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“Non ci sarà bambino nel nostro mondo che non conoscerà il suo nome”: le avventure cinematografiche di Harry Potter [Seconda Parte]

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Con la protezione di Hagrid, Harry si reca in una via di Londra alquanto curiosa: Diagon Alley. È il posto ideale in cui un mago, anche alle prime armi, può acquistare ciò che gli serve, in primis la bacchetta magica. 

Ed è proprio nel negozio di Olivander che Harry trova la bacchetta adatta a lui, o meglio, è la bacchetta che riesce a trovare il mago giusto con cui combinarsi.

Fatti gli acquisti a Diagon Alley, Hagrid può finalmente accompagnare Harry a prendere il treno per Hogwarts!Il treno a vapore non è un treno qualsiasi, dato che parte dal singolare binario 9 ¾, posto a metà strada tra i binari 9 e 10, ovviamente destinati ai babbàni. Il binario 9 ¾ può essere raggiunto solamente correndo contro un muro! Harry, possiamo immaginarlo, è perplesso dalla cosa, ma l’incontro con Ron Weasley e la sua famiglia (tutti rossi di capelli) gli fanno capire che attraversare il muro è possibile.

A bordo del treno Harry e Ron fanno sin da subito amicizia.La loro conversazione viene interrotta dall’improvvisa apparizione di Hermione, ragazza molto carina e soprattutto molto saccente, che nel prosieguo della storia si rivelerà essere grande amica dei due.

L’arrivo alla Scuola di Hogwarts è davvero suggestivo: gli studenti sono suddivisi in gruppetti ciascuno dei quali solca con la sua barca – illuminata da una lanterna che squarcia l’oscurità – il lago antistante il castello, riconoscibile da lontano per via delle sue massicce torri dal tetto conico.

All’ingresso, sulla sommità di un’imponente scalinata gotica, ad attendere le matricole c’è la Professoressa di Trasfigurazione Minerva McGranitt, autorevole e severa. Conduce gli studenti verso la grande sala del refettorio, un ambiente di vaste dimensioni, illuminato da grandi finestre gotiche e con una volta a capanna tutta realizzata in legno intagliato. I nuovi arrivati devono essere assegnati, a seconda dell’indole, ad una delle quattro “Case”: Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero. Il difficile compito è assegnato al cappello parlante che – una volta calato sulla testa dell’interessato – pronuncia la tanto attesa sentenza.

Ron ed Hermione vengono assegnati senza esitazione a Grifondoro, ma con Harry la scelta è più difficile, dato che nella sua indole c’è qualche elemento in comune con Serpeverde. Le preghiere di Potter fanno sì che lui si ritrovi nella stessa Casa dei suoi amici.

L’anno scolastico vede i tre amici cimentarsi in numerosi corsi, ma con risultati differenti: mentre Hermione interpreta il ruolo della secchiona, studiando senza sosta le più disparate materie e maneggiando spesso i pregiati volumi della biblioteca della scuola, in Ron ed Harry l’intelligenza si accompagna ad una voglia di studiare tutt’altro che solida. Tra i vari corsi da loro seguiti è quello di volo – tenuto da una bravissima quanto stravagante Madama Bumb – a tirare fuori in Harry un’insospettata bravura nell’uso della scopa: nel cortile del castello il Serpeverde Draco Malfoy lancia a grande distanza la ricordella di Neville Paciock, provocando così il Grifondoro. Harry inforca la scopa e in men che non si dica riesce a recuperare in modo acrobatico la sfera vitrea. La dimostrazione di abilità, per quanto in aperta violazione delle regole, gli frutta però l’accesso alla squadra di Quidditch, privilegio inaudito per uno studente del primo anno.

La prima partita del celebre gioco dei maghi – il quale, per certi versi, ricorda il rugby– vede un’accesa sfida tra Grifondoro e Serpeverde. Questi ultimi giocano in modo sleale, cercando di mettere il bastone tra le ruote agli avversari. Seduto tra il pubblico Severus Piton, professore di pozioni poco amichevole e che sembra nutrire un’antipatia malcelata per Potter. Hermione ha l’impressione che lui stia tentando di lanciare il malocchio alla scopa di Harry e quindi gli interrompe il contatto visivo con un incantesimo che fa prendere fuoco al suo mantello. Il vero nemico di Potter in realtà è il balbuziente e timido Professor Quirinus Rapton, docente di Difesa contro le Arti Oscure, seduto di fronte a Piton.

La vera svolta nel corso della storia avverrà quando i tre amici scopriranno l’esistenza della famosa Pietra Filosofale(da cui il titolo sia del libro che del film). Custodita in un luogo sicuro del castello, essa è stata creata dal celebre Nicholas Flamel (più correttamente Nicolas, essendo francese), un alchimista che ha raggiunto una venerabilissima età stimata sui 5-600 anni (Flamel è esistito veramente, ed è vissuto dal 1330 al 1418), dato che la pietra consente di creare l’elisir di lunga vita nonché la tramutazione di qualsiasi metallo in oro. Sospettano che il potente manufatto sia oggetto delle mire di Piton, data la sua antipatia per Harry e la sua introversione, ma scopriranno che non è così.

Dopo aver raccolto informazioni e indizi, i tre coraggiosi amici tentano di impedire che la famosa pietra – color rosso rubino – cada nelle mani sbagliate, cimentandosi in differenti prove: sfuggire alle grinfie di Fuffi, un cane a tre teste tipo Cerbero, alla stretta delle radici della pianta “tranello del diavolo”, nonché allo sciame di chiavi volanti che rischia di infilzarli come dei puntaspilli.

In un crescendo di tensione e suspense, dopo una violenta partita agli scacchi dei maghi in cui Ron resterà ferito, si giungerà a quel finale che lo spettatore presagisce sin da metà del film. Harry finalmente avrà l’occasione di affrontare faccia a faccia la sua nemesi, il famigerato Lord Voldemort! Nella stessa notte in cui Harry era rimasto orfano, Voldemort aveva perso gran parte dei suoi poteri e soprattutto la consistenza corporale, motivo per cui aveva dovuto iniziare ad impossessarsi di corpi altrui quali mezzi per poter continuare ad esistere. L’ultimo corpo in cui aveva trovato dimora era quello dell’insospettabile Quirinus Raptor, che non a caso il giovane mago si ritrova davanti.

Raptor, caratterizzato da una testa bifronte (sulla nuca emerge il volto di Voldemort), blocca Harry circondando la sala sotterranea con un muro di fiamme. In una frazione di secondo, Raptor si fionda sul giovane mago, deciso a strangolarlo per ottenere la pietra filosofale (comparsa poco prima nella tasca dei pantaloni di Harry, quando lui si è guardato nello specchio delle brame). Harry blocca Raptor, ma la mano che gli piazza in faccia non solo lo ustiona, ma innesca un processo per cui il professore letteralmente si sbriciola, come se fosse composto da un mix di sabbia e cenere. Voldemort, liberato dal corpo che lo ospitava, si manifesta come uno spirito che trapassa Harry e fugge via. Il mago sviene.

Nelle scene finali del film si esprime il famoso lieto fine: dopo una breve degenza in infermeria, Harry viene nuovamente accolto dai suoi compagni di casata, felici che finalmente stia bene. Gli sforzi profusi per combattere il male non sono stati vani: Grifondoro, quasi sul filo di lana, vince la Coppa delle Case.

La storia del primo film di questa celeberrima saga si conclude alla stazione ferroviaria di Hogwarts con il congedo dei tre eroi da Hagrid.

 

  Massimo Bonomo – Onda Musicale

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