Cultura ed eventi

Renzo Meola: «i miei primi cinquant’anni»

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«Le mie esperienze musicali mi hanno insegnato la condivisione ed un grande senso di appartenenza» – furono queste le ultime parole che Renzo Meola pronunciò in un'intervista che ci concesse gentilmente nel 2012.

Sono passati 3 anni da allora, ma per uno dei più grandi batteristi trentini di sempre, è voluto dire tagliare il traguardo dei 50 anni.
 
Renzo Meola ha fatto della batteria un vero e proprio stile di vita.  Dall’età di 13 anni non si è mai fermato, la sua enorme passione lo ha portato a cercare di scoprire tutto dello strumento che ama profondamente. 
Pur essendo stato associato quasi sempre alla musica Rock in realtà pochi sanno che si è anche inoltrato in molte altre tipologie di musica sempre con grande successo.
 
È stato anche protagonista del musical Tommy realizzato sulle musiche degli Who e riproposto per tre sere consecutive all’auditorium di Trento con una media di 1.000 spettatori per serata.

«Ero stato chiamato in extremis 15 giorni prima per suonare in uno spettacolo di 2 ore – ci confida Meola –sul quale gli altri lavoravano già da parecchi mesi che non permetteva nemmeno una battuta di improvvisazione data la presenza di più cantanti, ballerini, coreografie, filmati su megaschermo e basi su sequenze. È stato per me un impegno titanico che sono riuscito a portare a termine nel migliore dei modi solamente grazie a 15 giorni di studio full immersion. Sono proprio queste le cose – aggiunge poi –che gratificano un musicista. – Aggiunge – Ho dimostrato a me stesso che sono in grado di affrontare in modo professionale lavori difficili e di grande responsabilità.»

La sua grande passione lo ha reso forte e determinato, tenace e intraprendente. La sua filosofia è pragmatica. Ma per il mezzo secolo di Renzo Meola gli amici più cari hanno organizzato una grande festa / concerto alla Bookique venerdì 27 marzo. Durante la serata in suo onore suoneranno i suoi due gruppi storici, «Supercanifradiciadespiaredosi»e Mezzopalo «per me sarà l'occasione di festeggiare facendo ciò che più prediligo e in doppio set con le persone che da anni dividono con me questa passione» – sottolinea Meola.

Con lui attraverso alcune domande vogliamo ripercorrere questo mezzo secolo, che per la musica è stato certo entusiasmante, specie per chi, come lui, è passanto dagli anni storici 70 e 80 fino ai nostri giorni.

Dimmi la verità… ma te li ricordi ancora gli inizi?

«Sono il più giovane di tre fratelli e uno in particolare è sempre stato un grande appassionato e fruitore di musica, e così le mie orecchie sono state subito educate all’ascolto di gruppi come Led Zeppelin, Genesis, Who, Deep Purple, Santana, Hendrix e tutto ciò che quel splendido decennio musicale aveva da offrire. Arrivato alle scuole medie Manzoni, sono subito entrato nel gruppo musica dove accompagnavo con una coppia di piccoli e miseri bonghetti le chitarre acustiche e la pianola messe disposizione dalla scuola. Ma fu Piergiorgio Pessina (NdR – forte chitarrista trentino) che ebbe l’illuminazione di fare il passo successivo pronunciando ormai la famosa e conosciuta da tutti i musicisti: “formiamo un complesso con strumenti veri”.

«La nostra allora professoressa di musica entusiasta – ricorda Renzo Meola – riuscì pure a ottenere un finanziamento per il noleggio della strumentazione. Mi ricordo ancora il nostro ritorno dalla Pietra (allora in Via Milano) con un carrettino (quelli che si usavano per fare la raccolta della carta) stracolmo di strumenti, amplificatori, batteria, chitarra, basso, tastiere e un piccolo impianto voci della Davoli) destinazione cantina scuole Manzoni. Avevo una Hollywood Meazzi, io ero piccolo e minuto e questa batteria al mio confronto sembrava veramente enorme. Naturalmente si provava un minimo di 5/6 ore al giorno, tutti i giorni, e si attingeva a piene mani dall’esperienza di musicisti “più grandi di noi” (conosciuti perché avevano la sala prove non distante), l’entusiasmo era alle stelle e questo mi costò pure la ripetizione della terza media».

Che set usi nei concerti Live?

«Adoro i piatti, piccoli, grandi, larghi, stretti, dritti, storti, non ne avrei mai abbastanza, credo che “amplifichino” notevolmente la “tavolozza sonora” a disposizione del batterista e aiutino a dare un contributo melodico\ritmico all’arrangiamento del brano.

