Musica

“Sospesi”: l’opera prima dei Dogma

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Con “Natura perversa”, un riff di chitarra elettrica bello deciso ci accoglie subito nelle atmosfere rock del lavoro dei Dogma.

La voce si eleva sin da subito descrivendo all’ascoltatore la, per l’appunto, “natura perversa” dell’uomo. Questa natura è rappresentata da “l’arroganza che fa male, la politica che sale, l’innocente che subisce, la vergogna che prevale” e questa opening track altro non è che un grido di libertà da queste prigioni che soffocano anche lo spirito più umile e puro. Un brano che invoglierebbe chiunque a procedere, immediatamente, all’ascolto delle rimanenti nove tracce.

In “Forse no”, invece, delicati arpeggi intrecciati tra loro e tastiere introducono in un pezzo decisamente più triste. Triste come la voce che narra di come l'“uccide l’idea di non averti più, di non avere cinque minuti per vivere. Le mie labbra sulle tue, scorre sangue tra noi due o forse no”.

Ci sono molti elementi negativi, nella vita in generale, ma senza indugiare troppo sulla filosofia spicciola è decisamente lacerante perdere sentimentalmente una persona amata. Proseguendo, un delicato assolo acustico centrale, sostituito dal suo corrispettivo elettrico, confeziona il brano alla perfezione. Brano che possiede delle reminiscenze in stile Meganoidi nel periodo “Zeta reticoli”.

Segue “Sentimi”, un brano decisamente più allegro, in netto contrasto con la traccia precedente, visto che si comincia subito parlando del sole. Sole che rimane sospeso in un giorno dove “nulla è perduto, nulla è per sempre” e che va vissuto come se fosse l’ultimo. Frasi come “sentimi quando ti guardo e sentimi quando ti tocco, sentimi quando rimani nel buio” e “lasciati vivere senza scappare” sono l’esatto opposto di quanto cantato prima. Se vogliamo usare dei termini cinematografici siamo di fronti ad una sorta di prequel della situazione precedente. Assolo decisamente di stampo rock verso il finale fanno terminare il brano in bellezza.

“Lato oscuro”, quasi come da titolo, presenta un inizio molto elettronico con torri di synth, mischiate ad una sorta di allarme antiaereo, che vengono poi prontamente abbattute dalle chitarre elettriche. Una canzone che fa riflettere su quel “lato oscuro” che tutti noi possediamo e che è spesso in agguato. Un vero e proprio “tormento” che fa parte dell’uomo in quanto tale, quasi come se anni di evoluzione non fossero serviti a nulla. Vaghi, per non dire di più, accenni gothic metal verso la fine.

Inconsapevole” è  un’altra canzone in opposizione con la precedente, con tanto di atmosfere quasi da film romantico. In questa, frasi come “dolce è l’odore che hai, mi vesto di te” e “rimani con me fra le mie braccia, inconsapevole”, fanno sì che ci si trovi dinnanzi ad un brano in vago stile Bon Jovi. Come il biondo americano l’assolo in sfumatura acustica ne è la prova lampante.

In “La luna si è persa” ci si trova dinnanzi ad un’intro molto power ballad con una chitarra quasi smorzata, all’inizio, ma che poi ruggisce come non mai. Nel ritornello il brano ricorda molto “Time is running out” dei Muse, ma dove “non c’è luna senza te”. Violenti vibrato elettrici intervallano la canzone conferendone punti e carattere.

Si proseguono con le ballad grazie a “Senza segreti”. Una ballata rock un po’ più tranquilla e tradizionale, con controtempi di batteria e slide di basso, dove trova posto anche un pizzico di elettronica. Quasi come una libera interpretazione, in estremo, de “Un giorno insieme” dei Nomadi risalta la frase “niente è più vero di un giorno con te”. Giri funky di basso si accompagnano alla perfezione dell’assolo, distorto e pulito allo stesso tempo.

Cambio totale di registro per “Strade su strade” dove un tappeto sonoro di batteria e chitarra viene steso ai piedi dell’ascoltatore che si lascia trascinare dal ritmo coinvolgente di queste strade “percorse per arrivare a te”. Un avvicinamento, senza badare a cosa si lascia indietro, verso la persona amata. Un brano che fa viaggiare la mente lungo questi tragitti metafisici. Unica stonatura, quel piccolo rap verso metà, ma rimane uno dei brani più ritmati dell’album.

Per “Ubriaca” un’intro di basso e note cristalline distanti riportano una sorta di piccola bolla di tranquillità iniziale. “Equilibri fragili che si spostano con noi” sono le lucide follie di questa sbronza mistica.

Infine è l’ora di “Qualcosa di più”, brano rock che è una sorta di rilettura arrabbiata di “Forse no”. Del resto, si vuole spiegare come “in ogni gesto c’è qualcosa di più” dato che solo un abbassamento dello sguardo provoca malessere. Invito anche io a riflettere sull’importanza dei piccoli gesti, volontari o meno. Se per il mittente sono una normale esternazione, di un sentimento o di un’emozione, per il ricevente possono voler dire di tutto, dolore compreso.

In poche parole, dunque, questo era “Sospesi” dei Dogma. Un album che definirei “in opposizione”, visto l’alternarsi di sonorità e di voci, ma che comunque fa il suo dovere. Canzoni dirette, alla mente ed al cuore, con una voce veramente capace ed una band, chitarrista in primis, con una grande perizia tecnica che non toglie nulla al sentimento. Un lavoro che vale tutto l’ascolto di cui necessita.

 

Vanni Versini – Onda Musicale

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Tags: Muse/Bon Jovi/Nomadi/Synth/Vanni Versini/Meganoidi/Funky
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