosciuta e rappresentata, La guerra, andata in scena per la prima volta a Venezia durante il Carnevale del 1760, è frutto delle esperienze maturate da Carlo Goldoni molti anni prima. Per scriverla egli attinge a piene mani ai ricordi di un anno cruciale, il 1733, durante il quale, a seguito di molte avventure, lascia l’impiego e si dedica al teatro.

Goldoni in questo testo dimostra non solo di aver brillantemente avviato la riforma del teatro italiano, ma anche di aver fatto un balzo nel ‘900 di non poco conto. In questa commedia si respira una suggestiva atmosfera brechtiana in cui agiscono i personaggi goldoniani, quasi sorpresi nel ritrovarsi altrove. Altrove sì, perché “la guerra” – nella regia firmata da Simone Toni – è intesa come un territorio emotivo, un non/luogo in cui la paura della morte accelera le passioni e paradossalmente la voglia di vivere e la fame di piacere.

Questo  autorizza a immaginare uno spettacolo vivo dal ritmo vorticoso in cui i personaggi devono vivere le loro vicende sulla scena perché non sanno se sopravviveranno dietro le quinte dove imperversa appunto la guerra. Le virtù e le miserie dell’Uomo sono così messe a nudo in modo molto più violento rispetto ad altre commedie accomodanti, proprio perché c’è una necessità superiore che le guida e solo la pace, che arriva inaspettata, come la quiete dopo una tempesta, porterà respiro a un mondo che sembra destinato a combattere per sempre.

Uno dei temi della commedia, che il regista Simone Toni si propone di indagare con maggiore attenzione, è quello della guerra intesa come un affare vantaggioso, che genera profitto, sottolineando la contemporaneità dell'opera e il desiderio di rimetterla in scena ancora ai giorni nostri. Senza dimenticare mai, però, che di una commedia si tratta e si fonda anche su i vizi ed i “caratteri” dei suoi personaggi. Goldoni stesso, difendendosi dalle critiche che lo dipingevano superficiale e privo di poetica, evidenzia di aver avuto il coraggio di acquisire la consapevolezza di quel materiale degno della “disapprovazione o della derisione de' Saggi”. L'obbiettivo registico, risulta dunque quello di scendere in profondità con leggerezza, di ritrovarsi ad interrogare la propria anima nel mezzo di una risata.

Simone Toni, con il contributo drammaturgico di Simone Faloppa per la riduzione del testo, non opera di fatto modifiche alla scrittura goldoniana, dichiarando di voler preservare il ritmo e la musicalità di una trama che si fonda essenzialmente sul dialogo fra i personaggi che esistono e agiscono soprattutto in quanto parlano.

Lo scenografo e costumista Cristian Zurita centra il lavoro sul bisogno di sviluppare una struttura estetica originale che nasce dagli archetipi del teatro tradizionale, con l'obiettivo di reinterpretare il capolavoro di Goldoni attraverso la sua personale ricerca. Sul palco una porta semi distrutta, in mezzo alle rovine di un salone borghese in stile Luigi XV, è la principale testimone e sopravvissuta di questa eterna "guerra dell'uomo", una sorta di portale  spazio-temporale attraverso il quale emergono e arrivano a noi un esercito di soldati-imbianchini senza tempo né spazio, che fin dal primo momento rompono senza pietà l'armonia della scena, contaminando il mondo classico e la tradizione. Sono proprio loro, i soldati, la chiave di lettura di questa proposta visiva molto particolare, dove la bruttezza e la mancanza di stile devono superare la bellezza come concetto fondamentale del gioco.

I principali riferimenti artistici ai quali Zurita si è ispirato per le scene, sono i pittori romantici Caspar Friedrich e Marcel Rieder, i quali rappresentano la fine di un tempo: l'arte e la vita, in contrasto con l'esercito degli assedianti, che come volgari intrusi nel mondo della cultura e della conoscenza, bevono e scommettono nella casa dei vinti, aspettando l'ora dell'assalto finale all'ultimo bastione difeso dall'onorevole generale Don Egidio, il quale arriva in scena emergendo dalla commedia dell'arte a negoziare una resa dignitosa come unica alternativa alla sconfitta, consapevole che una risposta negativa da parte dei nemici kubrickiani gli costerà inevitabilmente la vita.

 

IL CAST

Simone Toni, diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano ha una carriera che segue il doppio binario dell’attore e del regista. In qualità di attore viene diretto da Gabriele Lavia, Luca Ronconi, Romeo Castellucci, Marco Sciaccaluga e altri; negli ultimi due anni inoltre il Teatro Stabile di Genova gli affida la regia di “Pezzo di Plastica (Stück Plastik)”, opera del tedesco Marius von Mayenburg e  la regia de L’angelo di Kobane, sul testo di Henry Naylor.

La compagnia è formata da attori (Giuseppe Amato, Chiara Benedetti, Gianni Bissaca, Federica Castellini, Denis Fontanari e Christian Renzicchi) dai curriculum molto eterogenei, che spaziano dal teatro al cinema e li vedono in scena sui più importanti palchi italiani.

La produzione si apre a relazioni internazionali con l'ingresso dello scenografo cileno Cristian Zurita che dal 2009 lavora per diverse produzioni liriche: Gianni Schicchi di G.Puccini y el Retablo de Maese Pedro de Manuel de Falla, La serva Padrona di Pergolesi, La traviata di Verdi.

(mp)

 

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