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I 10 casi di plagio più eclatanti dei Led Zeppelin

I Led Zeppelin sono stati sicuramente la band rock inglese più importante tra la fine degli anni ’60 e l’inizio del decennio successivo.  Ereditarono, a livello commerciale, il successo dei Beatles, che si scioglievano proprio mentre il dirigibile di Page e Plant iniziava il suo volo.

Il loro hard rock, fortemente ancorato a schemi blues ma con sorprendenti aperture alla tradizione folk e al di là da venire metal, portava un passo avanti l’hard blues che ebbe coi Cream la sua massima espressione. Le innovazioni chitarristiche di Jimmy Page e lo sfrontato carisma del cantante Robert Plant li resero da subito un’icona del rock.

Tuttavia, alla loro crescente fama, si abbinò da subito la nomea di plagiatori indefessi e, spesso, impuniti. Già col disco di debutto nacquero le prime polemiche: Rolling Stone li accusò di plagio per le loro Black Mountain Side – da Bert Jansch – e Your Time Is Gonna Come – dai Traffic di Steve Winwood.

Ci siamo divertiti a stilare una top 10 coi loro brani più sospetti, da cui abbiamo dovuto lasciare fuori altri pezzi entrati nel mito. Tra questi ricordiamo la mitica Communication Breakdown, che a qualcuno ha ricordato troppo Nervous Breakdown di Eddie Cochran del ’57; oppure The Lemon Song, che cita a piene mani Killing Floor di Howlin’ Wolf e Travelling Riverside Blues di Robert Johnson. Hats Off To (Roy) Harper ricorda in modo sospetto Shake ‘Em On Down, un vecchio blues di Bukka White, mentre When The Leeve Breaks è una cover stravolta dell’omonimo brano di Memphis Minnie. Stesso dicasi per Nobody’s Fault But Mine, dal repertorio di Blind Willie Johnson. Infine Your Time Is Gonna Come – sempre dal famigerato primo album – la cui intro è praticamente identica a Dear Mr. Fantasy dei Traffic.

Ma ecco la nostra Top 10.

10. Stairway To Heaven vs Taurus – Spirit

Stairway To Heaven non è una canzone dei Led Zeppelin, è la canzone. E l’accusa di plagio da parte degli Spirit, approdata in tribunale con una causa intentata dagli eredi del leader Randy California, è forse la più nota. Tuttavia è anche una delle meno fondate, in quanto – come rilevato da un perito durante la causa – l’ispirazione sia di California che di Page va ricercata in sequenze di note vecchie di almeno 300 anni. Taurus appare nel primo album degli Spirit, intitolato come il nome della band psichedelica. Alcuni passaggi sono effettivamente simili, ma è troppo poco per tacciare di plagio il pezzo simbolo degli Zeppelin. Il pezzo, per la cronaca, è stato anche oggetto di ridicole accuse di satanismo.

9. I Can’t Quit You Baby vs Otis Rush & Willie Dixon

Il brano, un vecchio blues scritto dal prolifico – e saccheggiatissimo – Willie Dixon e interpretato dal grande chitarrista Otis Rush, fa parte del famigerato primo album. In questo lavoro ben otto brani su nove sono stati accusati di plagio. In questo caso è palese che si tratti di una interpretazione in chiave hard blues dell’originale, cosa peraltro comunissima nel blues e che avviene anche per You Shook Me nello stesso album; il problema sta nel fatto che nei credits i brani venissero attribuiti a Page e Plant.

8. Bring It On Home vs Willie Dixon & Sonny Boy Williamson

Anche qui vale lo stesso discorso del precedente brano: si tratta palesemente di una cover. Peccato che il nome di Dixon verrà inserito solo dopo una causa legale.

7. Moby Dick vs Watch Your Step – Bobby Parker

Moby Dick è entrato nell’immaginario collettivo per il mastodontico assolo di batteria di John Bonham. All’epoca era costume inserire – non solo dal vivo – un pezzo che lasciasse spazio alle capacità del batterista, artificio che si risolveva puntualmente in interminabili, noiosissimi e temuti assoli di batteria, che spesso superavano i dieci minuti di durata. In questo pezzo, tuttavia, di mastodontico c’è anche il plagio del riff di Watch Your Step, brano del 1961 di Bobby Parker.

