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Something Else by The Kinks (1967)

La band dei Kinks

1967. Se pensiamo a come ci si vestiva o che musica si ascoltava in questo anno giustamente rimasto memorabile, ci rendiamo conto che ad essere messi al bando erano i colori spenti oppure i grigi.

In un clima di folle estasi, alimentato in misura non trascurabile dalle droghe, non si potrebbe immaginare distanza maggiore tra i giovani e la generazione dei genitori, marchiata dall’impronta della guerra e della relativa austerità.

Nell’anno che principalmente si ricorda come caratterizzato dalla Summer of Love, difficilmente si troverebbero tracce dell’idea di sobrietà. La musica, impaziente di raggiungere sempre nuovi traguardi, raggiunge un livello di sperimentazione che ancor oggi lascia di stucco, solo se si tiene conto della tecnologia di registrazione mediamente in dotazione agli studi, soprattutto quelli inglesi.

Il lato negativo della medaglia è la straordinaria diffusione dell’acido lisergico (abbreviato in LSD), droga che apre la mente e fa decollare la creatività, ma che in non pochi casi spinge verso la strada della follia (così si era creduto a proposito di Syd Barrett, anche se qualche anno fa degli studi giunsero alla conclusione che il musicista aveva sofferto della Sindrome di Asperger – leggi l’articolo).

In mezzo a tutta questa confusione di suoni e colori, che acceca e stordisce, spiccano loro. I Kinks. Li noti proprio perché sono l’esatto contrario di ciò che li circonda. Spopola ovunque il fenomeno hippy; si guarda con aria sognante a quella nuova terra promessa (dell’amore ma non solo) che è l’America; Monterey (con il suo festival dal 16 al 18 Giugno) entra subito nell’immaginario collettivo (e sarà precursore di Woodstock, due anni più tardi).

Il gruppo di Muswell Hill rappresenta, contrariamente a tutto ciò, la quintessenza della britannicità, dell’inglesità. Da un lato, perché il bando ricevuto negli Stati Uniti due anni prima li ha privati di un pubblico decisivo nel favorirli nell’ascesa verso il successo mondiale; dall’altro, per una precisa scelta di Ray Davies, desideroso di smarcarsi da mode divenute insulse per costruirsi un’identità davvero singolare, inconfondibile anche per l’occhio più distratto.

La penna del frontman dei Kinks già con l’album The Kink Kontroversy (fine 1965) – soprattutto con un gioiello come “Dedicated Follower Of Fashion” – pone il gruppo in una posizione di assoluta originalità, dato che le canzoni scritte sono dei veri e propri capolavori, dei quadri in cui si tratteggiano personaggi che vizi, difetti ed errori trasformano in macchiette da commedia, bersagli di una satira caustica. L’album del 1966, Face To Face, segue ed approfondisce questa scelta, raccontando la società inglese con altrettante gemme memorabili.

Nel 1967 la capacità ritrattistica si colora di una venatura affettuosamente nostalgica: per quella società inglese vecchio stile che a quei tempi sta scomparendo; per il ricordo di un amore passato, rievocato con malinconica eleganza (“End of The Season”); per quei piaceri domestici che per l’uomo comune sono un piccolo momento di gloria, ricordo del tempo passato vissuto con la propria donna (“Afternoon Tea”); per luoghi che hanno caratterizzato l’infanzia del narratore o che gli hanno provocato ricordi duraturi: in questo senso il pensiero corre a “Waterloo Sunset”, in cui gli accordi e lo stile esecutivo si intrecciano mirabilmente nel creare una luminosa e bellissima veduta di Londra.

Nel sottovalutatissimo LP in questione – dato che al momento dell’uscita riscontrò un successo abbastanza scarso (a causa anche della concorrenza di raccolte dei successi del gruppo del periodo 1964 – 1966) – compaiono scenette di immacolata vita familiare con personaggi perfetti ma forse un po’ finti come i protagonisti di “Tin Soldier Man”. Nessun riferimento a personaggi reali; molto probabilmente uno schizzo tratto da scene di vita osservate di frequente nella capitale. Il tutto scandito dal ritmo di una brillante ed umoristica mancetta militare.

Strettamente imparentata con questa canzone è “Harry Rag”, dato che è scandita in maniera ancor più marcata da un ritmo da marcia militare, ma la storia che racconta è la squallida mediocrità di una famiglia della classe operaia (così pare di intuire dal contesto tratteggiato) che prova particolare gratificazione quando si concede un Harry Rag, termine cockney per sigaretta.

La terza canzone che immagina una scena in cui si muovano personaggi tratti dalla realtà quotidiana è “Situation Vacant”: la voce di Ray Davies racconta la storia di Suzy e Johnny con un timbro sarcastico che rende l’idea dell’assurdità di ciò che succede: Johnny, per compiacere l’ambizione della suocera, lascia il proprio posto fisso, mettendosi nei guai e provocando una frattura nel suo matrimonio.

Il riferimento a personaggi concreti è indubbio nel brano di apertura del disco, quando incappiamo in quel “David Watts” che i versi della canzone presentano come un dandy dalla vita affascinante. Il narratore dimostra nei suoi confronti un’invidia che in realtà sembra celare una segreta ammirazione (o infatuazione). Il vero David Watts era un organizzatore di concerti e pare che tentò di dichiarare il proprio interesse per Dave, fratello minore di Ray, ma senza successo. Nella canzone, all’omosessualità di Watts si fa ironica allusione dicendo che con lui nessuna ragazza ha speranza di avere un appuntamento.

Altra canzone che fa riferimento a personaggi in carne e ossa, raccontandone le vicende in una cornice orchestrale dominata dal clavicembalo è “Two Sisters”: Sylvilla (o Sybilla) e Priscilla sono l’alter ego dei due fratelli Davies. La prima è vanitosa, vive in una bella casa, ama fare la bella vita e tenere con cura il guardaroba. È Dave, al femminile. La seconda sorella vive un matrimonio non appagante e vivere la vita da casalinga è frustrante. È Ray, al femminile.

Per vivere un’esperienza ancor più gratificante di questa grande opera che è Something Else, si consiglia di ascoltarlo nell’edizione del 2004, dato che è corredata anche dei singoli non presenti nella scaletta del disco originale: tra di essi spiccano i due gioielli di “Autumn Almanac” e“Act Nice And Gentle”.

In conclusione: nonostante Something Else sia collocato al 288° posto nella lista dei 500 migliori album redatta da Rolling Stone, risalta come uno dei grandi album non solo del 1967 e degli anni Sessanta in generale, ma come uno dei capolavori di ogni tempo, al pari di colossi celebratissimi come Sgt. Pepper’s, tanto per dirne uno tra i più conosciuti.

 

— Onda Musicale

Tags: Sindrome di Asperger, Monterey, Syd Barrett, Summer of Love, The Kinks
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