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Pink Floyd: ecco 10 curiosità sul loro primo disco “The Piper at the Gates of Dawn”

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Il primo disco dei Pink Floyd The Piper at the Gates of Dawn

Il 5 agosto del 1967 esce “The Piper At The Gates of Dawn“, primo capitolo discografico di una leggenda chiamata Pink Floyd. (leggi l’articolo)

Per questa prima prova i Pink Floyd ricevettero un anticipo di 5000 sterline e una percentuale ridicola di royalties (come era abitudine all’epoca, tutti vennero truffati, Beatles compresi). In compenso il contratto lasciava la totale libertà creativa con l’obbligo di registrare negli studi di Abbey Road.

Oggi vogliamo raccontarvi alcuni aneddoti che forse non conoscete

  • 1.The Piper At The Gates of Dawn” (“Il pifferaio alle soglie dell’alba”, titolo del settimo capitolo del libro “Il vento tra i salici” di Kenneth Grahame) è il primo e l’unico titolo dei Pink Floyd registrato sotto il controllo di Syd Barrett, il genio folle che di li a pochi anni, devastato da un uso sconsiderato di Lsd, sarebbe sparito dal mondo, vivendo una triste vita da recluso fino alla sua morte il sette luglio 2007. (leggi l’articolo)
  • 2. Le sessioni di registrazione per “The Pipers At The Gates Of Dawn” si svolsero agli Abbey Road Studios di Londra tra febbraio e maggio del 1967, contemporaneamente alle registrazioni di Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. (leggi l’articolo) Le sessioni finali di produzione vennero portate a termine ai Sound Techniques Studios di Chelsea (un quartiere di Londra) dove il gruppo aveva registrato i loro singoli precedenti.
  • 3. All’inizio del ’67 i Pink Floyd rappresentavano già il modello da seguire dal neonato movimento psichedelico di Londra. Il gruppo firmò un contratto discografico con la EMI nel febbraio di quell’anno. Dopo aver registrato i singoli “Arnold Layne e “See Emily Play” con il produttore e proprietario degli UFO Studios di Londra Joe Boyd, al gruppo venne assegnato un produttore scelto dalla casa discografica.
  • 4. La scelta della EMI cadde su Norman Smith. L’ambizioso ingegnere del suono potrebbe non essere stato in sintonia la visione pionieristica della band, ma ne ha rapidamente riconosciuto il potenziale commerciale. Lavorando come ingegnere sotto l’egida di George Martin, Smith è stato fortemente coinvolto con i Beatles fino alla pubblicazione dell’album “Rubber Soul”. Capendo il potenziale dei Pink Floyd cercò di adattarsi alle esigenze della band, approcciando delle tecniche di registrazione completamente nuove e quasi sconosciute per l’epoca (Syd Barrett era ossessionato dalle nuove tecnologie).
  • 5.Astronomy Domine” è una di quelle canzoni imprescindibili nella storia del rock, è il “biglietto da visita” dei primi Pink Floyd, il loro primo saluto al mondo. È un brano pieno zeppo di idee, riferimenti ed elementi precursori che faranno parte della band per tutta l’intera carriera, fino al tanto discusso ma bellissimo “The Endless River” del 2014. Il brano si apre con una sequenza in codice morse e una voce al megafono (registrata dal loro primo manager Peter Jenner) che recita nomi di pianeti, costellazioni e altri corpi celesti. Un vero e proprio manifesto per il nascente genere “space rock” che i Pink Floyd inaugureranno e influenzeranno per decenni a venire. Quel megafono, così iconico e determinante, verrà utilizzato in seguito dallo stesso Syd Barrett durante le esecuzioni dal vivo del brano.
  • 6. Interstellar Overdrive e Astronomy Domine sono i brani più rappresentativi del disco e venogno sempre suonati negli show live, spesso con improvvisazioni che durano molti minuti e che piacciono molto alla gente proprio per la forte componente psichedelica contenuta. Curiosamente, The Gnome e Flaming non vengono mai eseguite dal vivo. 
  • 7. Il titolo del disco è tratto dal settimo capitolo del romanzo “Il Vento tra i Salici” (del 1908) dello scrittore inglese Kenneth Grahame (1859-1932), appprezzato autore di narrativa fantastica per ragazzi. I floyd si ispirano alla parte in cui i protagonisti sono attartti dalla musica e incontrano il dio Pan.
  • 8. La copertina del disco, considerata una delle più iconiche della band, è opera del fotografo e designer inglese Vic Singh da noi intervistato in esclusiva nel 2017. (leggi l’intervista)
  • 9. Dopo la pubblicazione viene organizzato un tour promozionale negli Stati Uniti il quale è un flop clamoroso sopratutto (per non dire esclusivamente) a causa dei comportamenti di Syd Barrett il quale, a causa della sua malattia mentale (leggi l’articolo) non era più in grado di garantire la necessaria affidabilità alle esibizioni live della band. 
  • 10. Il primo disco dei Pink Floyd ottiene subito i favori della critica musicale e la cosa sorprende un pò considerando che siamo in un’epoca totalmente priva di qualsiasi strumento social. Riportiamo il commento scritto sul magazine britannico Record Mirror (attivo dal 1954 al 1991): “l’immagine psichedelica della band prende realmente vita con questo bellisssimo disco, che è una bella occasione con cui i Pink Floyd mettono in mostra sia il loro indubbio talento che la loro notevole tecnica di registrazione. Il disco è ricco di suoni strabilianti e bellissimi.”

Tutto il resto è storia.

 

 

 

— Onda Musicale

Tags: The Piper at the Gates of Dawn/Syd Barrett/George Martin/Pink Floyd/Emi
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