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Sacerdoti detective: Don Matteo, il Padre Brown italiano [Prima Parte]

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Chi pensa che tutti gli uomini di Chiesa conducano una vita monotona che oscilla tra la canonica, il confessionale e l’altare, si sbaglia di grosso.

In origine il primo sacerdote impegnato ad occuparsi di salvezza delle anime e soluzione dei delitti fu Padre Brown, nato dalla penna dello scrittore inglese Gilbert K. Chesterton, il quale ne raccontò le avventure dal 1911 al 1936 (anno della morte).

Padre Brown era un personaggio davvero inedito: un sacerdote cattolico di una parrocchia inglese la cui vita non era immune dal verificarsi di alcuni delitti che ne turbavano il tranquillo svolgimento (e che perciò risultavano di particolare impatto). Invece di pensare a farsi i fatti suoi, ignorando gli omicidi che venivano commessi attorno a lui, Brown dimostrava un’inconsueta abilità nello scavare nei fatti e nell’animo umano per far emergere la verità, garantendo così una positiva soluzione all’intrico narrativo. Era proprio la sua profonda conoscenza dell’uomo la carta vincente che gli garantiva puntualmente di risolvere i casi battendo regolarmente sul tempo la polizia.

Il grande successo del sacerdote-detective inglese è stato certamente potenziato dalla sua trasposizione televisiva sulla rete televisiva BBC One, a partire dal Gennaio 2013. Il protagonista è diventato memorabile ed inconfondibile perché ha preso le fattezze di Mark Williams, celeberrimo attore già a suo tempo calatosi nei ruoli del ladro Orazio ne La Carica dei 101, e del capofamiglia Arthur Weasley nei film della saga di Harry Potter.

Adesso immaginate di prendere questi ingredienti e di rivisitare la ricetta calandola nella realtà e nei paesaggi dell’Italia contemporanea.

Dal villaggio di Kembleford, fittizio (esattamente come la Vigata di Montalbano) ma assolutamente reale nei suoi scorci – fatti di chiese gotiche, prati verdeggianti e deliziose casette a schiera a un piano – ci si sposta nella meravigliosa Umbria, una delle regioni italiane più raffinate, punteggiata di città eleganti avvolte da paesaggi straordinari che molto probabilmente hanno affascinato anche un Giotto o un Piero della Francesca. Già l’ambientazione in questione è un forte elemento di differenza rispetto all’omologa serie inglese.

Quanto al protagonista, dopo aver contemplato l’eventualità di dargli le fattezze di Lino Banfi o di Giancarlo Magalli, la scelta cadde su Terence Hill. E meno male, aggiungo. La presenza scenica di quest’ultimo è ben nota, grazie ai numerosi film (più o meno riusciti) in cui l’abilità fisica alla Bruce Lee è stata addolcita in chiave umoristica, dal momento che i “cattivi” erano sempre delle macchiette da commedia e con quattro pappine ben assestate era possibile avere ragione della loro arroganza. Il fascino del personaggio era completato dal suo sorriso e dagli occhi azzurri, elementi di sicura presa sul pubblico femminile.

Dopo la morte del figlio Ross (1990) e un conseguente periodo di calo nella propria carriera e nella propria vita, Terence Hill le ha dato nuovo slancio con il personaggio di Don Matteo. Vediamo un po’ chi è: Don Matteo Minelli Bondini – ecco il nome completo – è un sacerdote per lungo tempo missionario in varie parti del Mondo. Una volta ritornato in Italia gli è stata affidata la parrocchia di San Giovanni a Gubbio, ed è in questo ambiente che abbiamo iniziato a conoscerlo, sin dal primo episodio, datato 7 Gennaio 2000. La cittadina di Sant’Ubaldo, famosa per la celebre Corsa dei Ceri, sarà il luogo di svolgimento delle vicende della serie sino alla fine dell’ottava stagione (2011).

Don Matteo condivide le stanze della canonica con figure abbastanza singolari: la perpetua Natalina Diotallevi (cognome che si sposa perfettamente con l’ambiente in cui vive), brava a cucinare e a fare i lavori domestici, ma di carattere tutt’altro che facile (l’esatto contrario di Don Matteo, che è la bontà fatta persona), e il sacrestano Pippo Gimignani Zarfati, solitamente impegnato a non far nulla e caratterizzato da un’inconfondibile flemma romana, caratteristica di chi non ha mai fretta nel fare le cose e se possibile le rimanda all’infinito. Accanto a Natalina e Pippo – personaggi che ritroviamo ancor oggi nella dodicesima stagione – gli episodi trasmessi da vent’anni a questa parte hanno visto succedersi diversi bambini e ragazze, figure secondarie che Don Matteo accoglieva sotto il suo tetto e che finivano per diventare presenze stabili alla sua tavola.

Per conoscere i luoghi e i fatti di questa celeberrima serie italiana, non perdetevi la prossima puntata.

 

  Massimo Bonomo – Onda Musicale 

 

— Onda Musicale

Tags: Harry Potter
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