6. Whole Lotta Love vs You Need Lovin’ – Muddy Waters & Willie Dixon

Ebbene sì, anche il più celebre blues dei Led Zeppelin, quella Whole Lotta Love dall’inconfondibile riff e con gli urletti di Robert Plant, è una cover. Precisamente riprende il testo della mitica You Need Lovin’ del 1962, di Willie Dixon e Muddy Waters, mentre la prestazione vocale di Plant si ispira alla versione dello stesso brano degli Small Faces, di qualche anno prima. Il riff sì, quello va ascritto in toto a Jimmy Page.

5. Since I’ve Been Loving You vs Never – Moby Grape

Un presunto plagio poco conosciuto è quello del sofferto slow blues Since I’ve Been Loving You, che appare nel terzo album. Gran parte del testo e delle atmosfere musicali sono tratte dal brano Never, dei bravissimi e sottovalutati Moby Grape. In questo caso siamo al limite tra plagio e semplice ispirazione.

4. Babe I’m Gonna Leave You vs Anne Brendon

Un altro caso di cover inizialmente non dichiarata. Il brano venne composto da Anne Brendon alla fine degli anni ’50 e reso nella sua versione più nota nel ’62 da Joan Baez. Il bell’arrangiamento degli Zeppelin entra nel mito, ma solo dopo una causa negli anni ’80, ai nomi di Page e Plant verrà affiancato quello di Anne Brendon.

3. How Many More Times vs Howlin’ Wolf/Albert King/Jeff Beck

Questo multiforme brano tratto dal debutto dei Led Zeppelin ha del clamoroso: in un’unica canzone tre accuse di plagio. La prima dal quasi omonimo How Many More Times del grande Howlin’ Wolf; tocca poi ad Albert King, che si vede sottratta la sua The Hunter, incisa con la mitica Stax. Per finire la parte strumentale ricalca praticamente nota per nota Beck’s Bolero del ’67, brano di Jeff Beck, amico di Jimmy Page e compagno ai tempi degli Yardbirds. Con una spericolata acrobazia semantica nessuno degli autori venne citato nei credits.

2. Black Mountain Side vs Black Water Side – Bert Jansch

Black Mountain Sidenon è altro che una pedissequa riproposizione – con aggiunta di percussioni e in chiave solo strumentale – di Black Waterside, tradizionale riarrangiato dal grande chitarrista folk Bert Jansch. Qui c’è poco da dire, i brani sono praticamente sovrapponibili.

1. Dazed And Confused vs Jake Holmes

Dazed And Confusedè forse il caso più clamoroso, tra i plagi di Page, Plant e soci. Jake Holmes la incise nel 1967; il brano, pur con un diverso arrangiamento, vanta il medesimo andamento musicale del cavallo di battaglia degli Zeppelin. Jake Holmes, quando Page suonava ancora negli Yardbirds, aprì il loro concerto di New York. Jimmy, quindi, conosceva bene il brano – cosa che incredibilmente negherà – tanto da proporne una cover live già poco dopo con gli Yardbirds. In quella versione, reperibile sul web, era già presente la parte di chitarra suonata con l’archetto, mentre il cantato di Keith Relf differisce profondamente da quello di Robert Plant. Anche il testo verrà in parte modificato. Jake Holmes si rifiuterà sempre di intentare causa, anche se scrisse al gruppo una lettera in cui chiedeva spiegazioni e che rimarrà senza risposta. Pare anche che Holmes, seccato per essere ricordato solo in merito alla questione, abbia detto che le cose stanno bene così, e che ormai Dazed And Confused sia a tutti gli effetti un pezzo di Jimmy Page e Robert Plant.

— Onda Musicale

Tags: Muddy Waters, Jeff Beck, Joan Baez, Steve Winwood, Taurus, Spirit, Jimmy Page, Plagio
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