Musica

Sokolov: grande attesa per il suo concerto di domani sera

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Grande appuntamento venerdi alle 20,45 per la stagione della Società Filarmonica di Trento, con il concerto del Maestro Grigory Sokolov, uno dei più autorevoli pianisti viventi.

Tra gli amanti del pianoforte Grigory Sokolov è ampiamente considerato uno dei massimi pianisti viventi, un artista ammirato per la sua introspezione visionaria, l’ipnotica spontaneità e la devozione senza compromessi alla musica.

Le poetiche interpretazioni del pianista russo scaturiscono dalla profonda conoscenza delle opere che fanno parte del suo vasto repertorio. I programmi dei suoi recital abbracciano ogni forma di scrittura, dalle trascrizioni della polifonia sacra medievale e dai lavori per tastiera di Byrd, Couperin, Rameau, Froberger e Bach a tutto il repertorio classico e romantico con particolare attenzione a Beethoven, Schubert, Schumann, Chopin, Brahms e alle composizioni di riferimento del XX secolo di Prokofiev, Ravel, Scriabin, Rachmaninov, Schönberg e Stravinskij.

Nato a Leningrado (ora San Pietroburgo) Grigory Sokolov si è visto riconoscere il proprio talento nel 1966 quando, a soli sedici anni, è diventato il più giovane musicista di sempre a vincere il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca. Mentre Sokolov intraprendeva grandi tour di concerti negli Stati Uniti e in Giappone negli anni Settanta, il suo talento si è evoluto ed è maturato lontano dai riflettori dei media internazionali. In seguito al collasso dell’Unione Sovietica, ha cominciato ad apparire con più frequenza nelle principali sale da concerto e nei principali festival europei che oggi frequenta abitualmente.

Sokolov tiene circa settanta concerti ogni stagione, immergendosi completamente in un singolo programma e presentandolo in tutte le principali sale d’Europa. La capacità di articolare le voci interne di una struttura polifonica, l’infinita varietà delle dinamiche e dei suoni che sa estrarre dallo strumento sono caratteristiche uniche di questo grande artista. Nei suoi recital porta gli ascoltatori a stretto contatto con la musica, trascendendo questioni di esibizionismo superficiale e abilità tecnica, per rivelare significati spirituali più profondi.

Le opere in programma stasera gravitano intorno al 1839, annus mirabilis per la musica pianistica: mentre Chopin a Parigi era impegnato nella stesura della sua Seconda Sonata, pietra miliare del repertorio, Schumann dava alle stampe due tra le sue opere più importanti, espressione di due diversi atteggiamenti tipici del romanticismo musicale. Da un lato la poetica del frammento di Arabeske op. 18, un rondò impreziosito da leggeri arabeschi sonori, dall’altro la forma più ampia e complessa della Fantasia op. 17.

Dedicata a Liszt, ma composta inizialmente per raccogliere i fondi per un monumento in ricordo di Beethoven, l’opera è in verità una segreta allusione d’amore per Clara Wieck (“Il primo tempo è davvero quanto di più appassionato abbia mai scritto: un profondo lamento per te”, le scrisse nel marzo 1839).

“Suona fra tutti i suoni / Nel variopinto sogno terrestre / Un suono silenzioso, teso / Per chi presta segretamente orecchio” recita l’epigrafe poetica di Schlegel sul frontespizio, suggerendo così un ascolto accurato per poter rintracciare i numerosi rimandi contenuti in questa pagina di grande ispirazione, divisa tra slancio appassionato e intima malinconia.

Atmosfere da rêverie anche nei due Notturni op. 32 (1837) di Chopin, non proprio tra i più noti esempi del genere, immediati nel gesto nonostante i fugaci momenti d’improvvisa cupezza, come quella che in misura ben maggiore domina nella sua Seconda Sonata (1840). Ricamata intorno alla Marcia funebre composta due anni prima, per le sue trasgressioni armoniche e formali sollevò all’epoca reazioni ora di sconcerto ora di profonda ammirazione.

Un susseguirsi di richiami tematici conferiscono grande coesione a quest’opera tesa tra atmosfere angoscianti, trasognato lirismo e un brevissimo finale sui generis in cui per l’autore “la mano sinistra chiacchiera con la destra” ma che i suoi contemporanei percepivano come “un mormorìo del vento che soffia sulle tombe.”

 

— Onda Musicale

Tags: Ravel/Rachmaninov/Bach
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