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Don Backy: “l’artista che mirava il tondo” si racconta ad Onda Musicale

Ad essere sincero, devo ammettere, di essere rimasto molto sorpreso nel notare, con piacere, alcune sfumature, a mio parere eccezionali, “nascoste” tra le righe delle risposte alle domande che compongono questa mia intervista al celebre artista Don Backy.

Quelle che seguono sono belle parole. 

Qualcuno direbbe: “cose di altri tempi ! ”Sarebbe giusto pensarlo! Giusto però, per ricordare un bel periodo (forse il più bello), all’interno del quale, alla musica e all’arte in genere, erano, con ragione, abbinati alcuni surplus imprescindibili, come la cultura della vita, il buon gusto, e quasi sempre  anche  quelle strabilianti tecniche innate utilizzate per cantare o per suonare strumenti musicali.

I tempi di Don Backy erano tempi di sostanza, attraverso i quali gli artisti cercavano di raccontare gli stati d’animo più profondi, si impegnavano molto, sperimentavano, sentivano la necessità di creare un qualcosa di speciale, in primis per se stessi e quindi per il loro amato pubblico.

Non c’erano i “tweet” per dialogare con i fan, nemmeno i software per intonare la voce, non esisteva quella spasmodica ricerca di finta originalità, purtroppo tipica dei giorni nostri, e ostentata a tutti i costi per poter sembrare artisti o definirsi tali. A quei tempi “o si era o si era”, si stringevano le mani dei propri sostenitori, si doveva essere intonati per cantare, e l’originalità non era esibita più di tanto nell’aspetto, bensì in quello che si produceva a livello artistico.

Ed ecco Don Backy, che scrive “L’immensità”, una delle canzoni più note della storia della musica italiana, oggetto di numerose versioni cantate da interpreti di livello nazionale ed internazionale, e presentata da lui stesso (abbinato a Johnny Dorelli) al Festival della Canzone Italiana di Sanremo del 1967.

L’artista, di origine toscana, da allora non si ferma mai, e nel tempo dimostra di essere poliedrico e dotato di un carattere da vero fuoriclasse.

È il primo cantautore che nel 1967 scrive e pubblica un romanzo molto bello, con un titolo affascinante,“ Io che miro il tondo”, un’interessantissima storia scritta tra “nuvole e sogni”, come raccontato dall’autore stesso, che descrive la vita, le fantasie, i desideri e le difficoltà, di un gruppo di ragazzi degli anni ’60, che partono da un paesino della Toscana per realizzarsi altrove in un futuro migliore.

Attore di cinema e teatro, pittore, compositore, scrittore, cantautore, autore di testi, disegnatore di fumetti, Don Backy è da considerarsi un vero e proprio asso del mondo dello spettacolo e della cultura, per la sua personalità e per la quantità impressionante di lavori svolti nella sua lunga carriera.

Solo per citare un po’ di numeri, si potrebbe cominciare dai suoi 20 album di canzoni e dai quasi 40 singoli, prodotti in poco più vent’anni. Dalle sue circa 30 apparizioni in film e commedie come attore, e dai suoi 9 libri, scritti e pubblicati da note case editrici di livello nazionale a partire dal 1967.

Don Backy, è giusto ricordarlo, ha scritto anche le parole di “Pregherò” versione italiana di “Stand By Me” (cantata da A. Celentano), ha scritto  anche lo splendido brano “Canzone”, terzo classificato al Festival di Sanremo del 1968 (cantato da Milva e A.Celentano). Sempre come autore, con la canzone “ Un sorriso” si piazza al terzo posto del Festival di Sanremo nel 1969. Successo dopo successo, scrive anche la canzone “Sognando” cantata da Mina nel 1976 con grande successo di pubblico

Come vi ho già detto, ho contattato Don Backy; è stato molto gentile, ecco l’intervista:

Cantautore, attore, scrittore e pittore. Come si definirebbe Don Backy?

