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“Com’è umano Lei!”: dirigenti e impiegati nell’Italia di Fantozzi [Prima Parte]

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Tra i personaggi – reali oppure immaginari – che hanno lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario di noi italiani, ve n’è uno che occupa il primo posto da più di quarant’anni, dato che, anche se non vogliamo ammetterlo, continua ancor oggi a rispecchiare sia noi che la nostra società, tratteggiandola in modo impietoso grazie ad un’ironia spesso amara.

Se stavate pensando a Silvio Berlusconi, avete sbagliato di grosso. In realtà sto parlando di Ugo Fantozzi. A dargli voce e corpo, per più di vent’anni, uno straordinario Paolo Villaggio (1932 – 2017), figura di spicco del mondo dello spettacolo, emblema della genovesità alla pari del suo grandissimo amico Fabrizio De Andrè (il frutto più celebre della loro amicizia è quel capolavoro di “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”).

Villaggio non nacque attore, ma lo diventò quand’era già adulto.Si, perché prima di diventare il Fantozzi che tutti noi conosciamo, stava percorrendo tutt’altra strada. Quella degli studi di Giurisprudenza. Abbandonò gli studi universitari e si cimentò in svariati lavori, tra cui quello di intrattenitore sulle navi da crociera, occasione che gli permise di entrare in contatto proprio con Fabrizio De Andrè.

L’esperienza lavorativa alla Cosider, colosso del settore siderurgico, fornirà a Villaggio molti spunti per modellare il mondo di Fantozzi, soprattutto quello lavorativo, incarnato dalla celeberrima e memorabile Megaditta.

Innanzitutto – e qui bisogna specificarlo – Fantozzi prese corpo come personaggio letterario nei due romanzi che Villaggio pubblicò nel 1971 e nel 1974, i quali in realtà sviluppavano materiale comparso addirittura alla fine degli anni Sessanta (questo per dare un’idea di quanto lavoro ci sia voluto per creare quel personaggio che è senza dubbio patrimonio nazionale). Dal successo dei romanzi, Luciano Salce nel biennio 1975-1976 trarrà due film, a detta dei critici i più riusciti di una lunga serie conclusasi nel 1999. Sono le due pellicole in cui ritroviamo le scene nonché i modi di dire divenuti proverbiali nella cultura di massa.

Adesso vediamo meglio da vicino la vita di “Fantozzi Rag. Ugo”, com’è chiamato in maniera burocratica e formale.

Fantozzi – cognome che nei film gli altri personaggi non azzeccano mai, storpiandolo in infinite varianti (la più celebre è Bambocci) – è un uomo di mezza età(nei romanzi l’umorismo di Villaggio lo descrive come un uomo di circa 400 anni); dal punto di vista fisico è la negazione dell’uomo sportivo, dato che si nota per la sua non trascurabile pancia, messa più in evidenza quando se ne sta in casa indossando la classica canottiera bianca. L’abbigliamento, esattamente come il fisico, è assai dimesso, vestendo completi dai colori abbastanza spenti, tipici della moda di metà anni Settanta: da questo punto di vista i vestiti nonché le macchine che vediamo nei film sono un validissimo documento di com’era l’Italia di quel periodo, quello degli anni di piombo.

Immancabile, in questo look, il basco blu che indossa sempre, detto “spagnolín”. Che lui sia vestito di tutto punto oppure nudo, lo spagnolin c’è sempre. Lo rende riconoscibile nonché inconfondibile, come la bombetta per Charlot.

Quanto alla sua famiglia, è composta da personaggi che rendono ancora più tragicomica l’esistenza di Bambocci, ehm, pardon, Fantozzi. Innanzitutto la moglie, la celeberrima Pina, chiamata spesso dal marito con modi bruschi associati ad una voce cavernicola ed autoritaria. In casa svolge un ruolo che la fa apparire decisamente più come una serva che come una compagna.

Nei primi film della serie il personaggio era interpretato da Liù Bosisio (n. 1936), molto brava nel caratterizzarla come una donna dallo sguardo triste, rassegnata e sottomessa a quell’orso sposato tempo addietro, molto probabilmente senza saperne il motivo. Il matrimonio di Pina e Ugo avanza per inerzia. Ad aggravare un’unione tutt’altro che felice, la nascita della loro unica figlia: la sorte, particolarmente sarcastica nei loro confronti, ha donato ai due genitori una creatura che somiglia più ad una scimmia, non a caso il padre quando la vede all’improvviso spesso si spaventa.

Da una famiglia percepita come una condanna, Fantozzi trova un’illusoria evasione nell’intensa passione per la Signorina Silvani, sua collega nella Megaditta. La Silvani – interpretata da una simpatica Anna Mazzamauro (n. 1938) – è una collega che si atteggia a vamp: fa leva soprattutto sul debole che il Ragioniere ha per lei per estorcergli favori e richieste delle più disparate. In più di un’occasione sembra sul punto di concederglisi, ma puntualmente lo lascia con un pugno di mosche in mano, avendo beffardamente scelto quel cafone del Geometra Calboni, il tombeur de femmes della storia, interpretato da Giuseppe Anatrelli (1925 – 1981). Le sfortune di Fantozzi non si fermano qui.

Tra i suoi colleghi qualcuno di cui fidarsi c’è: l’amico presente in ogni avventura, puntualmente trasformata in disavventura anche grazie alla sua presenza, è il Ragionier Filini, interpretato da Gigi Reder (1928 – 1998). Inconfondibile per via dei suoi occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia, si improvvisa intenditore di qualsiasi argomento.

Per sapere cosa accadrà allo sfortunato Fantozzi, non perdetevi la seconda puntata.

 

  Massimo Bonomo – Onda Musicale

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