Musica

Roger Waters: il suo disco è un successo mondiale. Tranne che in Italia.

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L'ultimo album di Roger Waters è stato in tutto il mondo un grande successo. In Italia, invece, ha avuto tanti problemi: dall'essere superato in classifica da tale Riki all'accusa di plagio di Emilio Isgrò (chi?!)

Sei Roger Waters. Per molti appassionati di rock sei praticamente Dio fatto carne. Per te stesso sei Dio fatto carne. Per Michele Mari, che ha raccontato l'epopea dei tuoi Pink Floyd in Rosso Floyd è meglio non specificare cosa sei, lui ci ha messo un libro a spiegarlo.

Comunque hai fatto la storia del rock. Hai scritto pagine di musica che hanno superato serenamente il passare del tempo, anche se parlare di serenità nel caso della tua musica è dar vita a un ossimoro.

Hai creato immaginari come quasi nessun altro in ambito musicale, finendo, forse, per rimanerci un pochino impigliato dentro. Ma sei Roger Waters, e decidi di tornare a pubblicare un album dopo quindici anni.

Quindici anni in discografia, oggi, sono il corrispettivo di circa tre ere geologiche. Non fosse che sei Roger Waters si potrebbe arrivare a parlare di esordio, contando sul fatto che la gente nel mentre si è dimenticata di te.

Ma così non è. Sei Roger Waters, cazzo. Sei Dio. Pubblichi un album, Is This The Life We Really Want? Inutile dire che, trattandosi di un tuo album, è di una bellezza abbacinante.

La critica lo accoglie con entusiasmo, non solo perché è il tuo primo lavoro solista dopo quindici anni. Anche perché non è il lavoro di uno dei tanti, tantissimi, troppi artisti che nel mentre hanno intasato il mercato, un mercato sempre più piccolo e vacillante. Un album fatto di canzoni, che veicola contenuti, sei Roger Waters, che ci si potrebbe aspettare, e che non si candida certo a passare come acqua in un lavandino.

L'Italia è un paese che in qualche modo ti è caro. Per come può essere caro qualcosa che non sia il tuo ego e il tuo mondo immaginario e immaginifico a te, che sei Roger Waters.

Qui ha combattuto tuo padre, a Anzio. E chiunque abbia anche visto di sfuggita The Wall si sarà fatto un'idea vaga di quanto la figura paterna e la guerra abbiano lasciato un segno sulla tua anima (ha un'anima Dio?).

L'Italia è un paese che in qualche modo ti è caro, quindi. Sei tornato sulle orme di tuo padre soldato recentemente, nel 2014, per ripercorrere le gesta di tuo padre eroe durante lo sbarco di Anzio, a settant'anni dai fatti.

 

"L'Italia è un paese che in qualche modo ti è caro, quindi.

Sei tornato sulle orme di tuo padre soldato recentemente,

nel 2014, per ripercorrere le gesta di tuo padre eroe durante

lo sbarco di Anzio, a settant'anni dai fatti."

 

Esce il tuo nuovo album, attesissimo da tutti i tuoi tantissimi fan in giro per il mondo. E da noi arrivi al secondo posto. A casa tua, seduto su una comoda poltrona Frau guardi le classifiche dei vari paesi, e ti concentri su quella italiana, così, per lasciarti andare un attimo al sentimentalismo.

La guardi e poi cerchi con lo sguardo qualcuno nella stanza. Qualcuno che non c'è. Vorresti chiedergli, se mai ci fosse, “Ma chi cazzo è questo Riki che è in classifica sopra di me?

Sei solo nella stanza, come in genere capita agli Dei. Quindi non puoi che andare a cercarlo su Google, e poi su Youtube. È a quel punto che saresti tentato di bestemmiare, non fosse che dovresti farlo contro te stesso e non ti sembra in caso. Al primo posto in classifica, sopra di te, c'è un ragazzino che canta canzoncine talmente bruttine e insignificanti da spingerti a cullare l'idea di una apocalisse.

Lo sgomento si fa largo in te, come del resto ti è capitato spesso in vita tua. Specie quando apprendi che il ragazzino è uscito da un programma televisivo, Amici si chiama, in cui un altro ragazzino si è rifiutato di cantare la tua Hey You perché non gli piacciono i Pink Floyd.

A stento respingi questa angoscia in un angolo remoto del tuo animo (ha un animo Dio?). Te ne fai una ragione, hanno avuto Mussolini e Berlusconi, gli italiani, normale piaccia loro musica di merda come questa.

