Cultura ed eventi

La via femminile al romanzo storico

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Il romanzo storico è – come è facile immaginare dalla definizione – un’opera letteraria ambientata nel passato, ed è un genere che negli ultimi anni ha riscosso sempre maggior successo.

Anche l’Italia vanta un gran numero di scrittori che si sono dedicati a questo tipo di narrativa e, negli ultimi anni specialmente, molte donne sono salite alla ribalta del genere.

Il romanzo storico ebbe una sua prima diffusione nell’Ottocento in Gran Bretagna – Walter Scott con “Rob Roy” e “Ivanhoe” sei può considerare il pioniere – per poi diffondersi in modo più capillare; forse il primo grande esempio italiano, con cui tutti abbiamo avuto a che fare, è “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.

Ma il genere oggi è rifiorito soprattutto dopo “Il nome della Rosa”, opera prima a livello narrativo del grande Umberto Eco, pubblicato nel 1980 con grande successo mondiale. Eco prende l’ossatura di una trama da giallo classico e vi costruisce sopra un romanzo storico denso di citazioni e con significati filosofici e politici: un libro che si presta a vari piani di lettura e che è stato oggetto di film e serie tv.

Come dicevamo, il romanzo storico è però sempre più portato avanti da scrittrici, basti citare – una per tutte – “La lunga vita di Marianna Ucrìa” di Dacia Maraini. Noi però, per questo ultimo scorcio d’estate, vogliamo consigliarvi tre libri, tre romanzi storici di altrettante autrici più o meno conosciute e molto recenti.
Abbiamo scelto “L’Architettrice” di Melania G. Mazzucco, “Il giglio insanguinato” di Anna Maria Pierdomenico e “Fiore di roccia” di Ilaria Tuti.

I tre romanzi ci paiono particolarmente interessanti perché propongono tre diverse figure di donne e tre diversi tipi di narrazione.

“L’Architettrice”, edito da Einaudi, racconta la storia di una donna a suo modo pioniera dell’architettura in un’epoca, il 1600, in cui le donne raramente venivano considerate; è la storia di Plautilla Briccio, personaggio reale e prima architettrice d’Italia. La Mazzucco riesce a creare un efficace racconto della Roma del ‘600, quella dei papi, una città bigotta e libertina assieme, innestandovi la storia di Plautilla, una donna che non si dimentica.

“Il giglio insanguinato”, edito da Tabula Fati, parte da presupposti simili – è ambientato a sua volta all’inizio del Seicento, tra Roma e Parigi e la protagonista è Fiamma, una spia al servizio della Santa Sede – ma sviluppandosi in modo totalmente diverso. Si tratta infatti di un giallo classico, che fa della narrazione senza respiro e della perfetta ricostruzione storica i suoi punti di forza. Una scrittrice giovane, la Pierdomenico, ma dalla mano sicura, ideale per chi cerca un romanzo d’altri tempi senza implicazioni filosofiche, e con una protagonista che lascia il segno.

Infine “Fiore di roccia”, uscito per Longanesi. Ilaria Tuti, non lo scopriamo oggi, è una delle grandi rivelazioni degli ultimi anni; i suoi romanzi gialli “Fiori sopra l’inferno” e “Ninfa dormiente” hanno imposto lei e il suo personaggio – il commissario Battaglia, una figura femminile indimenticabile – all’attenzione di critica e pubblico. In questo romanzo di storia contemporanea, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, la Tuti rievoca la storia delle “portatrici”, umili donne contadine che nel corso del conflitto sacrificarono tutto per portare rifornimenti ai soldati in prima linea.

Epoca e storia sono differenti dai gialli precedenti, ma rimane immutata la grande attenzione per una natura suggestiva, grande protagonista delle storie di Ilaria, e per le storie di donne che dimostrano il significato della parola “resilienza”, spesso abusata; non certo in questo caso.

 

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