La mia batteria principale è una Ludwig Vistalite in plexiglass, colore ambra, perfetta riproduzione di quella del grandissimo John Bonham “Bonzo” dei Led Zeppelin, ha una cassa enorme, un tom e due timpani, rispetto a una batteria in legno ha sicuramente meno armoniche però ha una “botta” da paura, poi a differenza di tanti miei colleghi che fanno “i puristi” sui materiali, sulle misure ecc ecc… ritengo che una batteria oltre a suonare bene deve essere bella e accattivante, deve piacere esteticamente a chi la possiede e deve incrementare e riflettere la personalità di chi la suona.

La mia prima batteria invece (non a noleggio a intendo…) l’ho acquistata, credo a 17 anni, era una bellissima Pearl giallo limone acquistata usata da Carlo La Manna. E per il futuro? Mah chissà forse qualcosa di new entry bolle in pentola…..»

Qual'è lo stile che ti si avvivina maggiormente e quali sono i batteristi che preferisci?

«Forse sono un batterista per certi versi “un po’ scomodo”, a volte musicalmente leggermente invadente, coprotagonista del gruppo e non mero accompagnatore, questa mia caratteristica mi porta a essere o molto apprezzato o accuratamente evitato da altri musicisti, ho sempre inteso il suonare come “un mettere dentro tutto me stesso” la testa, il cuore, l’anima e infine gli arti il tutto dirottato in una totale immersione in ciò che faccio. Non sono capace di “accompagnare con freddo distacco”, cerco di curare e coltivare la tecnica ma sicuramente do più importanze alle dinamiche e al “portamento”, credo che il principale compito di un batterista sia quello di fare in modo che il pezzo vibri, che il ritmo arrivi a chi ascolta e lo porti almeno a “battere il piedino”.

I batteristi da me più apprezzati per diversi motivi e naturalmente senza fare una classifica possono essere il Phil Collins dei primi Genesis e dei Brand X, naturalmente il già citato John Bonham dei Led Zeppelin, Carl Palmer dei Emerson Lake & Palmer, Mike Bordin dei Faith No More, Gavin Harrison dei Porcupine Tree e King Crimson, Mike Portnoy (Dream Theater, Transatlantic, Winery Dogs) e il poco ortodosso e animalesco Keith Moon dei Who».

In quante e quali band hai suonato in passato e cosa ti hanno lasciato?

«In tutti questi anni ho militato con tanti gruppi, al momento escludendo le attuali band ricordocon un pizzico di nostalgia i White Lines con Stefano Mini, Marcello De Angelis e Willly Sebastiani, un quartetto veramente potente con un repertorio di musica propria e gli Aura Nera con Ettore Filippi (ex RSU) con i quali andammo a suonare anche a Vienna, alcuni anni ho pure militato in un orchestra di liscio e credo sia stata un esperienza costruttiva al fine di migliorare la mia capacità di suonare in un insieme».

Attualmente sei il batterista di 3 band: Mezzopalo, Supercanifradiciadespiaredosi e Rock Hydra. Ci descrivi queste realtà?

«Mezzopalo, Supercanifradiciadesp iaredosi e Rock Hydra sono le band con le quali milito, tutte molto diverse per genere, obiettivi e stimoli.

I Mezzopalo sono presenti nella mia vita dal lontano 1998 (siamo quasi maggiorenni….), siamo nati come cover band eseguendo brani di gruppi come ACDC, Guns ‘N’ Roses, Aerosmith, Motorhead per poi passare a uno stadio successivo e produrre musica propria, abbiamo all’attivo un mini cd dal titolo Sweat e un album dal titolo Underskin Stories, penso che abbiamo all’attivo circa 200 concerti tra pub, motoraduni, feste e quant’altro, naturalmente il genere richiede una batteria molto quadrata, potente e priva di eccessivi fronzoli. La formazione è composta da Nicola Conci e Michele Pezzè alle chitarre, Cristiano Di Cecco al basso, Cristian Marcolla alla voce.

Caratteristiche totalmente diverse per i Rock Hydra, genere rock progressive e repertorio composto unicamente da cover, si spazia dai King Crimson, alla PFM al Banco fino ai Dream Theater, Transatlantic e Genesis fino a arrivare a Deep Purple, Hendrix e Led Zeppelin. Grazie alla notevole esperienza e tecnica dei suoi componenti Rock Hydra è sempre stata una vera palestra, qui la batteria ha senz’altro un ruolo più variopinto e la soddisfazione di eseguire dei brani molto complessi è grande. La formazione è composta da Paul Maestrelli alla chitarra, Ezio Petricci al basso, Michele Bortolotti alle tastiere e Emanuele Ghirardini alla voce.

Sono pazzi, sono visionari e imprevedibili, un caleidoscopio di immagini e suoni sempre in movimento, qualche anno fa alla “non attesa” proposta di suonare nei Supercanifradiciadespiaredosi ho immediatamente rielaborato le mie attività musicali e ho accettato senza nemmeno un secondo di riflessione. Già, come diciamo noi in sala prove solo pochi eletti possono fregiarsi del titolo di “Supercane” e io…. Lo fui….

