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The Beatles – “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” (1967)

Il disco che il 1° giugno 1967 sarebbe uscito sul mercato mondiale, scatenando una rivoluzione la cui eco è percepibile ancor oggi, era nato con solide fondamenta. “Strawberry Fields Forever” e “Penny Lane” facevano presagire che la nuova opera sarebbe stata straordinaria, di una creatività senza eguali.

La pubblicazione dei due gioielli in un singolo (13 e 17 febbraio, rispettivamente USA e UK), stando alla prassi – gradualmente affermatasi – di non includere singoli nella scaletta di un nuovo LP, determinò un cambio radicale nella concezione del nuovo lavoro discografico, molto probabilmente sino a quel momento privo di titolo.

Il Pepper

così come lo conosciamo inizia a prendere forma poco prima dell’uscita del celeberrimo singolo, quando il 1° febbraio i Beatles – presso il consueto studio 2 di Abbey Road – iniziano a registrare il pezzo che darà nome all’album. La fervida fantasia di Paul si era lasciata fecondare dalla sua passione per le band di ottoni (a cui peraltro fece ricorso nella creazione della colonna sonora per il film “The Family Way”, nel novembre 1966): dal provvidenziale incontro era nata una brass band, una band di ottoni, nella quale suonavano dei cuori solitari (lonely hearts) capitanati da un fantomatico Sergeant Pepper (che poi tanto fantomatico non era, dal momento che il personaggio di fantasia aveva i lineamenti di Sir James Melville Babington, rinomato generale britannico della Prima Guerra Mondiale).

I Beatles

mano a mano che davano forma e corpo al progetto, si calavano sempre più nei panni dei loro alter ego di inizio Novecento, provando un meraviglioso senso di libertà nello spogliarsi di un’identità fino a quel momento indossata (essere, per l’appunto, i Beatles) e negli ultimi tempi percepita come stretta e soffocante. Tra i momenti memorabili della realizzazione di Pepper non si può dimenticare la seduta fotografica del 30 marzo 1967, quando il fotografo Michael Cooper – presso i Chelsea Manor Studios di Londra – immortalò i quattro mentre indossavano divise create apposta per loro con tessuti lucidi dai colori sgargianti e accesi. Una parte fondamentale la svolgeva l’eterogeneo collage di personaggi (dai guru agli occultisti, passando per star del cinema e della letteratura), concepito da Peter Blake e Jann Haworth come resa realistica di quell’immaginario pubblico presente alla performance di questa band sui generis.

Le foto di Cooper

erano parte fondamentale della creazione di Pepper, dal momento che la cura nel realizzarle contribuiva a rendere il prodotto finale qualcosa di inconfondibile (oltre che di forte impatto pop: di imitazioni e citazioni della sua copertina se ne contano a decine). Altrettanta cura fu profusa nella registrazione dell’album, dal momento che, per gli standard dei tempi, impiegare circa 400 ore (distribuite in cinque mesi) per realizzarne uno era considerato follia.

Panoramica

Da una breve panoramica delle canzoni è interessante notare come l’ispirazione alla loro base la si ritrovi in frasi celebri (“Getting Better” era l’espressione ricorrente in bocca a Jimmy Nicol quando  nel 1964 lo intervistarono durante le due settimane di sostituzione di Ringo, colpito da una tonsillite), in casi di cronaca o situazioni di vita quotidiana (“She’s Leaving Home” e “A Day In The Life”), in garbate riflessioni giovanili per scongiurare lo spauracchio della vecchiaia (“When I’m Sixty Four”), in più profonde riflessioni sul senso dell’esistenza e dei rapporti umani (“Within You Whithout You”), in efficaci ritratti di personaggi (“Lovely Rita”, probabilmente la vigilessa più famosa di tutto il Regno Unito), in manifesti circensi d’epoca Vittoriana (“Being For The Benefit Of Mr. Kite!”) o in parole e slogan pubblicitari uditi in televisione (“Good Morning Good Morning”).

Lucy In The Sky With Diamonds

Nel caso della celeberrima “Lucy In The Sky With Diamonds”, stupenda creazione di un mondo – simile a quello di Alice – dove regnava una brillante fantasia, bisogna ricordare come la BBC ne bandì la trasmissione radiofonica per aver intravisto nei suoi versi velati riferimenti alla droga (i più fantasiosi si concentrarono sull’acronimo dato dalle iniziali delle parole del titolo, per l’appunto LSD).

In conclusione

è giusto sottolineare come il disco che i Beatles presentarono al mondo nella Summer of Love fosse la traduzione in musica del coloratissimo e stravagante mondo del Sergente Pepper, sospeso in bilico tra quotidianità, reminescenze letterarie, nostalgia delle bande militari e dei circhi dell’epoca Vittoriana e attenzione agli stilemi della musica classica. Pepper superò i limiti della tecnologia di registrazione in studio, sbalordendo la società del 1967, con un’inventività che ancor oggi stupisce ed affascina, come confermato dal suo potente ritorno in vetta alle classifiche lo scorso anno.

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
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