Il tempo di fartene una ragione e vieni superato in classifica anche da gente che porta il solo nome di battesimo, Thomas, Federica, Ghali. Riki sempre primo.

Ormai però sei impermeabile a quel che succede in quel posto che tuo padre ha contribuito a rendere nuovamente un paese libero, povero idealista del cazzo.

Quando, stavolta da Milano, arriva una nuova notizia che ti riguarda. La sezione specializzata in materia di impresa del tribunale del capoluogo lombardo, infatti, presieduta da Claudio Marangoni, ha ravvisato in via cautelare gli estremi di plagio dell'opera dell'artista concettuale Emilio Isgrò nella copertina, booklet e merchandising del tuo album, il tutto con decreto d'urgenza. Il che ha portato il tribunale a richiedere alla Sony di ritirare dal commercio l'opera in questione, per violazione del diritto d'autore.

Non hai idea di chi sia Emilio Isgrò. Anche stavolta ricorri a Google e scopri che è un artista concettuale famoso nel mondo, che era sua l'opera che accoglieva i visitatori dell'Expo di Milano, per dire, e che le sue “Cancellature” sono il suo marchio di fabbrica. Per cancellature si intende proprio quanto si vede nella copertina e nell'artwork del tuo album, un foglio word da cui sono state cancellate quasi tutte le parole, come negli omissis, lasciando fuori solo le parole utili a dire qualcosa, nel tuo caso il titolo del disco.

Pensi sia uno scherzo. Anche divertente. Perché anche se hai venduto qualcosa come duecentocinquanta milioni di album in carriera, se tutti quelli che si sono rifatti alla tua scrittura, al tuo suono, al tuo immaginario avessero dovuto darti qualche diritto d'autore, o se tu avessi dovuto far ritirare dal mercato tutti quelli che si sono ispirati anche troppo a te, sei Dio, a quest'ora il mondo sarebbe senza un sacco di musica, da quella dei Radiohead a quella di Jonathan Wilson, passando per Michael Kiwanuka, per fare i primi nomi che ti vengono in mente.

 

"Pensi sia uno scherzo. Anche divertente. Perché anche se hai venduto

qualcosa come duecentocinquanta milioni di album in carriera,

se tutti quelli che si sono rifatti alla tua scrittura, al tuo suono,

al tuo immaginario avessero dovuto darti qualche diritto d'autore,

o se tu avessi dovuto far ritirare dal mercato tutti quelli che si sono ispirati

anche troppo a te, sei Dio, a quest'ora il mondo sarebbe senza un sacco di musica"

 

Ridi. Per poco. Perché poi scopri che non è uno scherzo. È tutto vero. Cioè, davvero qualcuno ha pensato di denunciarti per plagio. E non perché tu abbia copiato la musica da qualcun altro, sei Dio, non sarebbe stato possibile, ma per un'idea di arte concettuale ripresa nell'artwork del lavoro. Come se già Isgrò non riprendesse, appunto, gli omissis. Come se non esistesse, per dire, un William S. Burroughs.

Come se non esistesse la Found Poetry. Come se non esistesse la Pop-art e il citazionismo. O tornando all'Italia, e al momento in cui Isgrò partiva con le sue Cancellature, come se non esistesse Nanni Balestrini e più in generale l'opera del Gruppo 63.

Per questo, sulle prime, hai pure pensato di rispondere. Citando la massima di Picasso “L'artista mediocre copia, il genio ruba”. Ma sei Roger Waters, che ti frega di citare Picasso? Che ti frega di citare Isgrò, più che altro? Ti chiedi giusto se abbia citato per plagio anche i Texas, che nel loro Careful What You Wish For avevano usato esattamente lo stesso concetto nel loro artwork. Ma anche qui, chi se ne frega…
Italiani, fate come credete, pensi. Preferite Riki a me? Bene, compratevelo.

Pensate che io abbia macroscopicamente plagiato Isgrò e che per questo la mia musica non debba essere commercializzata?

Ritirate il mio album, e chi vuole se lo compri su Amazon.

Se volete venite pure a casa mia e cagatemi sul letto, siete solo dei provinciali, me ne sono fatto una ragione.

(di Michele Monina – tratto da www.linkiesta.it – LINK)

 

 

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Tags: Pink Floyd/Roger Waters/The Wall/Plagio/Anzio/Emilio Isgrò/Is This The Life We Really Want?/Riki
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