Florian Schneider, co-fondatore dei Kraftwerk, il 30 aprile 2020 ci lascia stroncato da un cancro (leggi l’articolo). Il contributo dato da questo signore e dal suo gruppo è fondamentale per la storia della musica.
Nel 1970 insieme a Ralf Hutter forma i Kraftwerk all’interno dei quali suona flauto, sintetizzatori e in alcuni brani canta supportato da uno strumento chiamato vocoder. I primi due album sono influenzati dalla musica cosmica, corrente musicale nella quale facevano parte anche i Tangerine Dream, altra band tedesca di spicco. I suoni sono un mix di psichedelica ed elettronica.
Ma è nel 1974 che Florian e Ralf portano al successo commerciale la band con la pubblicazione dell’album “Autobahn”. Traccia iniziale del disco è una suite da 22 minuti nei quali i suoni fino ad allora difficili, sono più fruibili al grande pubblico. Si può ballare, sognare ad occhi aperti lasciandosi andare ascoltando il clacson, il rumore della macchina che apre il pezzo come a voler dire all’ascoltatore “Vuoi fare un viaggio con me?”
Questi suoni armoniosi ci accompagnano per tutto l’album fondendo psichedelia ed elettronica in maniera magistrale, tratti che caratterizzeranno anche il lavoro successivo “Radioactivity”. Nel 1977 Florian e soci piazzano un altro grande album intitolato “Trans Europe Express“, che inspirò numerosi artisti tra i quali David Bowie.
Ma a trarne maggior beneficio fu uno dei primi maestri dell’Hip hop anni 80 presente sulla scena di Detroit (Africa Bambaataa) che nel 1982 insieme ad un altro gruppo elettro hip hop i Soulsonic Force lanciano il singolo Planet Rock dove suonano la canzone con strumenti elettronici copiando la ritmica di “Trans Europe Express“. In ambito Metal sono i Rammstein a fare la cover di The Model contenuta nell’album The Man Machine (1978).
Nel 1981 i Kraftwerk danno vita ad un concept sui computer che avrà un grande successo “computer love” la cui title track ha una ritmica campionata che verrà utilizzata dai Coldplay nell’album “x&y” per comporre la bellissima Talk. Nel 1992 un quartetto d’archi (proveniente dalla Romania) cioè i Balanescu Quartet con l’album Possessed risuonano diverse canzoni dei Kraftwerk dandone ulteriore fascino.
Nel 1986 la band si avvicina alla techno music con l’album: “eletric cafè“. Il sound di questo disco è irresistibile, impossibile stare fermi: nella prima canzone il ripetersi della strofa Boing Boom Tschak ci suggerisce di danzare a “più non posso” in un ritmo incalzante… Music non stop questo è il manifesto che ci accompagnerà per piu di mezz’ora. Mentre ad utilizzare queste sonorità in Italia sono Garbo (A Berlino va bene) e i Matia Bazar (Tango), senza dimenticare Alberto Camerini.
In Inghilterra invece è presente dagli anni 90 un altro gruppo che i grandi media non considerano più di tanto e sono gli Autechre. Mentre tra i gruppi più noti e non citati finora ci sono i Depeche Mode e tutti gruppi dance musicali anni 80.
La voglia di sperimentare e mettersi in gioco da parte di questi talentuosi musicisti e produrre suoni ha contribuito a rendere leggere le mie giornate. Sicuramente la perdita di Florian Schneider, che nel 2008 abbandona il gruppo e nel 2015 torna con quello che è di fatto l’ultimo suo singolo solista, lascia un vuoto incolmabile.
Buon viaggio Mr Schneider, spero che tu possa usare la tua arte per suonare tra le stelle campionatori e flauti ed essere indimenticabile. La storia dei Kraftwerk continua ancora oggi con grandi concerti. Io personalmente ho avuto la fortuna di vederli nel 2016 all’arena di Verona, in una serata indimenticabile.
Senza Florian la musica thecno house e affini non sarebbero mai esistiti.
(Articolo scritto per Onda Musicale da Mirko Lemma)