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Toulouse-Lautrec La belle Epoque in mostra a Torino

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Ballerine di Can Can, Moulin Rouge, Cabaret ed una vita movimentata a Montmatre: avete tempo fino al 5 Marzo per essere catapultati direttamente al termine dell’epoca d’oro con la retrospettiva torinese Toulouse Lautrec- La Belle Epoque.

La mostra è prodotta e organizzata dai Musei Reali di Torino e Arthemisia Group, con il patrocinio della Città di Torino, ed è curata da Stefano Zuffi. Ospitata nelle sale di Palazzo Chiablese, ha aperto al pubblico il 22 di Ottobre ed ha attirato fino ad oggi file di visitatori di tutte le età. 170 opere tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene vanno a costituire una grande restrospettiva dedicata ad uno dei bohémien più famosi di sempre, il più grande realizzatore di manifesti e stampe della sua epoca: Henri de Toulouse Lautrec (1864-1901).

Attraverso questo numeroso nucleo di opere suddivise in 10 diverse sezioni il pubblico ha l’occasione di addentrarsi nei meandri della vita di questo eclettico artista, di scoprire dettagli, non solo sulla sua arte, ma anche sulla sua vita, con un viaggio che ripercorre la sua biografia su filo temporale e tematico. Toulouse si può considerare uno degli artisti più apprezzati e ammirati del suo tempo. Dalle sue opere in generale, come da quelle esposte in mostra, si evince la figura di un personaggio affascinante e dalle forti contraddizioni. Possedeva sicuramente un’anima tormentata a causa delle sue condizioni fisiche che lo costrinsero sempre ad una vita di diversità.

La malattia genetica, causata probabilmente dalla consanguinità dei genitori, gli impose un’altezza non superiore al metro e mezzo e gli causò anche problemi nel parlare. I suoi difetti lo fecero vivere in modo malinconico e triste finchè non riuscì ad allontanarsi dalla casa paterna che aveva sede nel Sud della Francia. Per esempio amava tantissimo i cavalli, e li rappresentava con una certa malinconia perchè non poteva montarli date le sue condizioni; in mostra se ne possono vedere alcuni esempi assieme al disegno del suo fidato pony Philibert che lo portava in giro sul calessino per le vie parigine.

Ma quando si trasferì nella capoluogo dell’arte per eccellenza, la sua vita prese una forma del tutto diversa. Anche se le sue origini aristocratiche gli avrebbero concesso possibilità ben più lussuose, egli decise di stabilirsi tra la colorata folla del quartiere di Montmantre per condurre una vita più artistica ed ispirata. Inoltre in mezzo alle tante altre stranezze, qua non si sentiva sicuramente diverso o deforme. Dalle sue opere si evince invece con semplcità il suo amore per la vita, egli non smise mai di essere in parte malinconico, ma fu sempre anche pervaso da un fortissimo ottimismo che gli premise di vivere una vita piena, sempre godendosi ogni momento come fosse l’ultimo.

Toulouse è figlio del suo tempo e di una cosiddetta società degli eccessi. Per le sue opere traeva ispirazione dalla bellezza imperfetta della vita dei suoi contemporanei, non volendo abbellire ma solamente rendere tale e quale “Dipingo le cose come stanno, io non commento, io registro”. E così le “cose” da lui dipinte sono diventate emblemi di un’epoca.

Colori forti e spregiudicati, linee dure e satiriche prive di abbellimenti, dettagli incisivi: sono i protagonisti  di tutte le opere esposte in mostra. Tra queste 170 vi sono litografie a colori (Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari ( La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (La Revue blanche del 1895).

Il pubblico potrà entrare in contatto con l’artista non solo mediante le sue opere, ma anche con testimonianze, fotografie ed un allestimento che permette un'interazione visitatore-mostra. Tavolini e sedie su cui sedersi di fronte ad un filmato di Can Can e la stanza da letto su cui sdraiarsi, di cui  Toulouse sembrerebbe essere stato un assiduo frequentatore, così come le foto, sono il ritratto di un personaggio colmo di stranezze, allegro, ironico, buffo ma al contempo affascinante.

Un’artista che non poteva non raccontare quello che vedeva attraverso la sua matita: “Quando la mia matita si muove bisogna lasciarla andare. Niente di piu….”.

Martina Bastianelli- Onda Musicale

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— Onda Musicale

Tags: Torino/Parigi/Martina Bastianelli
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