Brodolfo Sgangan (basso e voce) e Findut Poteidone (voce, basso e poteidofono) sono i due compagni di avventura di questo ensemble che non conosce generi e regole. Abbiamo una notevole attività live e l’anno scorso abbiamo partecipato a Arezzo Wave come gruppo vincitore del Trentino Alto Adige, stiamo sfornando nuovi brani e non vediamo l’ora di dare alla luce un nuovo album da affiancare ai già presenti Mondo Cane, Millanta Cosae e Superbau».

Vuoi dare qualche consiglio ai giovani batteristi?

«Sono autodidatta, e quando ero ragazzino non esistevano le strutture e le opportunità che ci sono ora, se pensiamo solo ad internet e alla possibilità tramite un click di visionare il video didattico del nostro batterista preferito….

Ogni volta che avevo l’opportunità di vedere all’opera qualche musicista (in sala prove o in concerto) mi schiaffavo il più vicino possibile alla batteria e cercavo di divorare il più che potevo e se potevo chiedevo consigli e facevo domande, unite a tante ore di studio in sala prove da solo, questa era la mia scuola.

Il mio consiglio è di ascoltare e suonare tutti i generi senza preconcetti e con più persone che potete e poi suonare principalmente sempre per voi stessi, cercare le gratificazioni nel prossimo non deve essere il motore del vostro impegno».

Quali sono i musicisti o le band con cui hai condiviso il palco che ti hanno lasciato qualche ricordo?

«Non ci sono situazioni particolari che richiedano una menzione speciale, tutto ciò che ho fatto da 37 anni sul mio sgabello ha contribuito nel bene e nel male a farmi essere quello che sono, anche le brutte esperienze, le serate deludenti, i litigi in sala prove, gli scioglimenti e le delusioni.

Un ricordo particolare e pieno di affetto a un tastierista con il quale ho diviso tanti anni di sala prove che purtroppo non è più fra noi a causa di un male incurabile».

Qualche rimpianto?

«Sostanzialmente no, non ho nessun rimpianto, forse impegnandomi di più o vendendomi meglio avrei potuto raccogliere di più, ma sono contento così, credo di non conoscere il significato della parola invidia e quindi se qualche collega ha raccolto più di me sono contento per lui».

Cosa ti ha dato la musica e quali obbiettivi pensi ancora di raggiungere?

«Forse analizzando in maniera fredda la domanda posso asserire che ho dato più io alla musica di quanto la musica abbia dato a me, quando si cerca di fare al meglio una cosa inevitabilmente si tagliano tutte le altre ed è un po’ quello che ho sempre fatto. Ho ricavato tante piccole soddisfazioni e comunque mi ha fatto stare sempre psicologicamente e fisicamente bene, è ciò che continuerò a fare fino a quando sarò motivato e divertito nel farlo, proseguirò nel percorrere la mia strada con il massimo dell’impegno e se ci saranno dei risultati tanto meglio».

Dalle ultime parole è facile intuire che dopo i festeggiamenti di venerdì la carriera musicale di Renzo Meola continuerà spedita meglio e più di prima alla faccia dei suoi «primi» 50 anni.

«La musica – afferma– è emozione allo stato puro e per dare bisogna avere. Non si può affatto pretendere di divertire chi ci ascolta se noi per primi non ci divertiamo e non ci lasciamo coinvolgere dall’energia di ciò che stiamo suonando.»

Non dimentica le sue radici, ricordando le prime batterie a noleggio, le tante cantine polverose dove un tempo si provava con molto entusiasmo, ed una miriade di sogni e speranze.

Forse lui è sempre stato lo stesso, quel ragazzo che crede ancora nei valori importanti della vita, quel tredicenne che sente ancora l’amore della propria famiglia.

«Amo la compagnia di mia moglie che non mi ha mai fatto mancare il suo supporto e la sua pazienza e adoro i miei cani»
 
Ma soprattutto Renzo Meola è il musicista che nelle difficoltà sa ritrovare la concentrazione e le risorsi mentali e tecniche per riuscire, forse dove molti altri fallirebbero.

La sua spontaneità e dolcezza è contagiosa, la sua discrezione ed educazione sono cose a parer nostro d’altri tempi.

Lui ama sempre dire:«ogni propria azione, sia buona che cattiva, è come un boomerang, prima o poi qualcosa torna sempre indietro.» È come il senso della legge dell’attrazione; siamo come calamite che attraiamo ciò che siamo e dimostriamo. Lui ha dimostrato tanto in 37 anni di musica, per questo possiamo asserire con certezza che quel piccolo ragazzo tredicenne ora può rientrare nella grande carrellata dei migliori batteristi Trentini di sempre.

A cura di Roberto Conci

 

 

— Onda Musicale

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