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“Com’è umano Lei!”: dirigenti e impiegati nell’Italia di Fantozzi [Seconda Parte]

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Dai colleghi del Ragionier Ugo ci spostiamo ai suoi superiori. Loro sono l’ingrediente fondamentale nella riuscita di questo umorismo dal sapore amaro: amaro perché non deve sforzarsi più di tanto nel tratteggiare la realtà di meschini figuri che dominano su lavoratori che sono vere e proprie pezze da piedi, Fantozzi in primis.

I dirigenti d’azienda con cui Fantozzi ha a che fare sono figure solenni nel loro ruolo, padreterni con manie di grandezza, come il celebre ed indimenticabile Visconte Cobram (interpretato da Paul Müller, n. 1923), l’ideatore della competizione ciclistica che porta il suo nome: la performance sportiva dei dipendenti della Megaditta è giustamente tra le più famose della storia del cinema. Cobram sprona i suoi sottoposti con piglio autoritario (proprio come il suo sguardo), ritto in modo inquietante a bordo della sua Fiat 2800, la classica berlina da gerarca fascista (che Cobram ricorda palesemente). Durante la gara a Fantozzi ne capiteranno di tutti i colori, anche il restare senza sellino…

Altro personaggio protagonista di scene memorabili è l’Onorevole Cavaliere Conte Diego Catellani (interpretato da Umberto D’Orsi, 1929-1976). Direttore dell’ufficio sinistri (quello in cui lavora Fantozzi), al vertice della scalinata della Megaditta ha fatto collocare una statua bronzea raffigurante sua madre. Il povero Fantozzi è tenuto ad omaggiarla ogni volta che vi passa davanti, ma puntualmente ci cozza con la testa, imprecando per la botta ricevuta.

Un bel giorno Catellani sfida Fantozzi in una partita a biliardo passata alla storia, dato che si conclude con la vittoria del Ragionier Ugo, inizialmente costretto a perdere per fare un favore al Cavaliere Conte, oltretutto incassando le sue reiterate offese. Fantozzi, mediamente costretto a subire e a riverire chi detiene il potere, in certi frangenti riesce a trovare il coraggio di dimostrare un sano orgoglio in se stesso, cosa che non manca di commuovere la sua Pina.

C’è da dire una cosa. I titoli di cui si fregiano i dirigenti sono gonfiati per rendere la loro vuota pomposità ancora più assurda e tragicomica, ad esempio Duca Conte, Onorevole Cavaliere Conte, Megadirettore, “Rag. Gran. Figl. di. Putt”.

Quanto alle scene memorabili, divenute citazioni comuni e frequenti, oltre a quelle già nominate, ne dobbiamo per forza ricordare alcune, forse ancor più famose. Per esempio la leggendaria partita tra scapoli e ammogliati – match che si disputa in un campetto di periferia che la pioggia trasforma in una pozza di fango; non possiamo dimenticarci di quella partita a tennis funestata da una coltre pressoché impenetrabile di nebbia, punteggiata dal surreale dialogo di Filini che non riesce a vedere l’amico (altro che Federer e Nadal); sicuramente un posto all’interno di questa sequenza se lo guadagna il tragicomicoveglione di Capodanno, organizzato sempre dal solito Filini in un tristissimo seminterrato, in cui il direttore d’orchestra truffa i presenti spostando di soppiatto le lancette dalle 22.30 a mezzanotte.

L’inganno è messo in atto perché il direttore d’orchestra deve suonare a stretto giro in un’altra festa; vincitrice incontestata nella “gara” tra le scene più citate (nel cinema ma soprattutto tra la gente comune) è quella della proiezione di quel classico del cinema degli albori che è La Corazzata Potëmkin, uno dei tipici film da intellettuali impegnati che il Professor Guidobaldo Maria Riccardelli impone ai suoi dipendenti di vedere. Come si può immaginare, la reazione prevedibile è la noia mortale di questi ultimi, i quali tentano in ogni modo di evitare il fardello loro appioppato.

Ne Il Secondo Tragico Fantozzi – uscito nel 1976 dopo il capitolo d’esordio – i dipendenti della Megaditta, mentre si stanno recando a vedere controvoglia il film, ascoltano con radioline tascabili la telecronaca di Nando Martellini della partita Inghilterra – Italia. Nonostante questo, la proiezione ha inizio. A seguire, il momento del commento al film. Invitato sul palco da Riccardelli, prende la parola Fantozzi: l’unico commento che gli riesce di fare a proposito del film è diventato una citazione conosciutissima: “La Corazzata Kotiomkin… È una cagata pazzesca!”.

L’atto di ribellione alla dittatura del cinema colto esplode nei fatidici “92 minuti di applausi” da parte del pubblico, che per reazione getta le 18 bobine del film nel falò creato per l’occasione. Riccardelli, apparentemente sconfitto, in quanto obbligato a vedere titoli trash come “Giovannona Coscialunga” e “L’Esorciccio”, si vendica, costringendo Fantozzi e colleghi a girare nuovamente tutte le scene della pellicola incenerita: la più conosciuta vede Fantozzi vestito come il neonato della carrozzina che scivola giù dalla scalinata.

La saga dello sfortunato impiegato conobbe il suo momento di gloria nei primi due film, nonostante ad essi ne seguirono altri otto, sino alle soglie del 2000. Nonostante ciò, Paolo Villaggio riuscì a fissare per sempre nell’immaginario collettivo non solamente un ritratto degli anni Settanta, ma un efficacissimo e riuscitissimo campionario di macchiette e personaggi tratti dalla spietata realtà del mondo del lavoro.

 

  Massimo Bonomo – Onda Musicale

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