Musica

Renato Zero: “La musica e i sorcini? Mi hanno salvato dalla solitudine”

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Sessantacinque anni di vita e quasi mezzo secolo passato sul palco, un'esistenza dedicata al suo pubblico e dal pubblico ricambiata con amore. Leggenda vivente, il più 'popolare' fra i miti nostrani, Renato Zero si racconta a Repubblica, fra ricordi dell'infanzia, della gavetta, del successo, con un occhio sempre rivolto all'affetto incondizionato dei suoi 'sorcini' e della gente di strada, vera e propria terapia per il cantante romano.

"Mi sono disteso sul lettino da solo – racconta Renato al quotidiano in una lunga intervista -, senza cercarmi uno strizzacervelli, mi sono autoanalizzato, ho fatto gli anticorpi alle intemperie, ai repentini cambi di stagione, alle avversità. Questo è il segreto della mia longevità, non come Fiacchini ma come Zero. Ho sempre mantenuto stretto il rapporto con la gente. […] È una necessità. Avere il contatto con la gente semplice, vera, è il termometro che misura i cambiamenti, prepara alle emergenze, favorisce le opportunità , suggerisce le intuizioni. Sempre con consapevolezza e partecipazione. Grazie a loro ho rallentato, ho schivato la frenesia dei nostri tempi, ho seguito il ritmo della gente normale non quello che impongono i cambiamenti tecnologici e la smania d’apparire. Non sarebbe stato possibile senza i sorcini, alleati formidabili in questa mia missione nel mondo della canzone ".

Un popolo affettuoso quello dei sorcini, che ormai si tramanda di padre in figlio e nipote: "Ormai sono entrato nel loro dna. Mi hanno aiutato a sopportare la solitudine, che è una scelta di cui non mi pento. È la mia compagna di vita, l’ho amata, le ho messo dei bei vestitini, l’ho pettinata, l’ho tenuta sempre in ghingheri, l’ho portata a cena, al cinema e lei ne è stata contenta, e adesso è una irrinunciabile compagna. Dunque io, uomo senza famiglia e con tanto tempo libero a disposizione, a chi dovrei dedicare le mie attenzioni se non alla gente?".

Un'attenzione, quella di Zero, ricambiata soprattutto dai 'sorcini della prima ora' che, ormai nonni, lasciano in eredità ai più piccoli un pizzico di 'Zerofollia' . E proprio il rapporto fra bimbi e anziani è uno dei temi cari al cantante: "Io – dice infatti – penso sempre, ossessivamente, a vecchi e bambini, che si somigliano tanto e sono entrambi vittime di un’umanità che si sta deteriorando. I primi abbandonati sulle panchine sotto il sole di agosti desolati, gli altri abusati e lasciati alle cure di maestri a volte impreparati e violenti. Da piccolo – mio padre era un poliziotto, mia madre lavorava negli ospedali – ero affidato alle cure della nonna Renata, una nonna coi baffi".

"Il pomeriggio, doposcuola – continua a raccontare a Repubblica -, mi portava con sé in visita ai parenti tra Prenestino e Casilino, tutti anziani. Per me erano rassicuranti, li vedevo come piccoli maghi, un po’ goffi, coi grossi nei da cui spuntavano i peli. Per questo ho un grande rispetto per i bambini, comprendono le cose meglio di quanto immaginiamo, hanno un intuito formidabile. Spesso, crescendo, perdiamo di vista chi eravamo – continua Renato – e dimentichiamo una lezione fondamentale, il rispetto per gli anziani. Bambini e vecchi hanno le stesse paure e le stesse speranze".

"I dissapori e le mancate intese con il popolo del marciapiede mi hanno scatenato una rabbia utile – racconta ancora Zero parlando del rapporto con fan e detrattori – che mi ha aiutato a motivare la mia cocciutaggine. Quelle umiliazioni che avrebbero dovuto scoraggiarmi sono state in realtà una sorta di incitazione. Devo molto ai miei detrattori, a quelli che mi deridevano. […] La musica e i sorcini mi hanno salvato la vita. Non ho mai avuto un piano B. Giuro. Mi sono disteso sul mio lettino privato senza mai andare da uno psicoterapeuta. Le sedute anziché con i soldi le ho pagate con i sacrifici".

Paure? "Ne resta qualcuna – confessa -. Non essere più presente a me stesso, perdere l’ispirazione, non essere più in grado di recitare in questo film, restare tagliato fuori dalla sceneggiatura. Non è la morte che mi spaventa, piuttosto il fatto di non essere più all’altezza, di essere sostituito da un altro nel cuore dei fan. Voglio continuare a essere utile a qualcuno con la musica che chiamiamo leggera. Ce la metto tutta. […] Io mi sono anestetizzato non volando in alto ma restando attaccato alla terra, alla gente".

— Onda Musicale

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