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Alberto Camerini. “L’Arlecchino elettronico” si racconta al nostro giornale in questa bella intervista.

Ferrara, rassegna storica e nuova canzone d’autore, ottava edizione (2019). Arrivo in quella meravigliosa piazzetta, circondata di storia, che si ritrova racchiusa tra i palazzi antichi, dietro il grandioso Municipio della città Estense e subito incontro il presidente dell’associazione organizzatrice.

L’associazione si chiama “Aspettando Godot”, lui è Pino Calautti. A Pino gli voglio bene! Primo, perché è una brava persona, secondo, perché é un ottimo organizzatore, e terzo, perché condivido a pieno la sua missione, che é quella di ricordare gli amici artisti che non ci sono più e di continuare imperterrito a promuovere la musica del cuore, la musica che si contraddistingue da sempre per i suoi contenuti importanti, per la poesia dei testi, ovvero, la grande musica d’autore, il patrimonio della nostra giovinezza e della musica italiana.

È così che riconosco il mio mondo, un mondo all’interno del quale posso finalmente ricominciare a pensare con la testa di un bambino, posso riconoscere facilmente il significato di ogni gesto, posso vivere senza tanti affanni e soprattutto, ritrovare il piacere di godere della compagnia dei presenti e delle piccole cose.

Il sorriso di un amico che non vedi da molti anni, l’abbraccio affettuoso di Marco Ferradini e di sua figlia Marta, le due parole dette con un nodo in gola per ricordare il grande Claudio Lolli, insieme a Paolo Capodacqua.    

Ma il tempo, quando sei con gli amici, scorre in fretta. E così, poco dopo, sono seduto su un vecchio divano azzurro in un piccolo camerino che sta all’interno del magnifico teatro, dettoSala Estense. Aspetto Alberto Camerini, “l’Arlecchino elettronico” della musica italiana, grande artista dotato di una rarissima creatività, colui che fece ballare tutta Italia con i suoi successi come “Rock ’n’ Roll Robot”, “Tanz Bambolina”, “Computer Capriccio” (solo per citarne alcuni).

Alberto è una persona che stimo moltissimo, è dotato di una personalità molto complessa ed originale, e per di più, di una grande cultura musicale e teatrale. Ha iniziato dalla gavetta suonando la chitarra, come session man, con Patty Pravo, Ornella Vanoni, Claudi Rocchi, Fausto Leali, Equipe 84 e tanti altri. Dopo poco, lui arriva, con la chitarra, avvolto da una nuvola di vero carisma. In quel piccolo camerino, mi ritrovo da solo con lui.

Una stretta di mano, un sorriso, un gesto bellissimo da parte sua, che si toglie il cappello che indossa, quando gli racconto che conoscevo Claudio Lolli. È un segno di rispetto, che in quel momento apprezzo molto e che mi commuove profondamente. Finite le domande lo saluto con affetto e guardando i suoi occhi da vicino non posso non notare, compiaciuto, come sia ancora così facile intravvedere al loro interno quel luccichio strano, quello che io chiamo da sempre il misterioso riflesso del genio.

Ecco l’intervista.

Cantautore, chitarrista, artista di teatro, come si definirebbe Alberto Camerini?

“Un artista, un musicista”.

All’inizio della tua carriera quali sono stati gli artisti o le band alle quali ti sei maggiormente interessato?

“Bobby Solo, Rita Pavone, Gianni Morandi, quando ero alle scuole medie. Poi  – ci racconta Alberto Camerini – i Rokes di Shell Shapiro, che mi piacevano tanto. In seguito i Jefferson Airplane, i Cream, Jimi Hendrix, e tantissimi altri.

Talentosi si nasce?

“Si nasce. Poi si può sviluppare, oppure abbandonare. Ci vuole comunque una predisposizione”.

Quanto può influire nella vita di un artista l’approvazione da parte dei genitori?

“Non é un problema che ho avuto. Per me non c’è stato problema, perché mio padre era un pittore, e mia madre era figlia di uno scultore. In realtà all’inizio hanno cercato in tutti i modi di impedirlo – continua Alberto Camerini – ma poi non c’è stato niente da fare. Mia madre conosceva la vita degli artisti, che è dura, lei avrebbe voluto che facessi il dirigente d’azienda, il miliardario. I miei genitori comunque mi hanno lasciato libero”.

Tu sei stato uno dei primi ad usare, negli anni ’80, alcune strumentazioni elettroniche. Come hai avuto questa idea?

“C’erano gli Emerson, Lake and Palmer, poi il Moog della P.F.M (Premiata Forneria Marconi), quindi il Moog era già uno strumento che interessava, come già aveva interessato a suo tempo la chitarra elettrica, intorno al 1966. Hendrix e Clapton sono degli anni ’66 – ’68. I Cream, si sono sciolti nel ’68. Poi è arrivato il sintetizzatore, io però sono chitarrista. Comunque avevo un Europhon, un sintetizzatore stranissimo che mi avevano regalato nella fabbrica di Torino, quando  suonavo con Fausto Leali. Era il 1973, avevo questo sintetizzatore che faceva le ottave. Ricordo che, quando ero a casa, mi divertivo a suonare Wagner , non ero niente di speciale, ma mi piaceva molto. Per fortuna ho avuto una buona istruzione musicale. In seguito è arrivato il mio amico di banco, Roberto Colombo, che poi è diventato il marito di Antonella Ruggiero – ci spiega il cantautore milanese. Lui suonava le tastiere, ed è stato anche per merito suo che insieme abbiamo fatto 3 album con parecchie tastiere elettroniche, ‘Skatenati Serenella’ , ‘Rudy e Rita’ e ‘Rockmantico’.Ci piaceva molto suonare insieme, poi ognuno è andato per la sua strada…purtroppo”.

Che progetti hai per il futuro?

“Sto scrivendo un libro, sto lavorando molto sulla letteratura, poi continuo a raccogliere dei provini che ho fatto in tutti questi anni di lavoro. Alcuni mi piacciono ancora. Li ho messi a posto, sistemati, alcuni li ho arrangiati di nuovo. Ho anche scritto nuove cose, per esempio ho composto alcune canzoni basandomi sui testi di mia figlia Valentina, che ha scritto un libro che s’intitola ‘La leggerezza dei piccoli passi’. È un libro composto da 100 componimenti di due pagine ciascuno, per questo motivo sono stato molto facilitato nell’utilizzare alcuni di questi  testi per i miei brani, sono due pagine per 100 argomenti diversi. Mia figlia ha scritto anche dei romanzi. Ma tornando alla tua domanda, devo confessarti che alla mia età le cose vanno molto adagio, ho quasi 70 anni, il prossimo maggio ne compio 69. In questo periodo oltre a quello che ti ho detto, sto anche facendo un riassunto, una sintesi della carriera, della mia vita”.

— Onda Musicale

Tags: Patty Pravo, Alberto Camerini, Equipe 84, Marco Ferradini, Fausto Leali
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