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Pink Floyd e Frank Zappa: cinquant’anni fa la leggendaria jam ad Amougies

Amougies è una cittadina belga, nella regione della Vallonia; poco più di mille abitanti che parlano francese, le tipiche casette coi tetti spioventi e una storia accuratamente priva di eventi memorabili.

Tranne uno. Ma bisogna fare un salto indietro nel tempo di ben mezzo secolo. L’uomo ha appena messo piede sulla luna e gli USA si sono appena risvegliati da quel sogno con la terribile strage di Charles Manson a Cielo Drive. (leggi l’articolo) In Europa la swingin’ London è ancora nel climax del suo fulgore, anche se qualcosa inizia a scricchiolare: ad agosto i Beatles hanno registrato per l’ultima volta insieme dando vita a quello che diventerà Abbey Road. Poco male, i Led Zeppelin sono già pronti a sostituirli nel cuore dei ragazzi inglesi.

Mentre i favolosi quattro di Liverpool registravano il loro ultimo lavoro, altri quattro ragazzi andavano costruendo la loro solida fama, suonando un rock mai sentito prima, un po’ psichedelico e un po’ progressivo, per il quale non hanno ancora coniato una definizione: sono i Pink Floyd. Ma quella del 1969 è anche l’estate di Woodstock. E, se in America i grandi festival all’insegna di amore, droga, musica e pace sono una florida realtà dai tempi di Monterey – nel 1967 – l’Europa è ancora un po’ al palo.

Qui entra in scena la nostra Amougies. La rivista francese Actuel sta da un po’ di tempo cercando di organizzare la Woodstock francese, ma le tensioni in seguito al maggio del ’68 rendono tutto difficile, tanto che, dopo mille travagli, il festival si organizza ma in Belgio. Ad Amougies, per la precisione.

Woodstock, il maggio francese, i Pink Floyd, tutti nomi leggendari. Ne manca ancora uno per ricostruire la nostra mitica storia: Frank Zappa.

Il chitarrista italo-americano ha appena sciolto i suoi Mothers Of Inventions e pubblicato l’iconico Hot Rats. Actuel gli propone di partecipare al festival, ma attenzione, non come musicista, bensì come gran maestro cerimoniere. Zappa dovrà quindi presentare, tuttavia, con la disorganizzazione che solo in quegli anni poteva esserci, nessuno si preoccupa del fatto che ad Amougies nessuno parli inglese e che, di converso, Zappa non conosca una sillaba di francese. La cosa finisce a tarallucci e vino e la presenza di Frank viene finalizzata a jammare praticamente con tutti i musicisti in cartellone. Che, va detto, sono di grande rispetto. In cinque giorni si esibisce il meglio di rock, jazz, blues e psichedelia allora in circolazione: Ten Years After, Colosseum, Alexis Korner, Archie Shepp, Don Cherry, Caravan, The Nice, Pretty Things, Soft Machine, Captain Beefheart e, ovviamente, i Pink Floyd.

L’evento che accade sabato 25 ottobre è quello che conduce il festival nelle brume della leggenda: durante l’esibizione dei Pink Floyd, Frank Zappa viene invitato sul palco per suonare quello che allora era il cavallo di battaglia della band, Interstellar Overdrive.

Dirà a proposito della jam di Amougies il batterista Nick Mason, nel 1973: “Frank Zappa è davvero uno di quei pochi musicisti che possono suonare con noi. Quel poco che ha fatto ad Amougies, lo ha fatto con il piglio giusto. Per la nostra musica e per il modo in cui ci comportiamo sul palco, è davvero difficile improvvisare con noi.”

Il filmato dell’esibizione, a lungo fumoso quanto la qualità dello stesso, è stato avvolto dalla leggenda per molti anni. A tal proposito la dichiarazione di Zappa che, a precisa domanda, rispose di non aver mai suonato coi Pink Floyd, confuse le acque per parecchio tempo. Ora, dopo la pubblicazione ufficiale insieme ad altro materiale d’archivio dei Pink Floyd, il filmato è visibile anche su You Tube, fugando qualsiasi diceria.

E, nonostante la scarsa qualità tecnica, vale davvero la pena di vederlo. Dopo che la band ha suonato  Set the controls of the heart of the sun, Green is the colour eCareful with that axe, Eugene, parte Interstellar Overdrive e Frank Zappa sale sul palco: foulard al collo e l’amata Fender Telecaster a tracolla, il genio della chitarra entra nel brano dapprima in modo guardingo, poi quasi rubando la scena a David Gilmour. (guarda il video) Nonostante la totale improvvisazione, Zappa sembra facilmente far suo lo stile non certo facile dei Pink Floyd di quel periodo, pur rimanendo perfettamente coerente alla sua cifra.

Il video della performance dura appena una decina di minuti, ma sono frammenti che ci riportano in un’epoca distante e tuttavia per certi versi ancora insuperata a livello musicale. Certo l’unica in cui due leggende del rock potevano dividere il palco per una jam estemporanea come questa.

— Onda Musicale

Tags: Led Zeppelin, Woodstock, Charles Manson, Caravan, Soft Machine, Pink Floyd, Ten Years After, Frank Zappa, David Gilmour, Abbey Road, The Beatles, Nick Mason
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