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Led Zeppelin II e la nascita di un nuovo rock

Pochi album possono vantare il fatto di contenere, nella quasi totalità, canzoni che hanno fatto la storia del rock e della musica.

Allo stesso modo, un esiguo numero può vantare di aver generato un impatto così potente da dare il via ad un cambiamento nel mondo della musica. Uno dei rari dischi di cui si può dire tutto ciò venne alla luce esattamente 50 fa, dopo una genesi travagliata avvenuta tra Gran Bretagna e Nord America.

Il 22 ottobre 1969 veniva pubblicato Led Zeppelin II, il secondo lavoro dell’omonima band britannica composta dal chitarrista Jimmy Page, il cantante Robert Plant, il bassista John Paul Jones e il batterista John Bonham.

L’album uscì poco più di un anno dopo quel memorabile 12 agosto 1968 in cui i quattro artisti si trovarono per la prima volta a suonare insieme in una cantina di Gerrard Street, a Londra (attuale Chinatown).

Da quel giorno, grazie l’alchimia creata fin dalle prime note suonate assieme, quelle di Train Kept A-Rollin’ (Having a Rave Up, 1965) degli Yardbirds, la band ebbe una ascesa a dir poco fulminea.

Nel gennaio del 1969 pubblicarono, per la casa discografica americana Atlantic Records, il loro primo album Led Zeppelin. Il disco portò al gruppo subito un buon successo a cui seguì un periodo di improvvisi e frenetici cambiamenti e un tour che attraversò il Regno Unito  e l’America del Nord.

E’ proprio durante questo tour che Led Zeppelin II nacque. Un disco composto quasi istintivamente. La band creava i nuovi pezzi nelle stanze di albergo durante i momenti di “riposo” dalle fatiche del tour. O ancora, componeva prendendo spunto da elementi creati durante  improvvisazioni durante i soundchecks o prove. Estremamente fruttuose furono, per esempio, le  jam sessions durante le sezioni strumentali della canzone Dazed and Confused.

Non solo composto in un modo che si potrebbe definire frenetico e spezzettato, l’album ebbe una simile genesi anche a livello di registrazione.

I Led Zeppelin entrarono in studio per la prima volta nell’aprile del 1969 e continuarono a lavorare fino ad agosto. Durante questo lasso di tempo cambiarono diversi studi discografici tra Canada, Stati Uniti e Regno Unito, spostandosi tra Londra, New York City, Los Angeles, Memphis  e Vancouver.

Una scelta che vide la band doversi giostrare con i diversi tipi di apparecchiatura disponibile, non sempre all’avanguardia e di buona qualità.

L’album venne infine mixato da Page e l’ingegnere del suono Eddie Kramer o in due giorni negli A&R Studios di New York, usando un mixer Altec a 12 piste, qualcosa di estremamente datato e basico pure per l’epoca. La registrazione di Led Zeppelin II fu caratterizzata pure dall’inusuale modo in cui alcuni strumenti o canzoni vennero registrati.

Page incise i suoi assoli suonando direttamente nei corridoi degli studios. Bonham si sbizzarrì con il suo strumento, usando come batteria in Ramble On anche o una custodia di chitarra, o lo sgabello della batteria o un cestino della spazzatura (nessuno si ricorda esattamente quali dei tre). Inoltre, quello che forse è il momento di maggior spicco per il batterista, l’assolo in Moby Dick, fu creato da un collage di registrazioni fatte in momenti e studi di registrazione diversi.

Interessante è anche il fatto che venne deciso di adoperare il missaggio stereo in What Is and What Should Never Be per creare un gioco di rimpallo tra la voce di Plant e la chitarra di Page, facendole  rimbalzare da una cassa e l’altra. La canzone The Lemon Song, infine, non fu mai registrata in studio ma direttamente dal vivo.

Il forte cambiamento subito dalla vita dei quattro giovani artisti e questa particolare genesi sono forse due ingredienti che hanno contribuito a dare un carattere così peculiare a questo disco. Led Zeppelin II è un album dal suono istintivo, spontaneo e potente. Un suono che ha come basi la psichedelica, tanto in voga in quegli anni, la  musica folk  britannica e soprattutto il blues.

Quest’ultimo è forse il genere che ebbe la più forte influenza in questo lavoro. Vari, infatti, sono i richiami sia al blues di Chicago che al blues del Delta. La forte influenza che questo genere si nota anche dal fatto vennero inserite tra le nove canzoni dell’album delle dirette rielaborazioni di celebri brani blues.

Whole Lotta Love si rifà a You Need Love(1962) di Muddy Waters, Bring It on Home all’omonima canzone di Willie Dixon del 1963 e The Lemon Song a Killing Floor (1964) di Howlin’ Wolf.

Led Zeppelin II non è solo un intelligente connubio tra i generi musicali appena elencati. E’ anche un album che porta con se una ventata di cambiamento a livello sonoro. Infatti, la sua grandezza sta nel fatto che i quattro artisti abbiano  rielaborato il tutto creando qualcosa che per l’epoca era veramente nuovo e innovativo.

A decenni di distanza i critici sottolineano chiaramente come all’interno di questo disco si possa scorgere il prototipo di un nuovo tipo di rock che verrà poi chiaramente delineato negli anni 70, ossia l’hard rock e l’heavy metal.

Le canzoni di Led Zeppelin II, infatti, mostrano ritmi più veloci e energici e melodie dai tratti più aggressivi, totalmente diversi da ciò che si poteva sentire all’epoca.

Inoltre, la canzone Thank You, una delicata dedica alla moglie di Plant, ha in seno gli stilemi che avrebbero poi caratterizzato la tipica struttura della hard rock e metal ballad.

In Led Zeppelin II la band non si è solo ispirata a i grandi della musica che li ha preceduti. Interessanti sono i anche riferimenti letterari al suo interno. Ramble on ha svariati riferimenti allo scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien, il celebre autore del signore degli anelli. Moby Dick, invece, prende il nome del celebre romanzo del 1851 di Herman Melville.

Tutto questo ha contribuito a dare un carattere unico e inimitabile a Led Zeppelin II. Un disco le cui canzoni sono quasi tutte entrate nell’olimpo dei migliori brani rock di tutti i tempi.

Basti a pensare al suo inizio, la sfolgorante Whole Lotta Love, considerata unanimemente tra le migliori canzone rock mai scritte, o ancora alle fantastiche Heartbreaker e Moby Dick.

Non sorprende, dunque, che questo sia stato l’album che portò i Led Zeppelin ad una definitiva consacrazione artistica sia in ambito nazionale che internazionale. Fu presente in classifica nel Regno Unito per 138 settimane e arrivò alla prima posizione il febbraio dell’anno successivo.

Nei primi sei mesi vendette 3 milioni di copie diventando numero uno in classifica negli Stati Uniti, superando un’altra pietra miliare della musica, l’album dei Beatles Abbey Road (1969). Rimase in ottime posizioni in classifica anche in Australia, Canada, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Norvegia, Francia e Giappone.

Whole Lotta Love raggiunse, come singolo, la quarta posizione nelle classifiche americane nel gennaio dell’anno successivo.

Ancora oggi, il secondo lavoro della band britannica continua ad avere un’importanza enorme ed è considerato unanimemente uno dei migliori album di sempre. Indice di questo è la sua collocazione al numero 79 della classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling Stone.

— Onda Musicale

Tags: Whole Lotta Love, Yardbirds, John Paul Jones, Moby Dick, Hard rock, Led Zeppelin, Robert Plant, John Bonham, Jimmy Page
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