Non specificherei alcuna di queste caratteristiche, sono uno sperimentatore, e tutto quello che cerco di creare sono solo sfide a me stesso. Una volta superate – ci racconta l’artista – le abbandono, anche perché non sono un “routinario” . Quindi mi ritengo sostanzialmente un autore – cantante di me stesso”.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica e quali sono stati gli artisti o le band alle quali ti sei maggiormente ispirato?

“Sono passati secoli da allora, e gli artisti che mi hanno ispirato, sono ormai sconosciuti alle nuove generazioni. Diciamo che molto mi insegnarono gli Everly Brothers, mentre la passione per il rock mi venne da Little Richard,Eddie Cochran, e tutta la generazione che seguì i “popper” melodici, – continua Don Backy – tipo Frankie Avallon, Paul Anka, etc. Il mio ispiratore italiano e maestro è stato Domenico Modugno,l’unico che ha scritto canzoni/canzoni, senza altri aggettivi al seguito, proprio come me”.

Nella tua lunga e brillante carriera, svolta sia come musicista che come attore, hai avuto modo di incontrare tanti tuoi colleghi artisti. Cosa hanno rappresentato per te? Vuoi ricordarne in particolare qualcuno?

“Ciascuno di loro mi ha dato qualcosa, ma l’istinto naturale mi ha sempre e soltanto suggerito come affrontare ogni prova , senza dover seguire lezioni altrui. In quei campi o si è, oppure sarai sempre un mediocre. Io sono stato bravo”.

Cosa rappresenta per te la musica?

È stata la mia ragione di vita, ma oggi la sua evoluzione non mi piace più, è troppo tecnologica, e per niente istintiva. Si pensa più a cercare improbabili novità sonore o ritmiche, senza più preoccuparsi dei sentimenti, che, a quanto pare, non fanno più parte del DNA degli autori”.

Oltre ad essere un musicista,un autore e un attore, hai scritto anche parecchi libri. Puoi raccontarci come è nato in te il desiderio di dedicare una parte della tua vita artistica alla scrittura?

Non è affatto la seconda parte, bensì è una passione che ha viaggiato in parallelo con la musica. Infatti, sono il primo cantautore ad aver pubblicato un libro dal titolo “Io che miro il tondo” pubblicato nel 1967 da Feltrinelli Edizioni. Successivamente ho pubblicato il suo seguito naturale intitolato “Cascasse il mondo” nel 1968. Entrambi i libri -ci spiega l’artista-sono stati poi ripubblicati nel 2017/2018. Due libri che solo la follia che mi pervade di tanto in tanto , ha potuto riempirli di pagine assolutamente inaspettate e meravigliose. In questi giorni, per la EMMEBI’ Editore di Firenze, è uscita la mia favola “Sognando”. Si tratta del primo esempio di libro con realtà aumentata, ovvero con le canzoni che sono correlate alla favola, che si possono ascoltare attraverso una specifica App. del telefonino. Con questa grande novità , in ottobre, sarò presente alla Fiera del libro di Francoforte in Germania, la Frankfurter Buchmesse, la vetrina internazionale di libri più grande del mondo ”.

Nel 2014 hai ricevuto ricevuto un premio prestigioso alla carriera (il FIM Award). Ripercorrendo le varie tappe, qual’è stata la tua più grande soddisfazione in tutti questi anni di attività artistica?

“Quella di aver fatto quello che ho fatto senza l’aiuto di potentati di alcun genere, politici o di potere, credendo sempre e solo nella bontà e originalità di quello che facevo. Di questo, sono orgoglioso, anche se non se ne fa cenno da nessuna parte, mentre si continua a tritare gli ‘zebedei’ del pubblico mettendo in onda quattro ore di mercimonio con Al Bano e Romina”.

Che progetti hai per il futuro?

“Ho appena compiuto ottant’anni e il mio futuro ormai è quasi tutto alle spalle. Comunque non mi mancano le idee e qualcosa ancora farò, anche con l’aiuto di chi mi stima e mi apprezza. Questo è sicuro!”

— Onda Musicale

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