In primo piano

David Bowie: Berlino e il suo muro di eroi

David Bowie
David Bowie, al secolo David Robert Jones, fu: Rock Star, Extraterrestre, Pirata squattrinato, Duca Bianco, Re dei Goblin, Profeta cieco e molto altro.

Oggi a distanza di tre anni dalla sua scomparsa e a trenta dal crollo del muro di Berlino, vogliamo raccontare la storia di quei dischi che lui definì “la trilogia berlinese”, costituita dai lavori che il cantautore britannico pubblicò verso la fine degli anni settanta: Low (1977), Heroes (1977), e Lodger (1979), incisi dopo il trasferimento dell’artista da Los Angeles a Berlino Ovest, infusi delle sperimentazioni con la musica elettronica, krautrock, word music e ambiental.

Ma la genesi affonda le radici nell’oscurità.

Nel 1976 Bowie era a Los Angeles, schiavo di alcool droghe e pericolosi occultismi di vario genere, ormai Ziggy Stardust, il semi dio alieno bisessuale in stivali rossi con la saetta dipinta sul viso era morto da anni e non sarebbe più tornato in vita, la maschera di “Young Americans” era in un soffio mutata in quella di uno psicopatico zombie, dandy tormentato che canta canzoni d’amore, ovvero il “Duca Bianco”, e la rinascita tardava ad arrivare.

Per un uomo tormentato dalla conoscenza artistica e voglioso di ripulirsi, Berlino si rivelerà il luogo ideale nel quale lasciar fluire l’estro artistico e approfondire nuovi territori musicali. Fu così che a spasso per la città in compagnia di James Osterberg Jr, (in arte Iggy Pop), tra una visita al museo e una a vari studi di registrazione, Bowie ritroverà lo stimolo creativo che darà vita alla trilogia.

Low, il primo disco della trilogia, fu registrato interamente a Parigi con l’apporto dell’ex Roxy Music Brian Eno, inciso in un periodo problematico della vita di Bowie (low sta per depresso) che oltre ai problemi di dipendenza da stupefacenti doveva confrontarsi con il lento tracollo del suo matrimonio.

L’album segnò una svolta importante nella carriera di Bowie che si affaccia per la prima volta alla musica elettronica e ambiental, difatti la prima facciata dell’ LP contiene canzoni brevi, coincise e dirette di avantpop simili a frammenti sonori, mentre la seconda facciata è costituita da estesi pezzi principalmente strumentali con largo impiego di sintetizzatori in modo non convenzionale. Low ottenne responsi contrastanti, particolarmente per il Sud Europa mentre in America venne accolto complessivamente bene.

Kraftwerk, Neu!, Krautrock e Talking Heads, mille altre cose più il genio di Brian Eno che amplifica quello di Bowie, questo è in sostanza Low.

Il 15 ottobre del 1977 gli scaffali di tutti i  negozi di musica vengono riempiti del secondo album della trilogia, il più fortunato e iconico: Heroes, che incorpora elementi di musica pop e rock all’elettrico, come Low cattura lo “zeitgeist” della Guerra Fredda pur mantenendo l’attitudine sperimentale e incorporando una gran quantità di fonti sonore, risultando più accessibile per il pubblico.

Curioso sapere che all’epoca la title-track raggiunse solo la posizione ventiquattro della classifica del singoli: Heroes, il grido disperato dell’ultimo uomo romantico sulla terra, il un mondo ormai distrutto l’autore implora la sua ragazza di non andarsene perche “tutti possiamo essere eroi, solo per un giorno”. Lo sfondo del pezzo è il Muro di Berlino ostacolo per i due amanti e simbolo della guerra fredda.

Dopo la pubblicazione Bowie passò gran parte del 1978 in tour portando la musica dei primi due album della trilogia, nel corso di 70 concerti in 12 nazioni diverse.

Lodger (1979) capitolo finale della trilogia, sancisce un ritorno alla tradizionale forma musicale dell’autore del periodo pre-Berlino; registrato tra Svizzera e New York il risultato fu un misto di new wave e world music, con ancora influenze da parte di Brian Eno come l’idea di utilizzare le carte delle Strategie Oblique, o di incoraggiare i musicisti a scambiarsi gli strumenti o nell’utilizzare accordi di canzoni già scritte al contrario (Move On).

Lodger ottiene la quarta posizione in classifica negli Stati Uniti e la ventesima negli Stati Uniti. A fine anno Bowie iniziò le pratiche di divorzio con la moglie e poco dopo si trasferì a New York, per continuare a comporre musica continuando a sfornare successi commerciali, ma a detta di molti critici non riuscirà più a toccare le vette dei straordinari toni che brillano nella trilogia berlinese.

Ecco come la RCA pubblicizzò Heroes alla sua uscita… “C’è la Old Wave, la New Wave e  c’è… David Bowie!”

— Onda Musicale

Tags: Talking Heads, David Bowie, Berlino, Brian Eno, Heroes, Ziggy Stardust, Kraftwerk
Sponsorizzato
Leggi anche
I plagi musicali: ecco i più clamorosi
La Top 10 dei pezzi blues dei Led Zeppelin